O ltre ai Paesi anglosassoni e all’occidente industrializzato, anche in Russia il romanzo scientifico e la letteratura di fantascienza conquistarono sempre più lettori a inizio Novecento. Le rivoluzioni del 1905 e del 1917 ebbero un influsso decisivo sullo sviluppo del genere, in quanto il progresso tecnologico era considerato uno degli elementi simbolici fondamentali del socialismo. Mentre nei due secoli che precedono la rivoluzione l’utopismo russo fu caratterizzato soprattutto dalla fondazione di comunità di tipo religioso e spirituale, utopie teocratiche e micro-utopie comuniste, la fine del Diciannovesimo secolo vide il Paese agitato da un processo di rapida industrializzazione che avrebbe finito per influenzare anche la cultura popolare.
In questo stesso periodo vennero tradotte in russo molte delle utopie europee e americane, con le loro visioni positive dell’elettricità, degli edifici collettivi e dell’uso della tecnologia nella vita quotidiana. Tutto ciò esercitava grande fascino sul socialismo russo, che in tali visioni vedeva la materializzazione futura della rivoluzione: “Un sogno di un futuro dorato dove uomini e donne avrebbero lavorato, studiato e amato in completa libertà, armonia e in comune, liberati dall’arretratezza, dalla povertà e dall’avidità che avevano sempre tormentato l’umanità”.
Della fantascienza russa di questo primo periodo si ricordano i nomi di Alexander Rodnykh, Vadim Bakhmetyev, Vladimir Nikoalevich Chikolev, e la rivista Il mondo delle avventure, fondata a Mosca nel 1911, quindici anni prima del numero uno di Amazing Stories, pubblicata negli Stati Uniti a partire dal 1926.
La nuova letteratura sovietica divenne una celebrazione della macchina, le cui doti di dinamismo e velocità coincidevano con i valori della società che si stava costruendo.
L’interesse crescente nei confronti dei viaggi spaziali spinse scienziati come Konstantin Éduardovich Ciolkovskij (1857-1935) a compiere ricerche sulla reale possibilità di viaggiare nello spazio. Fondamentale nella formazione di Ciolkovskij sarebbe stata la lettura della famosa opera di Verne Dalla Terra alla Luna, che lo colpì al punto da indurlo a scrivere alcuni racconti di fantascienza nel tempo libero. In epoca zarista pubblicò alcuni opuscoli che riflettevano sulla vita che, in futuro, si sarebbe svolta sugli asteroidi e sulla Luna. Ciolkovskij scrisse diffusamente della colonizzazione dello spazio mediante l’uso dei razzi, fino alla pubblicazione del suo principale romanzo, Oltre la Terra (1918). Le sue ricerche scientifiche iniziarono nel 1898 con la pubblicazione di un articolo sulla ricerca spaziale e l’uso dei razzi, un tema che sarebbe stato fondamentale per lo sviluppo di questo tipo di mezzo di propulsione per il lancio delle navi spaziali nel futuro. Nonostante i suoi lavori non superassero l’ambito teorico, l’“equazione del razzo di Ciolkovskij” è considerata fondamentale per lo sviluppo dell’ingegneria spaziale e la sua figura è riconosciuta tra le più importanti nella storia dell’astronautica.
Le avanguardie artistiche attive in Russia durante la rivoluzione avevano messo al centro delle loro ricerche la questione della nuova relazione fra l’uomo e la macchina, della quale si celebrava il ruolo positivo nella costruzione del Paese. Le fantasie poetiche potevano abbandonare le pagine dei libri e divenire utopie realizzate, come ad esempio quella di una produzione industriale perfezionata grazie all’introduzione del taylorismo, ma anche dell’uso della danza e dell’arte per modificare il movimento degli operai.
In questo contesto, la nuova letteratura divenne una celebrazione della macchina, le cui doti di dinamismo e velocità coincidevano con i valori della società che si stava costruendo. La nascita di questa nuova cultura non rimase circoscritta alla produzione industriale poiché, come ricordato dal movimento costruttivista, si trattava appunto di “costruire” il mondo del futuro, intervenendo in maniera attiva nella vita delle persone. Le scene dei teatri si trasformarono in riproduzioni degli ingranaggi delle catene di montaggio, e l’arte e il cinema rivoluzionari si proposero di lavorare alla creazione di quello che Vertov chiamò “l’uomo elettrico perfetto”.
