C harles Robert Darwin sarà sempre ricordato per aver scritto l’Origine delle specie, dove presenta al mondo la sua teoria dell’evoluzione per selezione naturale. Un lavoro così brillante e rivoluzionario che spesso è l’unico di cui si parla, mentre il resto delle sue scoperte, osservazioni e pubblicazioni a volte sono dimenticate o sottovalutate. Ma se l’Origine ha cambiato per sempre il nostro modo di guardare al mondo, dietro a questo libro ce ne sono molti altri, e decenni di lavoro che Darwin ha pazientemente condotto nella sua dimora a Downe, un paesino a sud di Londra.
Quel giovane poco più che ventenne a spasso per il Sud America a bordo del Beagle aveva certamente iniziato a farsi le domande giuste, ma le risposte si formarono negli anni successivi passeggiando nel giardino di Down House, la casa di campagna dove Charles Darwin visse per oltre 40 anni, fino al giorno della sua morte. Lavorando in quel luogo Darwin ha pubblicato lavori scientifici in numerose discipline, molte volte rivoluzionandole, e in alcuni casi avviando nuovi campi di ricerca. Non credo sia troppo azzardato affermare che Darwin sarebbe comunque tra i più grandi scienziati mai vissuti anche se l’Origine non l’avesse mai scritta.
Era sicuramente un genio, ma lo era a modo suo. Un gentiluomo di campagna con una vita ordinaria, resa straordinaria dalla sua profonda conoscenza delle scienze naturali e, soprattutto, da una grande curiosità e voglia di capire il mondo che lo circondava. Preciso osservatore della natura quale era, Darwin riusciva a vedere qualcosa di eccezionale e nuovo in quello che lo circondava nella vita di tutti i giorni.
Altre importanti caratteristiche tipiche di Darwin erano la sua capacità di lavorare sodo e la riluttanza a credere alle persone solamente sulla parola: come diceva Thomas Edison, “genio è 1% ispirazione e 99% sudore”. E visto che alle idee che portarono all’Origine lavorò per ventun anni, e continuò a lavorare sull’evoluzione per tutta la vita, i suoi esperimenti ci mostrano quel 99% sudore dietro alla genialità delle sue opere.
Passeggiando nel meraviglioso giardino che ispirò Darwin, oggi si possono osservare le serre e le altre aree della tenuta dove questi esperimenti venivano svolti. Per Darwin osservare e capire la natura e i suoi meccanismi era il vero modo di percepire la sua bellezza: ogni prodotto della selezione naturale aveva un ruolo da svolgere con economia ed eleganza. Quello che affascina del suo lavoro è che, indipendentemente dalle motivazioni iniziali, tendeva a innamorarsi di qualunque cosa a cui si dedicava, fino a che diventava una passione totale. La sua curiosità per la storia naturale era quasi ossessiva, e quando si addentrava in un argomento finiva con il volerne sapere proprio tutto. Come vedremo, questo è certamente vero per la botanica e gli studi che condusse nel giardino di Down House.
Darwin botanico
Darwin aveva deciso di studiare le piante perché lo aiutassero a costruire la struttura della sua teoria, ma presto la situazione si era invertita: la teoria gli era servita come motore per penetrare nei misteri della botanica. Il pensiero evolutivo che si formò dai suoi esperimenti era sostenuto dalla convinzione che tutti gli esseri viventi fossero imparentati tra loro, e che quindi molte delle osservazioni sulle piante si potessero in qualche modo studiare in parallelo negli altri organismi. Ma al di là della teoria dell’evoluzione, gli studi botanici di Darwin hanno anche contribuito a superare quella visione antica secondo cui i vegetali non erano altro che pezzi meccanici, senza ragione ne sentimento.
Che il suo lavoro in questo ambito fosse rivoluzionario era noto anche ai suoi contemporanei. Il 6 dicembre 1862 Joseph Hooker, direttore del Giardino Botanico di Kew, scriveva in una lettera al naturalista Brian Hodgson:
Darwin è ancora al lavoro con i suoi esperimenti e la sua teoria, e ci sorprende con le incredibili scoperte che sta facendo ora in Botanica; il suo lavoro sulla fecondazione delle Orchidee e` davvero unico – non vi è nulla di paragonabile in tutta la letteratura botanica, e questo, insieme al resto del suo lavoro la eleva senza dubbio alla posizione di primo naturalista in Europa, e davvero mi chiedo se egli non sarà ricordato come il più grande che mai sia vissuto; il suo potere di osservazione, memoria e giudizio sembrano prodigiosi, la sua operosità instancabile e la sua sagacia nel pianificare esperimenti, fertilità di risorse e cura nel condurli è senza rivali.
