I n pellegrinaggio a Fatima nel maggio 2017 in occasione del centenario della prima apparizione della Madonna, Papa Francesco volle togliersi qualche sassolino dalla scarpa. “Quale Maria?” si chiese nella sua omelia in Portogallo. Non certo, precisò, “una ‘Santina’ alla quale si ricorre per ricevere dei favori a basso costo”, e nemmeno “una Maria abbozzata da sensibilità soggettive che La vedono tener fermo il braccio giustiziere di Dio pronto a punire”.
A cosa si riferiva Bergoglio in quell’occasione? Le apparizioni di Fatima, nel 1917, costituiscono uno spartiacque fondamentale della storia recente del cattolicesimo. Apparizioni mariane ci sono sempre state nella storia, a partire dal terzo secolo ne sono state contate circa 21.000, innescando nel tempo un’enorme devozione popolare. Solo quattordici sono state riconosciute dalla Chiesa, spia di una forte diffidenza da parte delle gerarchie ecclesiastiche. Diffidenza che caratterizzò anche le prime apparizioni di Fatima, finché nel 1930 il Vaticano le definì “degne di fede”.
Ma Fatima si caratterizza, rispetto alle altre, per l’accento spiccatamente apocalittico dei messaggi della Madonna. Nei celebri “tre segreti” comunicati a Suor Lucia, il primo è una visione dell’inferno perfettamente in linea con l’immaginario popolare, “un grande mare di fuoco, che sembrava stare sotto terra” e “immersi in quel fuoco, i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o bronzee” urlanti e gementi. Per impedire che un gran numero di anime finisse all’inferno, la Madonna chiese di stabilire nel mondo “la devozione al Mio Cuore Immacolato”. Solo così sarebbe stato possibile evitare una nuova guerra mondiale (profetizzata nel secondo segreto), che Dio invierà “per castigare il mondo per i suoi crimini”.
A partire dal terzo secolo sono state contate circa 21.000 apparizioni mariane, che hanno innescato un’enorme devozione popolare.
La Madonna chiese al Papa Pio XI di consacrare la Russia, dove da pochi mesi era scoppiata la rivoluzione, al suo cuore immacolato, per evitare che spargesse “i suoi errori nel mondo”. Se ciò non fosse avvenuto, allora si sarebbe realizzato il terzo segreto, rivelato dal Vaticano solo nel 2000 dall’allora prefetto per la Congregazione per la Dottrina della Fede Joseph Ratzinger: la visione di una città distrutta in cui “un vescovo vestito di bianco” subisce il martirio, insieme ad alti prelati e sacerdoti, da parte di soldati con fucili e frecce, sulla cima di una collina.
Virgo potens, virgo clemens
Quella della Madonna apocalittica che impone opere di riparazione per fermare la collera divina, è un’idea evidentemente in controtendenza rispetto a un orientamento della dottrina che va sempre più depurando la fede dal “timore di Dio”: “Grande ingiustizia si commette contro Dio e la sua grazia, quando si afferma in primo luogo che i peccati sono puniti dal suo giudizio, senza anteporre – come manifesta il Vangelo – che sono perdonati dalla sua misericordia! Dobbiamo anteporre la misericordia al giudizio e, comunque, il giudizio di Dio sarà sempre fatto alla luce della sua misericordia”, afferma con decisione Bergoglio a Fatima.
Il Papa aveva avuto modo di rendere esplicita la sua teoria della priorità della misericordia divina rispetto alla punizione come orientamento cardine del suo pontificato fin nel primo Angelus del 17 marzo 2013, quando aveva citato l’opera Misericordia del cardinale Walter Kasper (suo grande elettore). In quell’occasione aveva ricordato un episodio di quando era vescovo, nel 1992, e a Buenos Aires arrivò proprio lei, la statua della Madonna di Fatima; durante le confessioni, una donna ultraottantenne, “umile, molto umile”, gli confidò il suo pensiero: “Se il Signore non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe”. Da allora, Bergoglio si è convinto a contrastare con decisione tutte le voci di coloro che invece predicano un Dio collerico e vendicativo, di cui la Madonna sarebbe, come disse appunto a Fatima, l’unico freno.