La costruzione della città del futuro era stata tra i principali interessi delle avanguardie. Non era importante che quanto proposto fosse effettivamente realizzabile. Ciò che realmente importava era ripensare la società, riorganizzare lo spazio in modo ordinato e armonico.
Nel campo dell’architettura lo spirito emancipatore della rivoluzione prese forma nei progetti di Vladimir E. Tatlin, El Lissitzky, Ivan I. Leonidov e Konstatin S. Mel’nikov. Le avanguardie si preoccupavano soprattutto di ripensare gli edifici del futuro: torri di comunicazione, chioschi d’informazione, tribune politiche, sale di riunione. Sebbene alcune voci li accusassero di voli pindarici o di formalismo, si può riscontrare nella scala e nell’esagerazione di queste proposte lo spirito dell’epoca, intriso di sconfinata fiducia nel futuro tecnologico della rivoluzione.
La costruzione della città del futuro era stata tra i principali interessi delle avanguardie. Georgij T. Krutikov presentò come tesi un progetto chiamato La città del futuro, ricordato spesso come La città volante. L’idea era che gli umani avrebbero dovuto progressivamente abbandonare la Terra e colonizzare il cielo. Le funzioni produttive, rappresentate dalle fabbriche, sarebbero rimaste sulla parte “orizzontale” del pianeta, mentre la parte “verticale”, il cielo, sarebbe stata destinata alla funzione residenziale. Il traffico sarebbe stato aereo e i cittadini si sarebbero spostati usando delle cabine che avrebbero avuto anche la funzione di cellule abitative. Come sottolinea Jan-Magómedov, non era importante che quanto proposto fosse effettivamente realizzabile. Ciò che realmente importava era ripensare la società, riorganizzare lo spazio in modo ordinato e armonico.
Nei romanzi di Salgari e nei disegni di Robida l’uomo avrebbe conquistato il cielo con le macchine volanti, ma questa, per il momento, rimaneva una fantasia letteraria. Per gli artisti che invece avevano aderito alla rivoluzione, la fusione di arte e tecnica avrebbe potuto portare alla realizzazione di un’utopia aerea. Nella Russia degli anni Venti del Ventesimo secolo vennero realizzate ricerche rivolte verso l’introduzione del volo nella vita quotidiana. Pëtr V. Miturič aveva eseguito una serie di studi sui movimenti ondulatori e, intorno al 1921, aveva progettato un oggetto volate chiamato Kryl’ija (“ala”). Tatlin lavorò anche a un apparecchio che avrebbe librato nel cielo l’operaio sovietico, il Letatlin, mezzo di trasporto volante ecologista, pensato per decongestionare il traffico del futuro e portare gli operai alle fabbriche.
Il romanzo La stella rossa è un perfetto esempio letterario della fiducia nel progresso che caratterizzò una generazione di rivoluzionari bolscevichi e che sarà il motore della trasformazione della società russa durante il primo periodo della rivoluzione. Pubblicato nel 1908, dunque nel periodo compreso tra le due rivoluzioni, il romanzo venne scritto da Aleksandr Aleksandrovič Bogdanov (1873-1928), probabilmente uno degli intellettuali più interessanti che gravitavano attorno a Lenin. Oltre che scrittore di fantascienza, Bogdanov fu filosofo marxista, economista, agitatore politico e uno degli ideatori del Proletkult, il programma di alfabetizzazione rivoluzionaria organizzato nell’Unione Sovietica dopo la presa del potere. Come medico, si interessò a lungo di ematologia, svolgendo ricerche sulle trasfusioni di sangue, e proprio in seguito a uno di questi esperimenti morirà nel 1928.
La biografia di Bogdanov è quella di un militante coinvolto nella causa rivoluzionaria più che quella di uno scrittore, e questo è un aspetto fondamentale per comprendere il valore de La stella rossa. Il romanzo, così come la sua seconda parte pubblicata nel 1912, L’ingegner Menni, è il pretesto per illustrare una società comunista realizzata e in funzionamento sul pianeta Marte. Si tratta quindi di un’opera che rientra pienamente nella letteratura utopica, in particolare riallacciandosi alla tradizione di illustrare, mediante uno spostamento nel tempo e/o nello spazio, una società alternativa che rappresenti la “correzione” di alcuni dei problemi relativi alla realtà vissuta dall’autore. Com’è noto, Marx ed Engels contrapposero al “socialismo utopico” il “socialismo scientifico”, che considerava le leggi dell’economia e le condizioni della lotta di classe. Nella tradizione utopica rientrano i riformatori sociali Owen, Fourier, Saint-Simon, ma Bogdanov si riallaccia soprattutto a romanzieri come Edward Bellamy e William Morris che, in modo radicalmente differente, mostrarono gli effetti del socialismo nelle società utopiche di Uno sguardo dal 2000 (1888) e Notizie da nessun luogo (1890).