In questo passaggio Hooker descrive perfettamente l’essenza di Darwin e del suo lavoro, e aveva ragione nel prevedere che sarebbe stato ricordato come il più grande naturalista mai vissuto. Darwin però era una persona molto modesta. Gioiva delle sue scoperte ma non si vantò mai di essere un grande esperto di botanica, sebbene lo fosse, eccome. Il figlio Francis spiegò che il padre spesso faceva esperimenti per il suo irresistibile desiderio di comprendere i meccanismi delle forme viventi. Nello studiare questi meccanismi ha fornito le più brillanti prove a favore delle validità della selezione naturale come meccanismo plasmatore della natura. Ma io non credo che questo fosse il suo fine, ma che piuttosto fosse un sottoprodotto di un lavoro portato avanti solamente per amore per il lavoro stesso.
Anche se le sue scoperte botaniche ebbero una portata rivoluzionaria, la loro riscoperta è relativamente recente. Come sottolineava il neurologo e saggista Oliver Sacks “strano a dirsi, perfino gli studiosi di Darwin prestano un’attenzione relativamente scarsa al suo lavoro botanico, benché” esso abbia comportato la scrittura di sei libri e una settantina di articoli.
Anche per me la botanica di Darwin è stata una scoperta successiva ai miei primi studi su di lui e la sua famiglia. Ricordo bene l’emozione della mia prima visita a Down House, soprattutto nel vedere lo studio di Darwin, con tutti i suoi oggetti e la sedia su cui scrisse l’Origine delle specie.
Negli anni ho avuto la fortuna di visitare Down House decine di volte per lavoro e per piacere, e quell’emozione non passa mai davvero: i cimeli darwiniani hanno sempre un certo effetto su di me. Ma ora quello che amo di più di Down House sono il giardino e le campagne attorno alla tenuta, piuttosto che le stanze della casa. A ogni nuova visita non vedo l’ora di scoprire cosa sia in fiore in quel momento, osservando le piante e gli insetti. Che cosa avrebbe pensato Charles? Quali osservazioni e ingegnosi esperimenti avrebbe fatto per studiarli meglio? Avendo approfondito questo aspetto del suo lavoro, ora sono questi luoghi, che ospitavano il suo “laboratorio”, ad affascinarmi di più.
Un laboratorio nel giardino di casa
La casa e il giardino di Down House erano perfetti per i Darwin e la loro famiglia, ma si rivelarono altrettanto eccezionali per le ricerche di Charles. Fin dalla prima visita a Down, prima dell’acquisto, Charles aveva detto che una delle cose lo avevano incantato del luogo era la bellezza della campagna circostante “ogni campo, compreso il nostro terreno, è collegato agli altri da uno o più sentieri; non ne ho mai visti tanti in nessun’altra campagna”.
Immersa nella tranquillità della campagna inglese del Kent, Down House si trova a soli 25 km dal centro di Londra, ed era tutto quello che Charles e sua moglie Emma cercavano in una casa. Era il 1842, i Darwin erano in attesa del loro terzo figlio e volevano vivere fuori dalla città. Cercavano una casa come quelle in cui erano cresciuti loro, immersi nella serenità della campagna. Erano però anni cruciali per la carriera di Charles, e serviva una residenza che non fosse troppo lontana da Londra, così che egli potesse recarsi a incontri e conferenze scientifiche.
La famiglia si trasferì a Down House nel settembre del 1842. Da qualche anno Darwin aveva una teoria su cui lavorare, che teneva segreta tra le pagine dei suoi taccuini. Adesso aveva anche il luogo perfetto per lavorarci. Mentre nel suo studio e in casa si ammucchiarono presto libri, fogli e campioni di animali e piante da studiare, negli anni Charles trasformò una parte del giardino per i suoi esperimenti.
La costruzione delle serre e del capanno di mattoni rossi sono stati fondamentali per avere gli spazi e le condizioni necessarie per le sue ricerche. Le serre servivano per le piante tropicali, e furono in seguito dotate di riscaldamento per avere un migliore controllo sulle loro condizioni di crescita. Down House, insomma, era una vera e propria postazione di ricerca, il suo giardino un laboratorio a cielo aperto. E le sue scoperte sono forse ancora più incredibili se pensiamo che aveva a sua disposizione solo semplici strumentazioni e spazi domestici, per quanto ampi.
[…]
Credo che il modo di pensare e di lavorare di Darwin possa insegnarci molto su come avvicinarci allo studio e all’insegnamento delle scienze naturali. Guardare agli esperimenti di Darwin, al suo lavoro quotidiano nel giardino di casa sua, non può che essere fonte di ispirazione per chi vuole osservare e conoscere meglio la natura. Ciò che aveva mosso Darwin era la convinzione che la vita è immensamente complessa, ma che alcuni suoi elementi possono essere compresi se ne osserviamo le caratteristiche ricorrenti nell’incessante flusso evolutivo degli eventi. Studiare il mondo come Darwin vuol dire essere curiosi e creativi, avere immaginazione e passione per quello che si fa. Non importa chi siamo e dove viviamo: se riusciamo a guardare alle infinite forme meravigliose che ci circondano nella natura e ci vediamo la stessa magia che ha ispirato Darwin, allora possiamo tutti fare scoperte eccezionali.