Naturalmente, questa interpretazione non è andata a genio alla galassia degli anti-bergogliani, una nutrita schiera di gruppi, siti web, radio, opinionisti, fedeli e persino preti, vescovi e cardinali che da qualche anno hanno cominciato a parlare esplicitamente di un “Papa eretico”. Per Antonio Socci, notissimo ultracattolico di tendenza apocalittica, autore di libri (pubblicati da blasonati editori nostrani) come La profezia finale e Il segreto di Benedetto XVI (nel quale afferma che Ratzinger sia ancora il vero Papa), Bergoglio a Fatima avrebbe “tracima[to] il suo disprezzo per la pietà cristiana del popolo cattolico”, “uno spettacolo mai visto” in cui avrebbe “distrutto anche Fatima e il messaggio della Madonna” insieme a tutta una serie di picconate che secondo Socci il Papa avrebbe compiuto negli ultimi anni contro la “Tradizione”.
Bergoglio si oppone all’idea di un Dio collerico e vendicativo, di cui la Madonna sarebbe l’unico freno.
Analogamente, per Radio Spada, emittente e sito web di controinformazione esplicitamente anti-bergogliano, Francesco a Fatima avrebbe “nuovamente dato spettacolo distruggendo il messaggio più escatologico degli ultimi secoli”. Messaggi escatologici che Suor Lucia, dal suo convento di clausura, negli anni precedenti la sua morte (a 98 anni), ha reso sempre più “politici”. Non solo disconoscendo la consacrazione della Russia al cuore immacolato di Maria che Pio XII fece nel 1952 in modo formale nella lettera apostolica Sacro vergente anno (già dieci anni prima aveva consacrato il mondo intero a questa nuova forma di devozione), ma confidando in anni recenti che la Madonna le avrebbe rivelato che “lo scontro finale tra il Signore e il regno di Satana sarà sulla famiglia e sul matrimonio”.
Auxilium christianorum
Il filosofo, teologo e studioso di mistica Marco Vannini, nel suo libro-intervista del 2013 con Corradio Augias Inchiesta su Maria, osserva che a partire dalla Rivoluzione francese “i messaggi comunicati da Maria nelle sue apparizioni sono rivolti soprattutto a combattere la secolarizzazione della società, a riportare la semplice devozione popolare verso la fede tradizionale”, con invettive polemiche “contro quei settori della Chiesa che si sforzano di adeguarsi al mondo moderno e alla cultura contemporanea”.
In effetti, durante il triennio giacobino in Italia, non si contano le effigi piangenti della Madonna (sarebbero 122 secondo i calcoli di Vittorio Messori). Nel 1796 ad Arezzo un’immagine di terracotta invetriata (la Madonna del Conforto) prende improvvisamente a splendere, un episodio seguito da alcune scosse di terremoto. È la scintilla che tre anni dopo porterà proprio Arezzo a essere il focolaio di partenza dell’insurrezione anti-francese al grido di “Viva Maria”, che libererà la Toscana e parte dello Stato Pontificio dall’occupazione napoleonica (al Sud ci riuscirà invece l’Armata Cristiana e Reale della Santa Fede in Nostro Signore Gesù Cristo guidata dal cardinale Fabrizio Ruffo).
Per Vittorio Messori, autore nel 2008 di una ponderosa Ipotesi su Maria, le apparizioni degli ultimi due secoli conterrebbero un esplicito messaggio politico: “Non occorre essere visionari per notare certe coincidenze tra la storia ufficiale e quella misteriosa, nascosta, che sembra scandita dall’intervento di Maria”. Ecco allora che la Madonna si dichiara anti-giacobina, anti-napoleonica, contraria alla rivoluzione del 1830, contraria ovviamente alla rivoluzione russa, e a Medjugorje appare per dare la spallata al regime comunista in Jugoslavia.
Secondo gli ambienti conservatori della Chiesa, le apparizioni degli ultimi due secoli conterrebbero un esplicito messaggio politico.
Un’idea che seduce gli ambienti conservatori della Chiesa. Per Gabriele Amorth, il celebre sacerdote esorcista, la consacrazione della Russia al cuore immacolato di Maria chiesta dall’apparizione di Fatima non si sarebbe davvero verificata, perché i pontefici l’avrebbero fatta con scarsa convinzione, laddove invece è essenziale purificare il paese “donde è partito l’errore più grande del nostro secolo, del secolo scorso e anche quello attuale: il comunismo!”.