La stella rossa è il racconto del viaggio su Marte di Leonid e Menni, entrambi militanti del Partito operaio socialdemocratico russo, lo stesso che, fondato nel 1898, si sarebbe scisso più tardi nei gruppi bolscevico e menscevico. Grazie alle ricerche di una grande comunità segreta, di cui avrebbe fatto parte Menni, un gruppo di scienziati aveva inventato un sistema per volare grazie allo studio della gravità e del principio di repulsione magnetica dei corpi. In virtù di questa teoria era stata costruita la nave Eteronef in grado di compiere viaggi interplanetari e che porterà i due protagonisti su Marte. La nave è descritta in modo dettagliato: sferica, piccola, di vetro e metallo, con il motore situato nella parte centrale, e nella zona posteriore un’elica a tre pale che permette il movimento sulla Terra. Durante il viaggio Leonid scoprirà che Menni è un marziano e che gli abitanti di Marte lo stanno conducendo sul proprio pianeta affinché conosca la loro forma di vita e spieghi loro il funzionamento della società terrestre:
“Laggiù si sta versando del sangue”, dissi, “e qui il lavoratore di ieri, adesso è nel ruolo di un tranquillo osservatore…”.“Il sangue versato per dar luogo a un futuro migliore”, rispose Netti. “Ma perché la lotta abbia successo, è necessario sapere di che futuro migliore si tratti. Ed è per questo che vi trovate qui.”
Il romanzo di Bogdanov ha pochi riferimenti al dibattito della sua epoca su Marte. I canali di Schiaparelli vengono brevemente nominati come un’opera anteriore alla rivoluzione socialista, e il colore rosso del pianeta viene giustificato dalla presenza di una pianta: “È il colore della nostra bandiera socialista” dissi. “Devo dunque abituarmi alla vostra natura socialista.”
Fin dal viaggio a bordo dell’Eteronef vengono mostrate le reali intenzioni dell’opera, un artificio per illustrare ciò che è realmente importante per lo scrittore: le caratteristiche del socialismo di Marte, uno specchio del futuro che attendeva la Terra dopo il trionfo della rivoluzione. Su entrambi i pianeti si erano create società che avevano elementi in comune, come la vita familiare e la struttura sociale, ma che a un certo punto della loro evoluzione avevano subito dei cambiamenti. La società marziana, ad esempio, non aveva vissuto i periodi di guerra che invece avevano caratterizzato la storia dei popoli della Terra. Si era mantenuta pacifica e, dal punto di vista economico, la fase capitalista era finita con l’estinzione della borghesia e il sopravvento del socialismo.
La società che viene mostrata a Leonid è quella di un’utopia comunista industriale. La produzione è organizzata secondo criteri scientifici, controllata da un centro di statistica che garantisce l’equilibrio sia della forza lavoro sia dei materiali impiegati, evitando la sovrapproduzione. I lavoratori possono scegliere liberamente le proprie mansioni e, grazie all’efficienza della pianificazione, possono dedicare al lavoro solo poche ore del giorno. La distribuzione delle merci avviene senza l’uso del denaro, ciascuno prende ciò di cui ha bisogno come nell’utopia socialista di Morris.
Il primo centro abitato che Leonid visita è la città industriale dove abita Menni. La sua casa è a due piani, con il tetto trasparente di vetro azzurro grazie al quale i marziani possono coltivare la propria abitudine di osservare il cielo, ricevendone effetti psicologici positivi. L’immagine delle fabbriche marziane che viene presentata a Leonid è completamente differente da quella del paesaggio dickensiano offerto dall’industria della Terra; si tratta di edifici trasparenti, puliti, costruiti con vetro e ferro, esteticamente gradevoli. Il movimento della macchina, con le sue ruote, i suoi ingranaggi e il funzionamento elettrico, viene paragonato a una melodia. Non c’è bisogno di decorazione, la tecnologia è già bellezza e armonia. Anche gli operai sono differenti: si muovono con sicurezza, lavorano in modo intelligente e attento usando dei mostruosi macchinari sotto la cupola trasparente della fabbrica. L’idea della macchina di Bogdanov è quella dell’utopia del progresso, della bellezza della tecnologia capace di affascinare e commuovere le avanguardie artistiche dell’epoca.
