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er molti anni Michael Pollan ha raccontato, e per certi versi anticipato, la nuova consapevolezza alimentare, nei suoi articoli e nei suoi libri. Lo ha fatto in maniera laterale (per quei tempi) e innovativa, diventando un assoluto punto di riferimento sul tema. Poi si è preso una lunga pausa, durata tre anni, nella quale è partito per un viaggio alla scoperta del Rinascimento psichedelico e, insieme, di se stesso, viaggio anticipato, nel 2015, da un lungo articolo pubblicato sul New Yorker e ora raccontato in un magnifico libro: Come cambiare la tua mente (Adelphi).
Magnifico, semplicemente, perché oltre a essere il frutto di approfondite letture su tutto l’universo che vide una vera esplosione di studi scientifici sulle potenzialità terapeutiche delle sostanze psichedeliche, fin da quel 1938 nel quale il chimico svizzero Albert Hofmann scoprì l’LSD – passando per le ricerche degli anni cinquanta e poi attraverso la controcultura, lo stigma e i divieti tombali che ne furono il frutto avvelenato, per arrivare ai giorni nostri, e alla nuova primavera scientifica e culturale – è anche il racconto di una ricerca personale sorprendente. Perché intrapresa da un uomo di successo, occidentale, agnostico se non proprio ateo, giunto a sessant’anni con un significativo bagaglio di certezze, che decide di rimettere tutto in discussione e di avvicinarsi a un mondo teoricamente molto lontano dal suo cercando di tenere a bada i propri pregiudizi, e di procedere all’esplorazione di sé attraverso sostanze che ne provocano la dissoluzione.
In tre anni Pollan ha percorso gli Stati Uniti in lungo e in largo fermandosi mesi interi a studiare, a leggere, a parlare con decine di ricercatori, protagonisti e testimoni, e poi ha sperimentato in prima persona il principio attivo dei funghi (la psilocibina), l’LSD e perfino una triptamina dei rospi, per capire perché l’alterazione di coscienza (e tutto ciò che accade durante un trip) e quello che resta dopo siano considerate esperienze trasformative, e perché oggi, sempre di più, siano considerate anche possibilità terapeutiche per disturbi quali la depressione, lo stress post traumatico, le dipendenze e molto altro. Il risultato sono quasi 500 pagine di un libro maestoso e al tempo stesso umile e sincero perché pieno, anche, di dubbi, di domande, di meraviglia, di ironia.
All’inizio del libro, per introdurre uno degli aspetti più interessanti dell’esperienza psichedelica, racconti il tuo incontro con Roland Griffiths, che da decenni studia l’effetto degli psichedelici sul senso del sacro e sul misticismo associato alla dissoluzione dell’ego. Griffiths è stato uno degli ultimi protagonisti dell’ondata di studi della fine degli anni sessanta, e rappresenta quindi idealmente un ponte tra i due mondi, quello di allora e quello di oggi. Tu che hai avuto l’opportunità di conoscere entrambi, quali analogie e differenze – se ce ne sono – hai notato tra queste due generazioni di studiosi?
Li accomuna la convinzione che gli psichedelici possano rappresentare un medicamento per l’umanità che soffre e forse, anche, contribuire a migliorare tutti noi. Naturalmente i ricercatori di oggi sono molto più rigorosi rispetto a quelli di allora dal punto di vista metodologico, e molto attenti a ciò che dicono pubblicamente, perché sanno molto bene a che cosa può portare un’interpretazione errata di ciò che affermano. Sanno che l’imprudenza da parte di protagonisti di allora come Timothy Leary ha contribuito a suscitare la reazione negativa che ha fermato la ricerca e non vogliono ripetere quegli errori, o evangelizzare le masse a favore delle sostanze psichedeliche o, ancora, suggerire che esse cambieranno il mondo. Per questo seguono scrupolosamente i protocolli in uso per l’approvazione di qualunque altro farmaco, pubblicano i dati su riviste scientifiche peer review e controllano minuziosamente tutte le ricerche che stanno conducendo. I risultati parlano da soli.
Molti di coloro che hanno vissuto l’esperienza psichedelica insistono su un concetto: quello della connessione, come quella, che ricordi anche tu, creata sotto terra dai miceli dei funghi, che si estende a volte per decine di chilometri. C’è chi ne parla mettendo in relazione LSD e creazione di internet o in opere artistiche e letterarie, e molti dicono che è questa la vera esperienza trasformativa, ciò che cambia radicalmente la visione del mondo e che porta a una nuova concezione di “Io”. Sei d’accordo?