A riparare l’errore ci ha pensato monsignor Bernard Fellay, il superiore generale della Fraternità San Pio X, quello stesso gruppo guidato a suo tempo da Marcel Lefebvre che era stato scomunicato sotto Giovanni Paolo II per la sua opposizione al Concilio Vaticano II e in particolare alla riforma della liturgia – oltre che per le posizioni esplicitamente antisemite e negazioniste: nel 2013 sacerdoti scomunicati officiarono i funerali privati del comandante delle SS Erich Priebke, responsabile dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, con rito tradizionale latino.
Per Fellay, che ha preso il posto di Lefebvre alla guida della fraternità ultraconservatrice parzialmente riammessa da Benetto XVI, la visione dell’inferno proposta dalla Madonna di Fatima produce una “paura salutare”, mentre coloro che “cercano oggi di anestetizzare le coscienze” con discorsi misericordiosi sono “autentici assassini di anime”. Ritenendo pertanto di rappresentare la vera Chiesa, quella a cui Maria si rivolge, Fellay e due vescovi ausiliari della Fraternità di San Pio X hanno ripetuto la consacrazione della Russia al cuore immacolato di Maria in occasione del centenario di Fatima, “riparando” alle omissioni del pontefice.
Refugium peccatorum
È stato invece il cardinale Carlo Caffarra, nel 2017, a rivelare la lettera in cui Suor Lucia lo informava della profezia della Madonna riguardo l’attacco di Satana alla famiglia e al matrimonio. Caffarra (deceduto pochi mesi dopo), fondatore e presidente del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli Studi sul Matrimonio e la Famiglia, grande nemico della presunta “ideologia gender”, è uno dei quattro cardinali autori della lettera inviata a Papa Francesco nel 2016 che conteneva cinque dubia riguardo le posizioni espresse dal pontefice nell’esortazione apostolica Amoris laetitia, riguardo in particolare l’ammissibilità all’eucaristia dei divorziati risposati.
I grandi nemici del cattolicesimo sono per lui, da un lato, l’eutanasia, dall’altro i matrimoni omosessuali. In questa battaglia, ha affermato di essere sostenuto dalla Madonna di Fatima, sotto la cui protezione è stato posto l’Istituto da lui fondato e presieduto fino alla morte. Per Caffarra, Fatima in effetti resta un evento rivoluzionario: “In altre apparizioni, [la Madonna] non ha profetizzato, bensì esortato. Come a Lourdes: fate penitenza, pregate, dite ai sacerdoti di costruire una cappella in questo posto. Esorta e ricorda le forti esortazioni di Gesù alla penitenza e alla preghiera. Ma a Fatima profetizza; questo vuol dire che si introduce negli eventi umani e li interpreta. Non l’aveva mai fatto prima”.
Nell’apparizione di Medjugorje, l’enfasi della Madonna è sull’esigenza di una conversione immediata, solo modo per evitare una terribile punizione per il mondo intero.
Anche padre Livio Fanzaga, lo storico direttore di Radio Maria, non ha dubbi: viviamo in un tempo particolare, il “tempo di Maria”, come recita uno dei suoi numerosi libri, che coincide con gli “ultimi tempi” precedenti il ritorno di Gesù Cristo e il giudizio universale. Anche a Medjugorje, il paesino bosniaco in cui dal 1981 la Vergine Maria apparirebbe a sei “veggenti”, l’enfasi della Madonna è stata posta principalmente sull’esigenza di una conversione immediata, solo modo per evitare che con il ritorno di Cristo si compia una terribile punizione per il mondo intero.
La Madonna si pone ancora una volta a difesa dell’umanità per rallentare la collera divina, benché la fine sia ormai vicina e non ci sia più tempo da perdere. Dalla sua potentissima emittente, Livio Fanzaga non solo rende noti i messaggi che a scadenze più o meno fisse la Madonna affida ai suoi veggenti (tanto da costringere Papa Francesco a ribattere di preferire “la Madonna Madre che non la Madonna capo di ufficio telegrafico che ogni giorno invia un messaggio”), ma fornisce la sua interpretazione politica – decisamente reazionaria – dei fatti del mondo, a formare un mosaico che dimostrerebbe l’imminente fine del mondo.