Il romanzo La stella rossa di Aleksandr Bogdanov è un perfetto esempio letterario della fiducia nel progresso che caratterizzò una generazione di rivoluzionari bolscevichi e che sarà il motore della trasformazione della società russa durante il primo periodo della rivoluzione.
L’organizzazione di Marte ha come base il collettivismo, mentre l’individualismo viene osteggiato fin dall’infanzia. Anche l’arte e la scienza vengono conservate in modo anonimo, considerando che non sono il prodotto di individui ma il risultato di uno sforzo collettivo. La maniera di vestire, in modo analogo all’utopia di Cabet, è semplice e uniforme. Inoltre non vengono venerate le grandi personalità, poiché tutti collaborano al benessere collettivo, e i monumenti vengono costruiti per ricordare eventi storici, non personaggi. Dal punto di vista sociale, le differenze fra uomini e donne sono state superate, tanto che il linguaggio non prevede la differenziazione di genere. L’educazione dei bambini avviene in centri la cui principale preoccupazione è che si effettui in comune, senza divisioni di età e con insegnamenti pratici, istruendo sui princìpi del collettivismo, nel tentativo di superare la parte individualista, considerata un atavismo. I genitori possono visitare i propri figli alla “Casa dei bambini” e, se vogliono, rimanervi a vivere durante un certo periodo.
Una delle caratteristiche delle utopie è la loro intertestualità, ovvero la tendenza che hanno fin dal principio a tessere un dialogo fra di loro su determinati temi, a costruire una vera e propria “catena” di romanzi. È in questo senso che Notizie da nessun luogo viene pubblicato da William Morris come risposta al socialismo industriale e autoritario di Uno sguardo dal 2000 di Bellamy, oppure che Wells si vede spinto a elaborare una critica alla visione del futuro di Metropolis, curando la sceneggiatura del film La vita futura (1936). L’utopia tecnologica di Bogdanov ha alcuni elementi in comune sia con Morris, di cui ripete il modello di socialismo che ha abolito il denaro, sia con Bellamy, con la sua tendenza tecnocratica.
All’interno della catena di romanzi che hanno a che vedere con Marte, una serie di temi sono ricorrenti e si ripresentano con variazioni sul tema della figura dell’alieno o dei motivi della decadenza della società marziana. Quando Wells pubblicò La guerra dei mondi venne introdotta nella catena la figura dell’alieno invasore come riflesso di ciò che aveva permesso fino ad allora la sopraffazione da parte delle potenze più sviluppate dal punto di vista tecnologico nei confronti dei popoli con poche capacità di difendersi.
Anche Bogdanov dimostra di prendere parte a questa discussione. In uno degli ultimi capitoli de La stella rossa, Leonid si imbatte in un documento che riporta un dibattito sulla possibilità che Marte cominci dei piani massivi di colonizzazione di un altro pianeta. I marziani infatti, a causa della crescita demografica, non sarebbero più in grado di garantire risorse sufficienti per alimentare la propria popolazione, e rischierebbero l’estinzione. Uno dei partecipanti alla riunione, Sterni, propone la colonizzazione della Terra, poiché Venere è un pianeta instabile le cui condizioni ambientali metterebbero a rischio la vita dei coloni. L’emigrazione massiva, secondo Sterni, sarebbe possibile solamente sulla Terra, un pianeta molto più ricco di risorse, ma abitato da una specie incapace di usarle in modo razionale.
Se nel romanzo di Bogdanov Marte era l’utopia del socialismo realizzato, in Aelita di Aleksej Nikolaevič Tolstoj, il pianeta diviene invece lo scenario di una rivoluzione contro la tirannide.
