B righton Beach è una delle ultime fermate della linea Q della metro di New York. Si trova a South Brooklyn, sulla costa dell’Atlantico, accanto a Coney Island, sede del famoso parco divertimenti e scenario – tra gli altri film – dell’ultimo lavoro di Woody Allen, Wonder Wheel. Anche la vicina Brighton Beach è stata spesso immortalata nelle pellicole cinematografiche come Requiem for a dream, ma in genere la sua fama è dovuta piuttosto ai classici film di mafia e spionaggio che la ritraggono come un’area di traffici illeciti, gestiti per lo più da emigrati russi e russofoni (si vedano i film di James Gray, per esempio).
In effetti, questo sobborgo di circa 35.000 abitanti (quelli registrati) è la “Little Odessa” di New York City, l’area dove la componente di emigrati dalle ex repubbliche sovietiche rappresenta nettamente la maggioranza della popolazione. New York ospita la più grande comunità russofona dell’emisfero occidentale, nella sola città abitano oltre 600.000 russi; Little Odessa ne è un po’ la capitale simbolica, tanto che in periodo elettorale è anche sede di un seggio, in aggiunta a quello presente presso l’ambasciata russa. Qui solo il 23% della popolazione residente è nato negli Stati Uniti e ben il 36% non parla una parola di inglese (la media a New York è del 7%).
A circa un’ora di metro dal centro di Manhattan, Brighton Beach Avenue catapulta il visitatore in un universo parallelo nel quale le scritte su insegne, segnali stradali, pubblicità, negozi e ristoranti passano dai caratteri latini a quelli cirillici, dove le commesse e cameriere americane si tramutano in anziane babuški che non parlano inglese.
Vagando per il reticolo di viuzze, è facile imbattersi in case da cui sventola la bandiera americana, mentre il proprietario in giardino urla al telefono in ucraino o polacco. Pellicce leopardate e matrioske fanno bella mostra di sé dalle vetrine e non mancano prodotti falsificati, contraffatti, griffati da finti marchi famosi: l’effetto caleidoscopico generato da tutta questa mercanzia tipica dell’Europa Orientale è quasi turistico. In questo distretto ha anche sede il Brighton Ballet Theater, fondato nel 1987, una delle scuole di balletto russo più celebri degli Stati Uniti.
A circa un’ora di metro dal centro di Manhattan, Little Odessa catapulta il visitatore in un universo parallelo dove le scritte su insegne, segnali stradali, pubblicità, negozi e ristoranti sono in cirillico.
Il fornitissimo Tashkent Supermarket al numero 713 avvolge l’atmosfera del riconoscibile aroma di boršč e insaccati, mentre i ristoranti attorno propongono vareniki ucraini, pelmeni russi e khachapuri georgiani, spesso in locali BYOB (Bring Your Own Booze) dove l’alcool si può portare da fuori, come il Varenichnaya sulla Seconda Strada. Al Café Kashkar si può assaggiare la cucina uigura, mentre il Gambrinus – arredamento a tema corsari – serve vodka in bottiglie a forma di kalashnikov. Proprio la vodka russa, di una qualità introvabile altrove a New York e venduta da piccoli negozi di alcolici affacciati sulla strada, è onnipresente. Ogni angolo – a prescindere dalla stagione e dal tempo atmosferico – è costellato di bancarelle più o meno organizzate, dove anziane signore vendono pirožki, panzerottini salati e dolci a un dollaro e mezzo l’uno. Il ripieno è indicato da targhette scritte a mano in corsivo rigorosamente cirillico ed ulteriori informazioni vengono fornite dalla babuška in russo. A Brighton Beach è questa la lingua veicolare, muoversi in questo quartiere senza sapere il russo è pressoché impossibile, il che lo rende esotico anche per i giornalisti newyorkesi, pur abituati ad aggirarsi per ambienti multiculturali.