Versione cattolica dei radio e telepredicatori dell’evangelismo pentecostale, Fanzaga afferma di sapere dell’esistenza di “dieci segreti” affidati dalla Madonna di Medjugorje a tre dei sei veggenti, scritti su una pergamena che appare completamente bianca ma il cui testo si disvelerà al momento opportuno agli occhi del padre francescano Petar Ljubicic (oggi ultrasettantenne). Nel 2012, Fanzaga dichiarò che un messaggio della Madonna dell’agosto di quell’anno possedeva analogie con un messaggio dell’agosto 1991, alla vigilia della guerra in Bosnia, segno dell’imminente fine dei tempi. Si era in pieno clima da fine del mondo, per cui il libro uscito nel 2012 con il titolo Il ritorno di Cristo ebbe molto successo, ma le profezie apocalittiche caddero nel vuoto.
Di contro, Radio Maria resta legata all’idea di un Dio sempre pronto al castigo: l’ex contestatissimo vicepresidente del CNR, Roberto De Mattei (creazionista, anticonciliarista, ultraconservatore) definì un castigo divino il terremoto giapponese del 2011, e così fece lo speaker padre Giovanni Cavalcoli dopo il terremoto in Emilia del 2016, individuando nell’approvazione della legge sulle unioni civili la causa scatenante dell’ira divina, costringendo il Vaticano a chiederne (e ottenere) la sua destituzione. Per Antonio Socci, il terremoto è stato causato dalla scelta di Papa Francesco di celebrare il cinquecentenario della Riforma protestante anziché invocare la protezione della Madonna sull’Italia.
Si può parlare di “un’ideologia apocalittica transculturale delle apparizioni mariane” moderne che segna una profonda discontinuità rispetto alla mariologia tradizionale della Chiesa.
Per Sandra Zimdars-Swartz, ricercatrice all’Università del Kansas e autrice del libro Encountering Mary (1991), si può parlare di “un’ideologia apocalittica transculturale delle apparizioni mariane” moderne che segna una profonda discontinuità rispetto alla mariologia tradizionale della Chiesa. L’entusiasmo nei confronti delle apparizioni di Fatima negli Stati Uniti, per esempio, viene letto come l’effetto del messaggio visceralmente anti-comunista della Madonna in un paese che per tutta la seconda metà del secolo scorso è stato impegnato in un confronto mortale con l’Unione sovietica. È dagli Stati Uniti che sono state mosse le prime accuse di infiltrazioni comuniste nelle gerarchie vaticane, accuse attribuite a messaggi che la Madonna avrebbe affidato in particolare a fotografie miracolose (in una delle quali si sarebbe potuta leggere la frase “l’Anticristo tra le mitre”).
Il ritorno in auge della devozione mariana in anni recenti si deve non a caso a Giovanni Paolo II, il tenace Papa anticomunista che veniva da oltrecortina. Devotissimo della Madonna di Fatima, a cui attribuì la “deviazione” dei proiettili sparati da Ali Agca a piazza San Pietro il 13 maggio 1981 (anniversario dell’apparizione), nel 1997 si fece scappare la definizione di “corredentrice” per la Vergine Maria. Un’affermazione non da poco. Nelle 56 apparizioni della Madonna alla veggente Ida Peerdeman ad Amsterdam, tra il 1945 e il 1959, Maria avrebbe chiesto infatti alla Peerdeman di scrivere in Vaticano per sollecitare la proclamazione di un quinto dogma mariano, quello di Maria Corredentrice, Mediatrice e Avvocata del genere umano.
Mater divina gratiae
Di dogmi mariani ne esistono infatti quattro, sul totale dei dieci dogmi ufficialmente proclamati dalla Chiesa cattolica. Il primo, proclamato al Concilio di Efeso del 431, riconosce Maria Theothókos, vale a dire madre di Dio, in quanto madre di Gesù, che in quello stesso concilio fu appunto dichiarato “vero Dio e vero uomo”.
