M entre negli Stati Uniti milioni di persone protestavano contro il “muslim ban” dell’Amministrazione Trump, dall’Italia arrivavano le prime, inevitabili reazioni. Si tratta di una misura drastica – per alcuni anti-costituzionale – con cui il governo USA ha vietato l’entrata nel paese alle persone provenienti da sette Paesi per 90 giorni; le nazioni in questione sono Siria, Iran, Sudan, Libia, Somalia, Yemen e Iraq. L’executive order firmato lo scorso venerdì ha fatto scalpore, confermando la linea dura e intransigente di Trump nel campo dell’immigrazione, anticipata di pochi giorni dallo stanziamento dei primi fondi per la costruzione del muro al confine con il Messico, la proposta più chiassosa della campagna elettorale del neo-presidente.
Tornando al nostro Paese, la risposta forse più attesa era quella del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Dopo un giorno di silenzio, è arrivata, secondo alcuni in ritardo, attraverso un tweet in cui il Premier ha ricordato “i pilastri dell’Europa”, e i valori a cui è ancorata l’Italia: ovvero “società aperta, identità plurale, nessuna discriminazione”. Non una critica diretta come qualcuno si attendeva e come quella mossa da Angel Merkel – il nome di Trump non è presente nel messaggio – ma una presa di posizione sui principi democratici, in quella che sembra essere la nuova divisione culturale e politica dei nostri tempi, quella tra apertura e chiusura, come ha scritto l’Economist la scorsa estate.
La risposta più attesa era quella del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che ha ricordato “i pilastri dell’Europa”, citando l’apertura della società e il rifiuto delle discriminazioni.
Sempre dal Partito Democratico, il Ministro dell’Interno Marco Minniti è intervenuto a un’assemblea di partito a Rimini, criticando “l’equazione immigrazione-terrorismo”, pur proponendo una linea dura, apprezzata anche da Libero, nei confronti degli immigrati che “non rispettano le regole” e devono quindi essere fatti uscire dal Paese. Nonostante questo, secondo il ministro la mossa di Trump è “inaccettabile […] perché si crea un’area di emarginazione e insoddisfazione che diventa il brodo di cultura del terrorismo.” La Presidente della Camera Laura Boldrini ha invece scelto Facebook per rispondere al muslim ban, scrivendo “i suoi provvedimenti, oltre a minare le basi dei principi giuridici internazionali, portano ad un caos generale e rischiano di alimentare pericolose ritorsioni”, con riferimento alle proteste che hanno bloccato decine di aeroporti statunitensi e il rischio che una norma simile possa definitivamente etichettare gli Stati Uniti come il nemico dell’Islam.
Il leader della Lega Nord Matteo Salvini ha invece avuto una reazione opposta, da supporter numero uno del presidente americano. Se qualche giorno fa aveva gridato “Santo Trump” condividendo i dubbi della Casa Bianca sulla NATO, nel corso del fine settimana Salvini ha appoggiato la nuova legge, suggerendo che l’Italia – e l’Europa – dovrebbe seguire la scia di Trump. “Chi protesta contro Trump”, ha aggiunto il leghista, “è in malafede”, sottolineando come il commander-in-chief stia solo rispettando i punti del suo programma elettorale.
Si è creato un ponte politico tra Lega Nord e MoVimento 5 Stelle, un tempo piuttosto diversi e ora in costante ravvicinamento. Beppe Grillo ha lodato ‘l’uomo forte’, Salvini ha appoggiato la nuova legge.
Quest’ultima considerazione ha creato un ponte politico tra due partiti un tempo piuttosto diversi e ora in costante avvicinamento: Lega Nord e MoVimento 5 Stelle. Da tempo Beppe Grillo ha cominciato a lodare “l’uomo forte”, identificato in Trump o nel presidente russo Vladimir Putin, il primo definito “un moderato” e il secondo un esempio virtuoso di leader globale. A conferma dei mutamenti politici alla base del M5S è arrivato il commento di Carlo Sibilia, deputato del partito, che in un tweet ha preso le distanze dalle proteste anti-Trump: “Lamentarsi di un politico democraticamente eletto che rispetta il programma è incomprensibile”. Qualche ora dopo ha anche ritwittato un messaggio dell’account ufficiale di Trump con cui il presidente si difendeva dalle accuse e dal caos politico generato in poche ore dalla sua decisione.
Gran parte della destra si è quindi schierata dalla parte di Trump, mentre Angelino Alfano del Nuovo Centrodestra ha preferito invece il silenzio. Nei giornali di quell’area politica, merita una segnalazione Libero che pubblica un editoriale di Vittorio Feltri che suona come l’elogio di un grande statista. Un presidente che “pensa al suo paese e ci indica la via”.