Anche la promenade che si affaccia sull’Atlantico, una affascinante passeggiata cementificata (sono ancora visibili le tracce dell’uragano Sandy del 2012), ospita ristoranti tipici, come il Tatiana e il Volna. Non è raro trovarvi compagini di anziani che passano il pomeriggio discutendo e imprecando in russo dietro a continui giri di vodka. Alcuni camerieri parlano un inglese appena sufficiente, gli altri solo russo. Al Volna il menu viene presentato su un improbabile tablet elettronico che offre una versione russa e una inglese. Non sorprende che su TripAdvisor e Yelp i commenti degli avventori americani, abituati ad essere serviti con un sorriso e una cura eccezionali (da camerieri in attesa della mancia), lamentano la freddezza e la poca cordialità di chi vi lavora.
La popolazione che si incontra per strada è per lo più molto anziana, come suggerito dall’alto numero di farmacie: a Brighton Beach l’età media è ben 47,9 anni (dati aggiornati al 2009). Non solo: il 21% vive sotto la soglia di povertà (a New York si parla del 15%) e, per quanto nata sotto tutt’altra stella, oggi Little Odessa è effettivamente lontana da essere un quartiere di lusso.
Brighton Beach nasce infatti nella seconda metà dell’Ottocento come resort prestigioso. Il nome stesso doveva richiamare la località balneare inglese di Brighton. A cambiare tuttavia il destino del rione ci furono prima la costruzione della metropolitana negli anni Venti e subito dopo la Grande Depressione. I trasporti certamente favorivano le visite alla località durante tutto l’anno, ma invogliavano anche i visitatori a rientrare comodamente a casa la sera, evitando quindi di soggiornare nei molti alberghi e residence lussuosi costruiti ad hoc sulla costa. Nel 1924 il Brighton Beach Hotel venne chiuso. La crisi economica segnò definitivamente l’epilogo della Brighton Beach turistica, che si trasformò presto in un sobborgo povero e degradato, frequentato quasi esclusivamente durante l’estate.
Una forma di identità “sovietica” era generalmente condivisa e rappresentava, assieme alla lingua, il principale fattore di attrazione per gli emigrati che sceglievano di stabilirsi qui.
L’emigrazione russofona – la prima, in particolare, ucraina, da cui appunto proviene il soprannome di Little Odessa – interessò principalmente la comunità ebraica. I flussi furono ingenti soprattutto durante la cosiddetta “seconda” e “terza” ondata di emigrazione sovietica (durante la Seconda Guerra Mondiale, e negli anni Settanta). Seppur ebrei, l’identità religiosa non era comunque molto sentita tra gli espatriati, che provenivano da un paese forzatamente ateo; una forma di identità “sovietica” era generalmente condivisa e rappresentava, assieme alla lingua, il principale fattore di attrazione per gli emigrati che sceglievano di stabilirsi qui. Negli anni, quindi, Little Odessa venne colonizzata da attività commerciali orientate alla clientela di immigrati sovietici. Per molti di loro, una casa con un bagno per cinque persone e i letti in salotto significava la realizzazione del proprio personale mito americano.
La perestrojka e il collasso dell’Unione Sovietica portarono tra la fine degli anni Ottanta e gli anni Novanta un nuovo flusso migratorio dalle ex repubbliche sovietiche, in particolare dall’Ucraina e dall’Asia Centrale. All’inizio degli anni Duemila la costruzione di un complesso residenziale di lusso, Oceana, destinato agli immigrati russi arricchiti, ha provato a inaugurare una nuova stagione per il quartiere, che però rimane piagato da povertà endemica.
Anche per questo motivo, nonostante le narrazioni cinematografiche, Little Odessa non è mai stato il vero centro del business della mafia russa, concentrata invece a Los Angeles, Miami o Chicago. Come in tutte le zone periferiche e disagiate, anche questo quartiere ha comunque occupato non di rado la cronaca per omicidi, furti, rapine, truffe e contrabbando (e vecchiette arrestate per aver fatto il bagno), divenendo perciò luogo appetibile per narratori e scenografi in cerca di stereotipi facili. E non solo legati alla mafia: nel 2011 Little Odessa è stata anche il set di Russian Dolls, un reality show sulla falsariga di Jersey Shore, ma ben più sfortunato in termini di share (è durato infatti una sola stagione).