Il secondo, risalente al secondo Concilio di Costantinopoli del 553, riguarda la nascita virginale di Gesù. Solo nel 1854 Papa Pio IX confermò invece come dogma l’immacolata concezione di Maria, ossia il suo essere nata senza peccato originale (nelle apparizioni di Lourdes, successive di quattro anni a quell’evento, la Madonna avrebbe dichiarato alla piccola Bernadette, che le aveva chiesto come si chiamasse: “Io sono l’immacolata concezione”). Infine, nel 1950 Pio XII proclamò il dogma dell’Assunzione di Maria in corpo e anima in cielo. Si tratta, in tutti i casi, di credenze diffuse fin dalle origini del cristianesimo, non di novità di fede, che la proclamazione dogmatica non fa che ratificare.
Il dogma di Maria Corredentrice confermerebbe una deriva nella quale la figura della Vergine avrebbe assunto un protagonismo eccessivo, superiore a quello di Cristo e persino di Dio stesso.
Più complessa è la vicenda riguardante il dogma di Maria Corredentrice. Essa infatti suggerirebbe che Maria sia posta quasi allo stesso livello di Cristo, considerato l’unico Redentore del mondo. Una conferma, per molti cristiani ostili alle forme popolari di devozionismo cattolico, di una deriva “mariana” della Chiesa, nella quale la figura della Vergine avrebbe assunto da tempo un protagonismo eccessivo, superiore a quello di Cristo e persino di Dio stesso.
Nel Quindicesimo secolo il culto mariano assunse tale importanza che fu necessario introdurre nuove figure, come Sant’Anna, madre di Maria, a cui i fedeli potessero rivolgersi perché intercedessero a loro volta presso la Vergine. Si diffuse nello stesso periodo l’uso del rosario, che negli anni della Controriforma divenne autentico strumento politico di affermazione sul protestantesimo, soprattutto dopo la battaglia di Lepanto del 1571, in cui la flotta cristiana sconfisse quella turca dopo aver invocato la protezione della Vergine recitando il rosario.
Pio V proclamò il 7 ottobre (anniversario della vittoria) festa della Madonna del Rosario, aggiungendo il titolo di Auxilium Christianorum (“Aiuto dei cristiani”) alle litanie lauretane recitate al termine del rosario. Il rosario, d’altro canto, suppliva a una terribile assenza: il dogma dell’Assunzione, infatti, priva Maria (il cui corpo sarebbe stato traslato direttamente in cielo) della possibilità di avere in giro per il mondo delle reliquie come avviene invece per tutti gli altri santi. Ci sono brandelli di mantello e campioni di latte materno, ma nulla di particolarmente memorabile.
Per ovviare a questa carenza, particolarmente rilevante per una figura di tale importanza nell’economia devozionale, sarebbero nate soluzioni fantasiose come quella secondo cui la casa in cui la Sacra Famiglia aveva vissuto a Nazareth sarebbe stata traslata dagli angeli a Loreto, in Italia, nel 1294, dopo una tappa di tre anni in Dalmazia. Il rosario divenne, con la Controriforma, una sorta di reliquia personale della Madonna, a disposizione di tutti i fedeli, in grado di fornire protezione e conforto.
Il rosario suppliva a un’assenza: il dogma dell’Assunzione priva Maria della possibilità di avere delle reliquie come avviene invece per tutti gli altri santi.
È noto che Lutero si infuriò alla notizia che oltre cinquantamila pellegrini erano affluiti in un solo mese nell’improvvisato santuario dove la Madonna avrebbe guarito, a Ratisbona, un tale rimasto gravemente ferito durante un assalto alla sinagoga locale, distrutta in un accesso antisemita (un uso politico ante-litteram delle apparizioni mariane), definendo l’apparizione una “impostura demoniaca” e ordinando la demolizione del santuario.
Benché Lutero fosse comunque devoto alla Madonna, Calvino andò molto oltre, definendo blasfema la preghiera dell’Ave Maria e sostenendo che Maria non fosse stata altro che la madre carnale di Gesù in quanto “vero uomo”, mentre la componente divina non ne aveva mai toccato la persona. I calvinisti cominciarono a parlare di Maria come di un “sacco”, riempito da Dio e svuotato dopo la nascita di Gesù, giustificandosi sulla base dell’oggettiva scarsità di riferimenti a Maria nei Vangeli. Nondimeno, confermarono il dogma dell’eterna verginità di Maria per via del loro puritanesimo, benché il principio della sola Scriptura alla base della Riforma – secondo cui i dogmi di fede devono trovare sostegno esclusivamente nel dettato biblico – fosse in questo caso messo in seria discussione dal fatto che nei Vangeli si parli esplicitamente di fratelli di Gesù, interpretati variamente in seguito come fratellastri, cugini o discepoli.
