R agen era un giovane uomo di origine serbo-croata. Militante comunista, violento, controllava un traffico di stupefacenti e di armi. Aveva una forza quasi sovrumana, poteva sradicare a mani nude un gabinetto dal muro. Allen, era un giovane diciottenne londinese, spocchioso e altezzoso, appassionato di medicina, biologia e cultura araba. Christine, una bambina dislessica, era sempre stata vessata dai compagni. Per sfuggire alle continue derisioni disegnava fiori e farfalle.
Una compagnia piuttosto variegata che in realtà, fisicamente, non è mai esistita. Ragen, Allen e Christine non sono mai state persone “reali”, ma tre delle ventiquattro personalità che abitavano il corpo di Billy Milligan, uno dei casi più famosi di disturbo dissociativo dell’identità (DID, anche conosciuto come disturbo della personalità multipla).
William “Billy” Stanley Milligan nacque nel 1955 a Miami Beach. Il padre, John, e la madre, Dorothy, erano entrambi artisti di strada e cantanti, che passarono la vita sul filo della povertà, tra alcolismo e conti in rosso. La coppia ebbe tre figli. Le spese mediche affrontate per le gravidanze (tutte avvenute nell’arco di soli tre anni, dal 1953 al 1956) portarono la famiglia al collasso economico. John si suicidò il 17 gennaio del 1959. Dorothy prese i tre figli e tornò nella sua città di origine, Columbus, Ohio, dove si risposò con Chalmer Milligan. Chalmer, che adottò i figli di Dorothy, era un uomo violento. L’ex moglie, da cui aveva da poco divorziato, lo aveva accusato più volte di percosse. Pochi mesi dopo il matrimonio con Dorothy, Chalmer iniziò ad alzare le mani sul figlio mezzano della nuova moglie. Dall’età di quattro anni Billy fu vittima di abusi e violenze (sebbe Chalmer, successivamente, negherà di aver mai commesso le sevizie).
Billy sviluppò quasi subito un sistema di difesa psichico contro una situazione familiare così difficile. Nel corso degli anni, la personalità di Billy si frantumò in ventiquattro personalità distinte, ognuna con le proprie caratteristiche e peculiarità. Non solo. Queste ventiquattro personalità furono organizzate in modo gerarchico: solo due di loro (Arthur, l’inglese spocchioso, e Ragen, lo iugoslavo violento) avevano il potere di decidere quale personalità potesse emergere e quale invece fosse bandita per sempre. Le personalità venivano eliminate se disobbedivano alle due leggi che Arthur e Ragen si erano imposti: non fare del male a donne e bambini. Tuttavia, il sistema di difesa di Billy non funzionò mai perfettamente.
Billy sviluppò un sistema di difesa psichico contro una situazione familiare difficile: la sua personalità si frantumò in ventiquattro personalità distinte, ognuna con le proprie caratteristiche e peculiarità.
Questo elaborato sistema di difesa non preservò Billy da tentativi di suicidio e comportamenti violenti. Fu condannato per la prima volta nel 1972 per stupro e aggressione a mano armata. Era ancora minorenne, fu rimesso in libertà dopo quattro mesi di riformatorio. La seconda volta fu condannato nel 1975 per una serie di aggressioni a sfondo omofobo. Rimase in carcere per due anni. Uscì nell’aprile del 1977, ma nell’ottobre dello stesso anno fu nuovamente arrestato: aveva rapito e stuprato in pieno giorno tre studentesse universitarie.
Mentre era in attesa di giudizio, nell’incredulità generale, iniziarono a emergere una ad una tutte le personalità di Billy. Con una sentenza estremamente contestata, Billy fu giudicato non colpevole per infermità psichica e internato in varie strutture psichiatriche. Dalla sua storia sono nati un documentario, un libro e, pochi anni fa (appena dopo la morte, nel 2014) anche un film. Billy fu riconosciuto affetto da disturbo della personalità multipla, e fu avviato verso una complessa terapia. Come ricomporre uno specchio rotto in ventiquattro frammenti? Dopo alcuni tentativi, gli psichiatri decisero di tentare di fondere insieme le personalità e crearne una artificiale, il Maestro, che raccogliesse le memorie di ciascuna e, allo stesso tempo, riuscisse a far sì che Billy raggiungesse lo scopo che diceva di volere nella vita, quello di diventare “un onesto cittadino”.