Il suo discorso centra l’attenzione sulla superiorità della società socialista marziana di fronte a quella terrestre, atavica e individualista. Poiché la Terra non avrebbe mai pacificamente condiviso le proprie risorse con Marte, per evitare un lungo conflitto sarebbe stata necessaria la distruzione della popolazione terrestre: “Una forma di vita superiore non può essere sacrificata a favore di una inferiore”. Nella trascrizione della riunione compare anche la difesa della Terra, pronunciata da Netti, a favore di una futura unione dei due popoli e la necessità di comprendere lo sviluppo differente della storia terrestre, i cui trascorsi erano stati più difficili e violenti di quelli di Marte.
Se nel romanzo di Bogdanov Marte era l’utopia del socialismo realizzato, in Aelita (1923) il pianeta diviene invece lo scenario di una rivoluzione contro la tirannide. Autore del romanzo fu Aleksej Nikolaevič Tolstoj (1883-1945), uno scrittore versatile la cui produzione letteraria percorse numerosi generi: dal simbolismo al romanzo storico, dal realismo fino ad arrivare alla fantascienza, alla quale appartiene L’iperboloide dell’ingegner Garin (1925-27). In Aelita viene raccontato il viaggio di Los’, un ingegnere che ha costruito una nave spaziale, e Gusev, un soldato dell’Armata rossa che accetta di partecipare all’impresa. Fin dall’inizio si presuppone che il viaggio porterà all’incontro con una civilizzazione extraterrestre, visto che alcune stazioni radio dell’Europa e dell’America hanno captato dei segnali provenienti dallo spazio:
Qualcuno vuole insistentemente parlare con noi. Da dove? Sui pianeti, a parte Marte, finora non è stata riscontrata vita. I segnali possono provenire soltanto da Marte. Dia un’occhiata alla sua carta: è coperto da una rete di canali […]. È chiaro che là è possibile impiantare delle stazioni radio di enorme potenza. Marte vuole parlare con la Terra.
Arrivati su Marte a bordo di un veicolo metallico a forma di uovo, i due protagonisti si imbattono in un pianeta che segue le fantasie lowelliane. La prima immagine che il pianeta offre al Los’ è quella dei canali di Schiaparelli: “Eccoli lì, quelli che facevano impazzire gli astronomi, che mutavano in continuazione, i geometricamente esatti, inspiegabili canali di Marte”.
Il paesaggio marziano è formato da pianure arancioni con numerosi cactus molto alti ed è abitato da una specie simile agli uomini, dalla pelle color blu, che vivono in grandi città. I centri urbani che vengono descritti sono formati da case bianche con tetti piani, con canali su cui viaggiano navi metalliche. Osservando dall’alto il paesaggio, Los’ e Gusev scoprono anche cosa sono le macchie circolari che avevano visto gli astronomi della Terra: circhi pieni d’acqua, immense cisterne alimentate dai canali.
Il pianeta risulta governato da un Consiglio supremo degli ingegneri, al cui capo si trova Tuscub, governante di Marte, padre della principessa Aelita. Durante la permanenza dei due terrestri scoppia una rivoluzione che vede partecipare attivamente Gusev, che vorrebbe fin dall’inizio annettere il pianeta alla Repubblica Russa. I due personaggi, dopo aver visto numerosi segni di una civiltà antica, scopriranno che il popolo che vive su Tuna (Marte) è il discendente di alcuni popoli antichi che si sarebbero uniti ai Magazitli, gli abitanti della perduta Atlantide fuggiti dalla Terra migliaia di anni prima.
Il romanzo ebbe un certo successo e il regista Jakov Aleksandrovič Protazanov tornò appositamente dall’estero per girare il suo adattamento cinematografico, che uscì nel 1924 con le scenografie e i costumi d’avanguardia disegnati da Aleksandra Ekster e Isaak Rabinovich, influenzati dal costruttivismo sovietico e dall’espressionismo tedesco. Aelita anticipò dal punto di vista visuale Metropolis, ed entrò nella storia del cinema di fantascienza. Ma libro e film hanno due finali ben distinti: mentre nel romanzo di Tolstoj i due protagonisti abbandonano Marte e tornano sulla Terra, nel film l’avventura si rivela un sogno e, come osserva Crossley, “il socialismo realista trionfa sulla fantasia, e Mosca sostituisce Marte”.
Estratto da L’altra terra. L’utopia di Marte dall’età vittoriana alla New Space Economy (LUISS University Press, 2020).