Mater misericordiae
La devozione mariana nel protestantesimo, dunque, fu fortemente ridimensionata, ma conservò un ruolo preminente rispetto alla devozione dei santi, che invece uscirono dalla Riforma ancora più penalizzati. Secondo diversi studiosi, più che per reali riserve teologiche, i protestanti si sarebbero sempre opposti al culto della Madonna per reazione alle forme più retrive e popolari di devozione dell’Europa mediterranea, che invece negli anni della Controriforma furono rilanciate in grande stile. Come conseguenza, anche i cattolici del Nord Europa avrebbero gradualmente messo in secondo piano la devozione mariana nei secoli successivi alla Riforma.
Viceversa a Napoli, nel 1750, il futuro santo Alfonso Maria de’ Liguori pubblica in due volumi Le glorie di Maria, vero e proprio bestseller, che raccoglie racconti popolari e inverosimili sulla Madonna, presentata come “la faccendiera del Paradiso”, impegnata a intercedere presso Dio per la salvezza dei suoi fedeli. Inizia così ad affermarsi l’idea di Maria come mediatrice privilegiata, che troverà sponda nell’esplicita richiesta della Madonna di Amsterdam del 1954: proclamare il dogma di Maria Corredentrice, Mediatrice di tutte le grazie e Avvocata. “Quando il dogma, l’ultimo dogma della storia mariana, sarà proclamato allora la Signora di Tutti i Popoli donerà la Pace, la vera Pace al mondo”.
Secondo diversi studiosi, i protestanti si sarebbero sempre opposti al culto della Madonna per reazione alle forme più retrive e popolari di devozione dell’Europa mediterranea.
Se ne parlò alla vigilia del Concilio Vaticano II, quando 265 vescovi chiesero esplicitamente che “la dottrina della mediazione universale della Beata Vergine Maria sia definita come dogma di fede”. Ma la proposta incontrò parecchie ostilità, in particolare tra coloro che non intendevano inimicarsi il dialogo ecumenico con i protestanti con la proclamazione di un nuovo dogma ingombrante, cosicché il documento Lumen Gentium, approvato pressoché all’unanimità, si limitò a confermare la cooperazione di Maria all’opera della salvezza, il cui unico protagonista resta Cristo, invitando presbiteri e teologi “ad astenersi con ogni cura da qualunque falsa esagerazione, come pure da una eccessiva grettezza di spirito, nel considerare la singolare dignità della Madre di Dio”.
In sostanza la svolta antropologica del Concilio subordinò la mariologia alla cristologia: frenando fughe in avanti di idolatria, Maria fu spogliata di “mantelli preziosissimi, di corone regali” facendo riscoprire “la donna di Nazaret nella sua piena umanità”, secondo l’interpretazione di Stefano Cecchin, segretario della Pontificia Accademia Mariana Internationalis. Negli anni successivi vennero soppresse tre feste mariane: la Transfissione del Venerdì Santo, Nostra Signora della Mercede e il Santo Nome di Maria; analogamente, la festa della Purificazione di Maria fu trasformata nella Presentazione del Signore al tempio, e l’Annunciazione a Maria (25 marzo, un tempo data d’inizio del nuovo anno) divenne l’Annunciazione del Signore.
Regina sacratissimi Rosarii
Il teologo Wolfgang Beinert osservò tuttavia che, nel decennio successivo alla chiusura del Concilio, alle “esuberanze della devozione mariana cattolica” seguì “un gran silenzio pieno di imbarazzo”. Di tale imbarazzo fu forse frutto il ritorno in grande stile delle apparizioni mariane nel 1981, con Medjugorje. Giovanni Paolo II, dopo l’attentato di Agca, rimise il moto la macchina devozionale, indicendo dalla Pentecoste del 1987 all’Assunzione del 1988 l’anno mariano, anticipato dalla pubblicazione della lettera enciclica Redemptoris mater. Pur confermando che “uno solo è il nostro mediatore”, ossia “l’uomo Gesù Cristo”, Giovanni Paolo II osservava che Maria, in quanto prima a credere nell’Incarnazione, ha un ruolo primario, subito dietro a quello di Cristo, ed è pertanto modello a cui conformare la vita del perfetto cristiano.