La storia di Billy Milligan è terribile ma ricca di spunti. Cosa definisce una persona? Cosa distingue la persona dalla personalità? La psichiatria moderna è davvero in grado di creare personalità in modo artificiale?
Interpretazioni multiple
La sindrome di personalità multipla ha avuto un percorso abbastanza difficile prima di essere riconosciuta e anche oggi è fonte di dibattito molto acceso. Nella comunità scientifica esiste ancora un nutrito gruppo di neuroscienziati che aderisce al cosiddetto “modello della fantasia” o “iatrogenico”, ossia “creato dal medico”. Secondo questa visione il disturbo in questione in realtà non esiste di per sé, ma nasce solo dopo che è stato inculcato dai terapeuti nei pazienti più suscettibili. In sostanza, quindi, si ritiene che la sindrome non sia altro che il prodotto (più o meno volontario) delle pressioni cui sono sottoposti alcuni pazienti. Se i giudici avessero creduto a questo approccio, Billy Milligan sarebbe stato condannato alla pena di morte, così come succede ancora in molti paesi in cui questa malattia non è riconosciuta. Sebbene sia abbastanza popolare, il modello iatrogenico non ha però solide basi scientifiche. Constance Dalenberg, professoressa di psicologia clinica alla California School of Professional Psychology, è una delle maggiori esperte al mondo di DID e da anni porta avanti una battaglia contro chi sostiene il modello.
La letteratura scientifica che sostiene il modello contrario a quello iatrogenico, ovvero che ritiene che la DID abbia origine da uno o più traumi (trauma model) è invece molto florida e scientificamente più robusta. Un lungo articolo del luglio 2016, scritto da un team internazionale, analizza in dettaglio questi lavori. “Tecnicamente il disturbo di personalità multipla, meglio noto come disturbo di dissociazione di identità, è una diagnosi più che accettata anche se non è frequente” racconta a Il Tascabile la psicoanalista Simona Pesce. “Queste persone non sono facilmente riconoscibili perché solo in alcuni momenti mostrano le loro diverse personalità. Per poter eseguire la diagnosi devi poterle osservare a lungo, come nel caso di un delinquente incarcerato o di una persona nota al pubblico”.
La mente di Billy “scelse” la dissociazione come arma per difendersi dai traumi: lì isolò in una serie di coscienze parallele, le personalità.
È necessario partire però dal meccanismo con cui si formano le personalità multiple. La prima distinzione da fare, sottile per i non addetti ai lavori, è tra scissione e dissociazione della personalità. “La scissione è il meccanismo difensivo tipico della schizofrenia”, spiega la dottoressa Pesce, “e si attua sia verso il mondo esterno sia verso il proprio mondo interiore”. La dissociazione, invece, è uno stato più simile all’ipnosi. Il nesso tra ipnotizzabilità e dissociazione è noto da molto tempo. “Entrambi questi stati psichici sono di per sé fisiologici e presenti in potenza in ogni essere umano. È l’utilizzo patologico di tali meccanismi che diviene raro. L’ipnosi e gli stati gravi di dissociazione hanno in comune la caratteristica della completa adesione a certi aspetti dell’esperienza mentre altri aspetti vengono esclusi del tutto dalla consapevolezza”, continua la dottoressa Pesce, “e tali meccanismi nascono come difesa a un trauma”.
Chalmer Milligan portava il piccolo Billy in una fattoria poco lontano dal centro abitato, e nel fienile commetteva ogni genere di atrocità. Gli abusi culminarono quando Billy, a cinque anni, fu sepolto vivo per un intero giorno, con solo una cannuccia che emergeva dal terreno per farlo respirare (una delle personalità di Billy, Danny, era infatti terrorizzato dal suolo). Chalmer, non soddisfatto da questa indicibile tortura, pochi secondi prima di dissotterrare il bambino, urinò nella cannuccia.
“Nella mente umana” spiega la dottoressa Pesce, “un trauma deve poter essere contenuto perché non crei troppi danni. La difesa è quindi commisurata all’ampiezza del trauma, ma deve anche essere bilanciata in modo da non far impazzire la mente”. Insomma, la difesa dovrebbe portare dei sintomi meno dannosi dell’effetto diretto del trauma. Continua Pesce: “la difesa dissociativa porta il soggetto a compartimentare l’esperienza così che essa non sia più accessibile alla coscienza e sia quindi non accaduta al soggetto. Questo è il principio di piacere freudiano, presente nella famosa pubblicazione Precisazioni sui due principi dell’accadere psichico del 1911: la mente va verso quello che crede essere lo stato migliore”. La mente di Billy quindi “scelse” la dissociazione come arma che provocava meno danni collaterali nel difendersi dai traumi. Attraverso la dissociazione, Billy separò tutti i traumi, isolandoli in una serie di coscienze parallele, le “personalità”.