Il tema della connessione e dell’interconnessione sembra essere un denominatore comune dell’esperienza psichedelica: le persone si sentono parte di qualcosa di più grande e spesso riferiscono di aver provato la sensazione di fondersi con la natura o l’universo o qualche concetto di divinità. Credo che ciò sia collegato al fenomeno della dissoluzione dell’Ego, elemento comune della cosiddetta esperienza mistica vissuta con un trip psichedelico ad alte dosi. L’Ego crea un senso di separazione dall’Altro – che sia la natura o altre persone – e quando esso scompare, la linea tra soggetto e oggetto si scioglie. Questa è un’esperienza notevole, e se sei disposto a lasciare andare il tuo Ego, può essere estatica. Ha anche implicazioni terapeutiche potenzialmente importanti, poiché malattie come la depressione e la dipendenza spesso implicano la perdita del senso di connessione con gli altri. Il tossicodipendente diventa più collegato alla sua bottiglia o al suo ago che ai suoi figli, e i depressi si allontanano dalle altre persone. All’origine di ciò c’è spesso un Ego iperattivo o punitivo: una sua sospensione temporanea potrebbe essere molto utile.
Quando parli di ricercatori che si occupano di sostanze psichedeliche, affermi che queste sostanze potrebbero sconvolgere la visione stessa della scienza, perché potrebbero aiutarli a vedere in modo diverso e migliore la meraviglia della natura. Molti grandi ricercatori (tra i quali il fisico Carlo Rovelli, tra gli ultimi, o molti grandi innovatori della Silicon Valley, premi Nobel e così via), hanno effettivamente affermato che l’LSD ha dato loro una visione più ampia della realtà, e che questo è stato fondamentale per il loro lavoro.
Ho ascoltato dozzine di storie di persone le cui vite e visioni del mondo sono state modificate dalla loro esperienza con gli psichedelici: scienziati, artisti, ambientalisti, ingegneri informatici. Molti hanno scoperto la loro vocazione durante queste esperienze. Penso che gli psichedelici abbiano la capacità di modificare i nostri atteggiamenti, in particolare verso la natura. Il senso di interconnessione di cui parlavamo abbatte i muri tra noi e le altre specie in un modo che rende molto più difficile considerare la natura un oggetto altro da noi – idea che è il centro (e la causa) della nostra crisi ambientale. Oggi la scienza sa perché ciò accade: I ricercatori dell’Imperial College di Londra hanno dimostrato che i punteggi delle valutazioni che misurano il senso di connessione con la natura, ovvero quanto senti di essere parte della natura piuttosto che un soggetto esterno al di fuori da essa, aumentano significativamente dopo una singola esperienza con la psilocibina. La sfida è quindi capire come attuare tali cambiamenti a livello di un’intera società, e questo è assai più complicato… perché non stiamo parlando del fluoro, non possiamo mettere gli psichedelici nelle riserve idriche!
Un aspetto che particolarmente interessante della tua visione, che sottolinei ampiamente nel libro, è il potenziale beneficio di queste sostanze non tanto sui giovani quanto sulle persone di mezza età.
Come dico nel libro, non senza ironia, le sostanze psichedeliche, come la gioventù, sono sprecate nei giovani. Questo perché sembrano avere un valore particolare più tardi nella vita, quando abbiamo sviluppato abitudini di pensiero e comportamento che ci rendono noiosi, annoiati e chiusi a nuove esperienze. Sviluppiamo algoritmi per aiutarci a navigare le situazioni nel modo più efficiente possibile, con il risultato che siamo sempre con il pilota automatico inserito. Molte delle abitudini che sviluppiamo – pensiamo a cibo e droghe, ossessioni, eccetera – sono anche distruttive. Una delle scoperte importanti della ricerca recente è che un singolo viaggio in psilocibina può dare alle persone una prospettiva così fresca e accattivante nei confronti di loro stesse – e delle loro abitudini – che esse possono liberarsi, uscire dai solchi in cui sono bloccate. Ciò mi sembra particolarmente importante quando invecchiamo, anche se non significa che l’esperienza non abbia valore quando siamo più giovani. Si tratta di situazioni ed esperienze molto diverse.
Puoi spiegare perché è così importante che questa esperienza sia sempre fatta con una guida – e nel tuo viaggio ne hai incontrate numerose, alcune delle quali alquanto bizzarre, dal figlio del gerarca nazista alla curatrice dei nativi americani, fino a psichiatri e psicologi tradizionali – e in condizioni di sicurezza?
Un’esperienza psichedelica guidata è molto diversa, sicuramente molto più sicura e probabilmente più produttiva di una fatta da soli. La guida ti prepara con attenzione su ciò che stai per vivere e ti offre suggerimenti su cosa fare se ciò che accade ti spaventa, fatto che può verificarsi. È molto meno probabile avere un bad trip con una guida, che può aiutarti e incoraggiarti a non resistere a quello che sta succedendo nella tua mente, ma ad assecondarlo. “Relax your mind and float downstream”, come saggiamente consigliava John Lennon. Di solito, inoltre, la guida invita a indossare una mascherina e ascoltare musica scelta con attenzione, dettagli che non sono dettagli e che portano a un viaggio più intenso. Quando tutto è finito, la guida ti offre una “sessione di integrazione” in cui ti aiuta a dare un senso a ciò che è successo e ad applicare alla tua vita qualsiasi intuizione o lezione tu ne abbia tratto. Se vissuta da soli, un’esperienza ricca di importanti materiali psicologici può essere liquidata come “una strana esperienza di droga”, mentre le guide ti aiutano a sfruttare al meglio ciò che emerge. Ti proteggono anche dal fare qualcosa di stupido, come camminare nel traffico, perché il tuo giudizio e la tua coscienza possono essere gravemente compromessi, soprattutto se le dosi sono alte. Il mio consiglio è dunque: non assumere mai da soli una dose elevata di psichedelici.
