D ella Basilica di San Giovanni, nell’omonima piazza romana, alcune cose sono molto note, altre meno. È la Cattedrale di Roma, ad esempio, e questo rientra nelle cose notissime. È stata costruita in una prima forma nel quarto secolo. Fu sede del papato fino allo spostamento della Santa Sede ad Avignone. Nella Basilica, anno domini 896, si celebrò il “Sinodo del cadavere”: papa Formoso, deceduto, venne fatto riesumare dal suo successore, Stefano VI, e quindi processato, seppur da morto: più che per questioni spirituali, il fatto è che imperversavano durissime lotte di potere. La sentenza lo riconobbe colpevole, fu colpito da una sorta di damnatio memoriae, e il suo cadavere distrutto e gettato nel Tevere.
Leggendo la Guida alle reliquie miracolose d’Italia, un piacevolissimo libro scritto da Mauro Orletti per Quodlibet, si scopre un’altra cosa, assai meno macabra. Secondo alcuni testi medioevali, lì dentro nella Basilica, da qualche parte, erano custoditi – lo sono ancora? – i raggi della stella cometa che guidò i Magi nel loro viaggio verso Betlemme, per assistere alla nascita di Gesù Cristo, stando a quanto riferisce il vangelo di Matteo. Tra tutte le reliquie raccontate nel libro – organi, capelli, pezzi di legno, ossa, gocce di latte, pietre utilizzate per la lapidazione, pelli, e così via – di sicuro la più luminosa. La più oscura, invece, è una lettera; dove l’oscurità dell’oggetto deriva dall’autore della missiva. Ovvero Satana, che utilizzò inchiostro e carta per tentare una suora del convento di Palma di Montechiaro, in Sicilia; la lettera è ancora conservata nel monastero di clausura, nell’agrigentano.
Nella vastissima letteratura che riguarda il Cristianesimo, il culto delle reliquie occupa un posto di estremo fascino, da cui non sono rimasti estranei artisti e scrittori anche piuttosto allucinati come Philip K. Dick. Le storie che racconta Orletti – storie di viaggi e furti, inganni e violenze – tracciano la mappa immaginaria di un’Italia, e di un’Europa, in perenne movimento, un andirivieni che riguarda uomini di potere, avventurieri, popoli e fedeli che si raccolgono intorno al culto dei santi. Combattendo per il possesso di un frammento del corpo, mercanteggiando per un oggetto legato al santo se non addirittura alla divinità. Diverse parti del corpo di San Rocco sono collocate a Venezia, e poi “un braccio a Voghera, uno a Roma, una tibia a Montpellier, una rotula a Locorotondo, un frammento osseo a Genova, un tallone a Frigento, una porzione di scapola a Scilla, un dito ad Alezio”. E la croce, il Sacro Legno: già nel suo Trattato sulle reliquie, Giovanni Calvino (Jehan Cauvin, il riformatore del cristianesimo) azzardava che se tutti i pezzi attribuiti alla croce fossero radunati assieme, se ne sarebbe ricavata una grande nave.
Orletti adotta uno stile cronachistico, essenziale, lasciando che le storie raccolte si coagulino per formare un mosaico vivace.
Questa Guida alle reliquie miracolose d’Italia, va da sé, non è un trattato teologico, ma il racconto di Orletti sa essere attento e rispettoso – anche quando ricorre all’ironia, l’autore non è mai beffardo, ecco. Il libro si concentra sui santi “storici” del cristianesimo, e quindi tra gli altri Sant’Antonio, San Martino, San Giuseppe, San Michele Arcangelo e così via; tuttavia il culto delle reliquie non è affatto estinto, sia perché continuano a essere prodotte sia perché continuano a essere commerciate o trafugate. E così esistono reliquie di San Giovanni Paolo II: gocce di sudore su un tessuto, ad esempio. Ancora, basta farsi un giro su eBay per imbattersi in pagine e pagine con oggetti sacri venduti come reliquie. Per quanto riguarda i furti, invece, e questa storia è raccontata da Orletti nella sua Guida, bisogna tornare all’ottobre del 1991: ad attentare al mento e alla lingua di Sant’Antonio, venerate nella Basilica di Padova, furono gli uomini di Felicetto Maniero, il boss della mala del Brenta, che intendeva trattare per il rilascio di suoi uomini. Più recentemente, nel giugno 2015, i carabinieri che perquisirono a Lodi l’abitazione di un disoccupato calabrese ritrovarono i guanti usati da Padre Pio per proteggersi dalle stimmate, custoditi in una teca di cristallo e legno dorato.
Già come accaduto per la Piccola storia delle eresie, Orletti adotta uno stile cronachistico, essenziale, lasciando che le storie raccolte si coagulino per formare un mosaico vivace e – per quanto possa sembrare contraddittorio, visto che la materia racconta di pezzi di cadaveri e quant’altro – estremamente vitale. Del resto, per ogni reliquia, per ogni brandello di ossa o lingua o occhi appartenuti a un santo defunto, ci sono state e ci sono a tutt’oggi migliaia di persone in carne e ossa che gli si radunano intorno, confidando nella preghiera, nel conforto, nel miracolo, o perché no, nella potenza di una trattativa.