Passeggiando nel suo sentiero di riflessione, il sandwalk, Darwin rifletteva su grandi idee e sulla sua teoria, ma soprattutto si fermava a guardare le piante e gli animali che lo circondavano. Il genio di Darwin stava nel percepire meraviglia e significato anche nelle cose più umili, in cose che altri non avrebbero degnato di uno sguardo. Quando si guarda con attenzione e curiosità, anche nell’ordinario si può scoprire qualcosa di straordinario. Anche nel giardino di casa propria.
La copia di Charles Darwin: storia di una riscoperta
Quando abbiamo iniziato a scrivere le prefazioni per la ristampa anastatica dell’Origine delle specie, una delle prime domande che ci siamo fatti è se Darwin avesse mai posseduto una copia della prima edizione italiana. Eravamo curiosi di sapere se l’editore (o uno dei traduttori, Canestrini) avesse pensato di inviargliene una e se questa fosse sopravvissuta fino ai giorni nostri.
Dalle nostre prime ricerche a Down House e Cambridge, però, il libro non si trovava. Poche settimane prima di andare in stampa, la curatrice di Down House, la dottoressa Olivia Fryman, ci ha comunicato che si era imbattuta per caso nella prima edizione italiana dell’Origine che tanto avevamo cercato nei mesi precedenti. Il libro si trovava proprio nello studio di Darwin a Down House: nascosto in bella vista. Il volume non contiene lettere di accompagnamento o note, e non possiamo quindi sapere chi inviò la copia a Darwin e quando.
Sappiamo solo che Darwin lo ricevette e lo aggiunse alla libreria nello studio, dove custodiva i suoi testi scientifici. La biblioteca di Darwin comprendeva circa 890 libri; alla sua morte tutti i volumi passarono al figlio Francis (il suo ex libris si trova nella controcopertina), e nel 1908 la biblioteca fu trasferita alla Botany School Library a Cambridge. In seguito la collezione di libri, insieme a moltissimo altro materiale, fu affidato dai discendenti della famiglia Darwin alla Cambridge University Library. Da qui, i libri sono tornati in prestito a Down House per essere esposti nello studio. Tra quei libri ci sono 28 copie dell’Origine delle specie, in varie edizioni e lingue. Ora sappiamo che una di queste e` la prima edizione italiana, identica al libro che avete in mano.
Ma perché allora non lo avevamo trovato prima? Il motivo è legato alla data di pubblicazione, che nel catalogo dell’English Heritage era indicato come 1865 anziché 1864. In realtà non si tratta di un errore, ma di una svista dovuta al fatto che il libro riporta due date: sul dorso si legge la data del 1864, mentre la prima pagina che si incontra aprendo il volume riporta la data del 1865. Qui si nota anche un altro nome, quello dei Fratelli Bocca di Torino: un editore che pubblicò molti testi evoluzionistici a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. Un paio di pagine più avanti, poi, compare il frontespizio del 1864, uguale a quello di questa ristampa; anche il resto del libro è identico in ogni sua parte alla copia che avete in mano.
Zanichelli nel 1864 stampà dapprima solo i primi tre capitoli e li diffuse con lo scopo di raccogliere sottoscrizioni per completare il lavoro. Questa strategia era comune all’epoca nel mercato delle traduzioni di opere scientifiche: il grosso del costo per l’editore infatti consisteva nella traduzione, e prima di impegnarsi a tradurre tutta l’opera Zanichelli aveva voluto verificare l’interesse del pubblico per il libro.
Zanichelli stampò effettivamente il volume completo nel 1864, ma la copia di Darwin ci rivela che l’anno seguente si accordò con i Fratelli Bocca per pubblicare una ristampa congiunta, forse allo scopo di ampliarne la diffusione. La scoperta è così recente che stiamo ancora lavorando per ricostruire la vicenda: abbiamo appena iniziato a confrontare la copia di Darwin con il primo fascicoletto di tre capitoli, con quindici altre copie del volume conservate nelle biblioteche italiane e con la copia originale che si trova negli archivi Zanichelli. La speranza è scoprire qualcosa di nuovo sulla storia dell’edizione italiana di uno dei libri più importanti di tutti i tempi.
Estratto dall’introduzione della nuova ristampa anastatica della traduzione italiana dell’Origine delle specie del 1864, di Charles Darwin, pubblicata da Zanichelli. Prefazioni di Marco Ferraguti e Chiara Ceci.