A lcuni dei saggi fautori di uno stile di vita semplice hanno trascorso con convinzione tutta la loro vita in città, dimostrando scarso interesse per la comunione con la natura. Ma il binomio semplicità-natura è un vecchio cavallo di battaglia cavalcato da molti filosofi della frugalità. Tuttavia il nesso può essere declinato in vari modi, a seconda di come viene concepito il contatto con la natura. Diogene il Cinico fu uno dei primi a insistere sul fatto che tutto ciò che è naturale non può essere cattivo e quindi non dovrebbe generare vergogna. Secondo alcuni racconti, non vedeva nulla di male nell’urinare o defecare in pubblico. Anche gli Stoici elogiavano il naturale: secondo Marco Aurelio, “ciò che è naturale non può mai essere inferiore a ciò che è artificiale”. In particolare sottolineavano l’importanza di vivere in armonia con la natura, di provare a coltivare uno stato mentale e un modo di essere che siano in sintonia con l’universo, anziché in contrasto. Ovviamente si tratta di una formula piuttosto astratta, ma può essere intesa, almeno in parte, come un incoraggiamento ad accettare l’ordine naturale delle cose, anziché contrastarlo e rammaricarsene. L’invecchiamento e la morte, per esempio, dovrebbero essere visti come aspetti necessari della vita, che non devono affliggere più del succedersi delle stagioni e dell’alternarsi del giorno e della notte. Anche gli Stoici sostenevano che contemplare e studiare la natura può essere uno dei più grandi piaceri della vita. Fortunatamente è anche uno dei più accessibili, aperto a tutti in qualsiasi momento, perfino a quelli che, come Seneca o Musonio, anch’egli stoico, si ritrovarono spogliati della loro ricchezza ed esiliati su isole lontane. Le concezioni contemporanee di cosa significhi essere a contatto con la natura sono state fortemente influenzate dal Romanticismo, innescato dall’avvento dell’industrializzazione e dall’aumento dell’urbanizzazione nel Diciottesimo e Diciannovesimo secolo. In risposta a questi fenomeni, i Romantici mettevano l’accento sull’importanza di rimanere in contatto con la natura, sia fisicamente che spiritualmente. Ecco come si esprimeva succintamente Wordsworth:
Un impulso dalla foresta primaverile
può insegnarti di più sull’uomo,
sulla cattiva moralità e sul bene,
di quanto tutti i saggi possano.
Ma probabilmente l’esempio moderno più noto di un individuo che ha scelto di vivere nella semplicità rustica, lontano dalla società urbana artificiale e sofisticata (e dalle spese che ne conseguono), per essere più vicino alla natura, è Henry David Thoreau. Nel 1845 Thoreau costruì una piccola capanna su un terreno di proprietà del suo amico Ralph Waldo Emerson, nei pressi del lago Walden, vicino a Concord, Massachusetts, dove visse per poco più di due anni. Il frutto letterario di quell’esperienza di vita fu Walden. Vita nel bosco, una curiosa combinazione di memorie, osservazioni naturalistiche, riflessioni filosofiche e commenti sociali, tutto concentrato in un solo libro. Ai detrattori di Thoreau piace rimarcare che il suo esperimento fu un pochino meno radicale di quanto possano pensare i lettori di Walden, dato che mantenne i contatti con famiglia e amici durante tutto il suo soggiorno, andando spesso a mangiare a casa loro. Ma Thoreau non fa mistero di questo, e in sé e per sé il fatto che il suo esperimento di vita non sia stato più estremo non lo rende meno interessante o di minor valore. A conti fatti, ha vissuto in maniera più economica, autosufficiente e vicina alla natura di tutti i suoi critici.
Uno degli aspetti che rendono importante e memorabile Walden è l’abilità di Thoreau nell’illustrare e spiegare – mostrare e raccontare al contempo – con esattezza perché vivere a contatto con la natura sia un valore fondamentale per persone come lui e, di conseguenza, perché un sano rapporto con il mondo naturale dovrebbe idealmente essere una componente di ogni vita umana. Nella visione di Thoreau non si tratta semplicemente di una tra le tante possibili fonti di piacere che si possono attingere dal bancone del buffet edonistico. Essere vicini alla natura è necessario se si vuole, per dirla con Thoreau, “vivere profondamente…e succhiare tutto il midollo della vita”. Walden è disseminato di passaggi a metà tra prosa e poesia che esprimono varie sfumature di appagamento, piacere, godimento, gratitudine e stupore risvegliate dagli scorci e dai suoni della natura, dal sorgere del sole al ronzio di una zanzara. Eccone un esempio:
Talvolta, qualche mattina d’estate, dopo aver fatto il solito bagno, sedevo sulla soglia della capanna, dall’alba al tramonto, rapito in fantasticherie, tra i pini e i noci americani e i sommacchi, in solitudine e silenzio indisturbati, mentre gli uccelli cantavano attorno o svolazzavano quieti per la casa, finché, o il sole che penetrava attraverso la mia finestra a occidente, o il rumore del carro di qualche viaggiatore, lontano, sulla strada maestra, mi facevano ricordare il trascorrere del tempo. In quelle stagioni io crebbi come il grano di notte, ed esse erano migliori di qualsiasi lavoro manuale
.
In un altro passaggio Thoreau sottolinea esplicitamente l’indispensabilità di questa relazione con il mondo naturale per la sua felicità:
Eppure mi resi talvolta conto che in qualunque oggetto naturale si può trovare la compagnia più dolce e tenera, più innocente e incoraggiante, anche per il povero misantropo e per il più malinconico degli uomini. Non ci può essere malinconia nera per colui che vive nel mezzo della Natura, con i sensi tranquilli. Non c’era mai stata una tempesta che non fosse musica eolia per l’orecchio sano e innocente
.
Thoreau limitò il suo esperimento a un breve periodo della sua vita e, dopo un soggiorno di due anni, due mesi e due giorni, tornò a Concord, dove trascorse il resto dei suoi anni circondato dagli amici. Ecco come giustificò la sua scelta: “Avevo molte altre vite da vivere, e non potevo spendere altro tempo per quella”. In altre parole, doveva fare altre esperimenti di vita. Ma fino alla sua morte, avvenuta nel 1862, rimase un convinto naturalista. Lavorando come agrimensore, continuò ad ampliare e approfondire la sua conoscenza dell’ambiente naturale nei dintorni di Concord, condividendo le sue osservazioni e riflessioni attraverso conferenze e saggi.
Pochi di noi cercano di emulare Thoreau. Ma l’anelito a essere in qualche modo in contatto con l’ambiente naturale ha radici profonde e si manifesta in molti modi. È la ragione per la quale persone che vivono in case estremamente confortevoli scelgono di andare in campeggio. Aiuta a spiegare la popolarità, per coloro che possono permettersele, di seconde case o casette di legno in campagna, rifugi bucolici dove la vita è semplice, schietta e tranquilla, e dell’orto dietro casa per coloro che non dispongono di un budget sufficiente per una residenza di campagna. Quantomeno la maggior parte delle persone abbellisce la propria casa con piante da appartamento, riproduzioni di paesaggi o calendari naturalistici.
Un estratto da Frugalità. Storia della vita semplice di Emrys Westacott (LUISS University Press, 2018).