Non poteva essere diversamente per un Papa polacco, nato e cresciuto nel paese che aveva proclamato – con re Giovanni II Casimiro – la Madonna “Regina della Polonia”. Il suo culto assunse, nel Diciannovesimo secolo, espliciti connotati nazionalisti e indipendentisti, per trasformarsi poi, sotto la dominazione comunista, in forma di opposizione popolare all’orientamento ateo delle istituzioni. In anni recenti, il culto mariano si è trasformato, in Polonia, in strumento politico da parte di una fazione della Chiesa polacca ferocemente ostile alle aperture progressiste.
Il culto mariano recente è una bomba lanciata contro il cattolicesimo conciliarista, quello della teologia e dell’impegno nel sociale, che ha cercato di epurare la fede dai suoi atteggiamenti più antiquati e punitivi.
È il caso dell’episodio controverso del Rozaniec do Granic, il rosario della frontiera, indetto dalla fondazione “Solo Dios Basta” con l’avallo della conferenza episcopale polacca, che vide il 7 ottobre 2017 (festa della Madonna del Rosario) decine di migliaia di persone confluire ai confini del paese per formare una sorta di catena umana e recitare un rosario “per implorare l’intercessione del Cuore Immacolato di Maria Madre di Dio per salvare la Polonia e il mondo”.
Un episodio considerato legato alla xenofobia polacca nei confronti dell’immigrazione straniera, in particolare di quella di religione islamica: il controverso arcivescovo di Cracovia, Marek Jedraszewski, finito di recente nella tempesta per aver paragonato il movimento LGBT alla “piaga rossa” del comunismo, pregò nell’omelia trasmessa su Radio Maria affinché “l’Europa resti Europa”. L’anno prima il Parlamento polacco, in un impeto di devozionismo, approvò una risoluzione per il trecentesimo anniversario dell’incoronazione della Vergine di Czestochowa come Regina di Polonia riconoscendo la “particolare importanza del culto mariano per l’intero paese”.
Nel suo libro Cattolicesimo magico, il sociologo Marco Marzano osserva che il tratto distintivo del nuovo culto mariano nato a Fatima e consolidatosi a Medjugorje è rappresentato “dall’ispirazione profondamente anti-moderna, dalla tensione apocalittica, che gronda sciagure e annuncia catastrofiche verità a un’umanità corrotta e colpevolmente dimentica del suo passato cristiano”. Una bomba lanciata contro il cattolicesimo conciliarista, quello della teologia e dell’impegno nel sociale, che ha cercato di epurare la fede dai suoi atteggiamenti più antiquati, fondati su una lettura punitiva del messaggio cristiano.
Insomma, quella Chiesa oggi personificata da Papa Francesco, che pure la sera della sua elezione, dall’alto della loggia centrale di San Pietro, invitò i fedeli a pregare la Madonna, e che oggi viene accusato di una deriva “di sinistra” da parte della galassia ultraconservatrice che gli rimprovera aperture, compromessi ed errori dottrinali. Alla visione bergogliana di una misericordia senza fondo di Dio, per cui lo stesso inferno potrebbe essere vuoto, questo mondo contrappone la visione dell’inferno evocata dalla Madonna di Fatima, la convinzione di una dei tre pastorelli, la piccola Giacinta, che per finire all’inferno basta “non andare a messa la domenica, rubare, dire parolacce, augurare il male, giurare” anche solo una volta; all’esortazione bergogliana di una Chiesa “in uscita” che non costruisce “mai muri né frontiere, ma piazze e ospedali da campo”, questa fede contrappone una Madonna che appare per promettere la sua assistenza nell’ora della morte solo a coloro che per cinque sabati al mese faranno comunione e confessione, recitato la terza parte del rosario e meditato per un quarto d’ora i misteri dello stesso rosario. Non siamo più di fronte solo a diverse Marie: parliamo forse di due religioni diverse.