La conferma del fatto che la popolazione di Brighton Beach sia relativamente emarginata e poco integrata nella vita sociale americana è fornita dallo scarso numero di personalità pubbliche, o quantomeno conosciute a livello nazionale, emerse da questo quartiere. Con tre eccezioni significative.
Come altre zone periferiche e disagiate, Little Odessa ha occupato la cronaca per truffe e contrabbando, diventando un luogo appetibile per narratori e scenografi in cerca di facili stereotipi.
La prima è Neil Diamond. Il popolare cantautore americano, uno dei musicisti più venduti della storia, è infatti nato a Brighton Beach da una famiglia di ebrei russi e polacchi, proprietari di un negozio di vestiti. Come Diamond racconta nel documentario dedicato alla sua vita, Solitary Man, trascorse quasi tutta la sua infanzia bighellonando per Brooklyn, dove frequentò anche l’Erasmus Hall High School, trovando come compagna di classe Barbra Streisand (a sua volta figlia di ebrei galiziani).
Un altro nome noto, inaspettatamente legato a questa enclave russofona, è Bernie Sanders, il “socialista” progressista che sfidò Hillary Clinton alle primarie del 2016, nato a Midwood, a 5 chilometri dal centro di Brighton Beach. Il padre Elias Ben Yehuda Sanders era giunto dalla Polonia a New York nel 1921, a diciassette anni, e qui aveva sposato Dorothy, a sua volta figlia di una russa e un polacco ebrei. Gran parte della famiglia rimasta in Polonia venne uccisa nei campi nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, una tragedia che pare fu il motivo principale che spinse il giovane Sanders a interessarsi di politica.
Da Little Odessa, infine, è passato anche il primo politico americano originario dell’Unione Sovietica, Alec Brook-Krasny, eletto nel 2006 all’Assemblea di Stato di New York tra le fila del partito democratico (vi si era inoltre già candidato senza successo nel 2000). Nato a Mosca nel 1958, fece parte dell’ondata migratoria conseguente alla perestrojka: giunto negli Stati Uniti nel 1989, guadagnò presto il successo come imprenditore nel settore dell’entertainment (nel 1997 è stato eletto “imprenditore dell’anno” dalla rivista Leisure and Entertainment Management). Curiosamente, a sfidarlo alle primarie c’era un altro espatriato sovietico, Ari Kagan, giornalisto nativo di Minsk (1967) ed emigrato a New York nel 1993.
Brighton Beach, tuttavia, non vota democratico. Qui Trump è stato il candidato più votato nel 2016; attenzione alle minoranze, lotta alla discriminazione, interesse verso lo sviluppo di un welfare sociale non sembrano caratterizzare il quartiere. Nel maggio 2017 l’organizzazione RUSA-LGBT ha portato a Little Odessa il primo Gay Pride. I presidenti Yelena Goltsman e Lyosha Gorshkov parlano di una omofobia dilagante nella comunità russofona di New York, e di Brighton Beach in particolare. Gorshkov è giunto negli Stati Uniti nell’estate 2014 fuggendo alle persecuzioni contro gli omosessuali in aumento nella Russia putiniana; a Perm’ era professore presso l’università statale. Come altri membri della comunità LGBTQ, a Brooklyn si è tuttavia scontrato nuovamente con abusi verbali e fisici: la ricorrenza di questi eventi è uno delle ragioni che lo ha spinto a organizzare il Brighton Beach Pride. Qui non solo Trump e Putin sono visti come uomini forti da supportare e ammirare (anche da coloro che nella Russia post-sovietica non hanno mai messo piede), ma anche le loro vedute anti-liberali sono spesso condivise. Di questi tempi, allora, a Little Odessa ci si può sentire sia americani che russi, senza le contraddizioni ideologiche dei tempi della Guerra Fredda.
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Errata corrige: una precedente versione di questo articolo indicava il cantautore canadese Neil Young come protagonista del documentario Solitary Man. Il film è dedicato al cantautore Neil Diamond, nato a Brooklyn.