Capacità multiple
La sindrome di personalità multipla è una patologia cronica spesso accompagnata a gravi disturbi della memoria e dell’identità. Ragen, lo iugoslavo violento e omofobo, che però proteggeva le donne e bambini, non ricordava che qualche altra personalità di Billy aveva violentato le tre studentesse. Come è possibile che una mente possa concepire personalità così distinte (un uomo, una donna, un omofobo, una lesbica) e di età così diverse (le personalità di Billy si raggruppavano in fasce di età: alcune erano bambini dai 4 ai 15 anni, altre erano giovani adulti dai 18 ai 21 anni)? Davvero Billy soffriva di amnesia quando passava da una personalità all’altra?
John Morton, dell’Istituto di neuroscienze cognitive dell’University College di Londra, ha pubblicato nell’aprile di quest’anno i risultati di un esperimento volto a capire meglio come funziona il processo dissociativo, partendo proprio dall’amnesia. In linguaggio tecnico, ogni personalità di un soggetto affetto da DID si chiama alter. Nell’esperimento in questione, Morton ha fatto imparare a memoria un numero di parole a una personalità di un paziente affetto da DID, per poi verificare a distanza di una settimana se questa memoria passasse anche agli alter. Lo studio di Morton ha dimostrato che l’amnesia è comunque sempre presente, ma a gradi diversi da soggetto a soggetto. Tuttavia l’amnesia non è la sola caratteristica della DID.
Billy impressionò molto i medici perché riusciva a riprodurre perfettamente alcune inflessioni linguistiche. Quando Billy era Ragen, non era più americano, sembra sul serio uno slavofono che avesse imparato – male – l’inglese. Cambiava addirittura, in modo sbalorditivo, i propri tratti del viso. “Il fatto che le diverse personalità abbiano sessi diversi e caratteristiche differenti”, spiega a Il Tascabile la dottoressa Pesce, “è legato al tipo di esperienza psichica che viene rappresentata da quella personalità. Ad esempio: una personalità è identificata con un aspetto del genitore aggressore (con una voce e un’età), una personalità è identificata con un aspetto del bambino pauroso (con altra voce e altra età), una personalità è identificata con un aspetto materno accogliente (altro sesso e altra età), e così via”. Si inizia a intravedere, quindi, il cuore del problema: cos’erano le personalità di Billy? Erano delle vere e proprie personalità o degli “ologrammi” dei traumi subiti? Che cosa è una persona, e cosa una personalità?
Come è possibile che una mente possa concepire personalità così distinte e di età diverse? Davvero Billy soffriva di amnesia quando passava da una personalità all’altra?
Partiamo dai dati scientifici, che devono rispondere a una domanda precisa. Le personalità di Billy emergevano da un diverso funzionamento del suo cervello? In altre parole, possono i traumi modificare il modo in cui il cervello si organizza? Da tempo è nota (e discussa) la relazione tra i disturbi post-traumatici da stress (PTSD) e la DID. In particolare esiste un sottogruppo di soggetti (circa il 12% di chi soffre di PTSD) che sperimenta anche forme dissociative, proprio come nella DID. Un team di neuroscienziati anglo-olandese ha pubblicato nel 2013 uno degli studi più approfonditi sul rapporto tra disturbo post-traumatico da stress e disturbo dissociativo d’identità, arrivando a descrivere i meccanismi cerebrali che li accomunano e quelli che li rendono diversi – quindi, indirettamente, a capire cosa succede nelle mente di un soggetto DID.
Lo studio ha rilevato principalmente due cose. Innanzitutto che il gruppo di controllo, sano, e i soggetti affetti da DID attivano aree diverse del cervello, con conseguenze fisiche diverse, confermando che il modello iatrogenico non sembra avere basi scientifiche. In seconda battuta si è scoperto che sia i soggetti affetti da disturbo dissociativo di identità che quelli con disturbi post-traumatici utilizzano le stesse aree. I soggetti affetti da DID coinvolgono però anche altre parti del cervello. In particolare, quando gli alter prendono il sopravvento dei soggetti DID, in questi si registra una marcata “sotto-modulazione emozionale”, ossia le parti più inconsce (e antiche) del cervello prendono il sopravvento su quelle dedicate alla razionalità. Tuttavia, arrivati a capire questo meccanismo di “sotto-modulazione” rispetto ai soggetti non patologici, le neuroscienze al momento non riescono ad andare molto oltre, ovvero non riescono a stabilire esattamente come si passi da un alter all’altro, da una personalità all’altra. Forse perchè ancora non è chiaro cosa sia una personalità.