Per quanto riguarda i funghi, Denver e Oakland, negli Stati Uniti, ne hanno depenalizzato l’uso. In Europa, invece, paesi come la Gran Bretagna, in cui erano legali, da qualche anno stanno tornando indietro.
Negli Stati Uniti c’è un grande entusiasmo intorno alla psilocibina dovuto ai risultati dei tanti studi fatti. Questo è anche, forse, uno dei motivi del successo del mio libro, che a sua volta sembra aver ispirato alcuni attivisti. Finora si tratta però di sforzi molto locali: non è stato autorizzato il commercio, ma solo decisa la depenalizzazione, ossia si è stabilito che non si possono arrestare le persone che ne fanno un uso personale, o li coltivano e possiedono per tali scopi. Personalmente, sono assolutamente d’accordo: nessuno dovrebbe andare in galera per possedere alcun tipo di fungo. Ma non penso che siamo pronti né negli Stati Uniti né altrove per la legalizzazione e la commercializzazione.
Lo scorso marzo la Food and Drug Administration ha approvato l’esketamina, un farmaco che dà molti problemi ma che potrebbe aiutare le persone depresse con tendenze suicide. Molti sono critici perché questo derivato della ketamina sembra essere meno efficace dell’originale e più pericoloso, ma altri sottolineano l’importanza di questa prima autorizzazione di una sostanza che altera la coscienza, e quindi di un nuovo approccio alla depressione che, secondo l’OMS, colpisce 350 milioni di persone in tutto il mondo. La ketamina, come l’MDMA, è molto diversa dal punto di vista del meccanismo d’azione rispetto a LSD e psilocibina; ma è un segnale anche questo di un cambio di paradigma?
L’approvazione dell’esketamina è un segnale importante: ora la FDA è più aperta rispetto al passato, e inizia ad accettare di valutare trattamenti che alterino la mente, fatto che lascia sperare che si possa arrivare a una futura approvazione della terapia psichedelica. Tuttavia l’esketamina è somministrata in dosi non psichedeliche e le prove a favore della sua efficacia non sono convincenti. Ci sono molti psichiatri che usano dosi più alte off-label di ketamina approvata per altri usi, farmaco che provoca un’esperienza simile a quella di uno psichedelico, e sembra essere più efficace e più economica del suo derivato eskatamina. Ma gli effetti non durano e, come ricordi anche tu, il farmaco è più soggetto ad abuso rispetto alla psilocibina, che invece non crea assuefazione e non è pericolosa.
Sta aumentando la consapevolezza del fatto che è in atto una crisi di salute mentale in tutto il mondo, e secondo l’OMS la depressione è ormai la principale causa di disabilità dell’umanità: la ricerca di nuovi strumenti sta diventando urgente, e in essa rientrano anche gli psichedelici.
In molti paesi sta nascendo un business illegale: quello del microdosaggio. Temi che possa sfuggire di mano e generare di nuovo condizioni che potrebbero portare a una crisi? E in generale, cosa ne pensi dell’idea di prendere LSD o psilocibina ogni 4 giorni, magari per tutta la vita? Non ti sembra un approccio troppo farmacologico, limitato, rispetto a ciò che tutte queste sostanze che possono dare?
Non sappiamo abbastanza di microdosaggio per dire se funziona. Gli ineludibili studi controllati e in cieco non sono ancora stati fatti, o almeno non ne sono stati pubblicati gli esiti. Non penso che ci sia un grosso rischio a quelle dosi. Ma trovo che la moda del microdosaggio rechi in sé una contraddizione assai ironica: sostanze che possono cambiare la vita, profonde e dirompenti, vengono addomesticate per essere utilizzate come un altro strumento di produttività o come stimolo dell’umore. Esattamente quello che ti aspetteresti dal capitalismo con qualcosa di così selvaggio come gli psichedelici!
Sono passati mesi dal tuo periodo di ricerca “attivo”. Cosa ti è rimasto?
Da quando ho pubblicato il libro [maggio 2018 negli Stati Uniti, ndr] sono rimasto lontano dalle esperienze psichedeliche solo per essere “dalla parte sicura della legge”. Ma sarei curioso di provare DMT, ketamina e MDMA, tutte illegali (eccetto la ketamina), e questo è un impedimento non da poco. Se la psilocibina e l’LSD diventassero legali, penso che li userei di tanto in tanto, per affrontare una crisi di vita, o magari ogni anno, nel giorno del mio compleanno, per fare il punto, capire le mie priorità per il futuro, ecc. Mi sembra un buon rituale, no?