Persona e personalità
Come già accennato, Billy aderì in maniera fattiva alla terapia, perché – disse fin da subito – voleva essere “un cittadino onesto”. Tuttavia, su un punto rimase sempre fermo, e non volle mai accettare la terminologia medica, con proteste anche plateali. Le sue, affermava, non erano personalità, ma persone vere e proprie. “Persona è la definizione del soggetto nel suo intero in quanto essere capace di mettersi in rapporto con un altro soggetto”, specifica la dottoressa Pesce. La persona si sviluppa quando termina una complessa fase di sentimenti ambivalenti durante la crescita e l’adolescenza. In Billy e nei pazienti affetti da DID, la persona, in realtà, non viene mai sviluppata. Anzi, è proprio su questo mancato sviluppo di una persona come soggetto unico che si basa il disturbo della personalità multipla.
“Bisogna innanzitutto precisare che personalità è una definizione che piace poco agli psicoanalisti perché è molto imprecisa. Se dovessimo definirla, si potrebbe dire che per personalità si intende l’insieme delle difese e delle organizzazioni psichiche di un soggetto in una determinata epoca della sua vita”, spiega la dottoressa Pesce. Volendo semplificare, quindi, si può dire che la persona è un concetto relazionale – io che mi confronto con l’altro/l’esterno, mentre la personalità è come io organizzo la mia interiorità.
Può la psichiatria moderna costruire una personalità in maniera indotta? I medici riuscirono più volte a fondere le varie personalità di Billy in una singola, chiamata il Maestro.
Compresa questa differenza, si può cercare di rispondere alla domanda che forse più affascina del caso di Billy Milligan: può la psichiatria moderna costruire una personalità in maniera indotta, una personalità artificiale? Durante i dieci anni di internamento in ospedale psichiatrico, i medici riuscirono più volte a fondere le varie personalità di Billy in una singola, chiamata il Maestro. Il Maestro (o, forse più accuratamente, l’Insegnante, the Teacher) aveva un lasso temporale di ricordi molto più lungo rispetto agli alter, dunque poteva ricostruire lo specchio rotto della storia personale di Billy, pezzo dopo pezzo. In una mente così provata dalla patologia come quella di Billy, il Maestro non fu creato da Billy, ma fu indotto dai suoi terapeuti. Era una persona/personalità molto instabile, e nei primi momenti si disgregava anche solo a causa di una singola domanda. Tuttavia, col progredire della terapia, divenne una figura sempre più solida e capace di dominare le altre personalità.
Come hanno fatto gli psichiatri a costruire il Maestro? “L’induzione della personalità del Maestro da parte degli psichiatri si è potuta verosimilmente realizzare in due modi: o attraverso una terapia lunga che presuppone un legame terapeutico inteso tra paziente e terapeuta, oppure attraverso metodi di suggestione simil ipnotici. In Europa, tuttavia, la suggestione non si usa più sin dai tempi precedenti a Freud”, spiega la dottoressa Pesce. Dunque si può creare una personalità artificiale? “Sì, si può creare una nuova personalità attraverso la terapia medica, ma il termine artificiale è inesatto. Si può creare un contenimento dei diversi aspetti emotivi attraverso l’interiorizzazione di funzioni del proprio terapeuta, è un meccanismo inconscio che necessita di almeno un paio di anni di lavoro continuativo. Quindi, più che artificiale – che può apparire come un qualcosa di imposto dall’esterno – direi che i medici hanno indotto una personalità nuova”.
Una volta uscito dagli istituti di psichiatria, nel 1991, di Billy si persero le tracce. Le autorità temevano che una eccessiva pressione mediatica potesse disgregare di nuovo l’equilibrio raggiunto dopo anni di terapia. Solo alla sua morte per cancro, nel 2014, si seppe che Billy trascorse il resto della sua esistenza in California come piccolo imprenditore di una casa di produzione cinematografica indipendente, la Stormy Life, Vita Tempestosa.