L
a serie televisiva prodotta da Netflix Glow, quella prodotta da Hulu The handmaid’s tale e, adesso, la pubblicazione per Nottetempo del romanzo di Naomi Alderman Ragazze elettriche, danno rilevanza a un tema, quello della narrazione femminista e femminile, su cui è necessario fermarsi a ragionare – considerato anche il successo di pubblico. Soprattutto per The handmaid’s tale, tratto, come è noto, dal romanzo di Margaret Atwood e tradotto in Italia con il titolo Il racconto dell’ancella, e per il romanzo di Alderman (scritto sotto la supervisione della stessa Atwood che ha speso molte parole buone per il libro), è evidente come il genere distopico sia scelto come il più adatto per narrare vicende all’ombra di uno stato totalitario, gerarchico, oppressivo e liberticida. Eppure, come si vedrà, tra il libro di Atwood e la relativa serie e il romanzo di Alderman esiste un rovesciamento fondamentale dei termini che porta a diversi scenari.
Atwood ambienta la sua teocrazia militare in un ambiente urbano apparentemente normale alludendo in maniera significativa ai quartieri residenziali eleganti americani. Vittime sono le donne, private di ogni identità e definite secondo le loro funzioni (Ancelle, Mogli, Zie, Non-donne), che sono rigidamente controllate per il processo di procreazione gestito da una gerarchia patriarcale: a loro è proibito tutto e le Ancelle, donne giovani e fertili, devono forzatamente accoppiarsi con i Comandanti per continuare la filiazione. Vestite di rosso con una cuffia bianca che ha ali molto grandi (e che dopo la serie televisiva è divenuta un simbolo della protesta femminista con l’eclatante caso della protesta pro-aborto in Ohio dove le donne indossavano gli abiti del libro), partoriscono figli non desiderati e concepiti senza amore da cui dovranno separarsi dopo il parto per consegnarli alle Mogli, spose dei comandanti, che penseranno a crescerli. Nel libro di Atwood, e con un espediente differente nella serie televisiva, si intravede però uno spiraglio di speranza che resta vivo nel tentativo della protagonista di lasciare memoria di come era la vita prima della dittatura.
Ragazze elettriche invece, tradotto per la prima volta in Italia da Silvia Bre, come detto rovescia i termini del romanzo di Atwood e lo fa descrivendo un vortice di violenza assai più crudo in cui non esiste redenzione.
La forma del potere è sempre la stessa; è la forma di un albero. Dalle radici fino alla cima, un tronco centrale che si ramifica e ramifica all’infinito, aprendosi in dita sempre piú sottili, protese in avanti. La forma del potere è il disegno di una cosa viva che tende verso l’esterno, e manda i suoi sottili filamenti un po’ oltre, e ancora un po’ piú oltre.
Con queste parole si apre il romanzo, che mette subito in scena una riflessione sulle diramazioni del potere e sul suo valore universale di comando. In Ragazze elettriche viene inscenata, con una abilità narrativa realmente impressionante, una complessa costruzione angosciante e brutale, quella di una dittatura di donne che si appropriano di un potere che è sempre stato tra le mani di una società secolarmente maschilista. Questo diviene possibile grazie ad un misterioso potere, non si sa se figlio di una mutazione genetica o dell’inquinamento radioattivo delle acque, quello di fulminanti scariche elettriche che nascono dalle mani. Le varie protagoniste si accorgono di avere il potere in maniera diversa: Roxanne chiusa in un armadio da un gruppo assassini, Tunde, unico maschio, giornalista, che lo documenta quando lo vede in azione in una ragazza che si libera così da un molestatore toccandogli il braccio, e Allie, quando l’uomo che l’ha adottata prova ancora a violentarla. Come si evince, il potere nasce sempre quando l’uomo è in procinto di fare del male.
Questa scarica, che defluisce dalle punte e dai palmi delle mani, sembra essere il giusto e doveroso risarcimento per le violenze subite. Inizialmente questo potere figura come una malattia, un male da estirpare in quel filamento di muscoli rosso-violaceo appena sotto lo sterno: ma poi si scopre che il potere può essere trasmesso tramite un semplice tocco, che il potere può essere allenato e potenziato, che può uccidere ma anche guarire e una volta posseduto non può scomparire. Il potere allora si trasmette letteralmente da una mano all’altra ed inizia ad essere utilizzato per rovesciare regimi, per appoggiare più o meno violenti governi e per relegare gli uomini in una zona d’ombra, lontani dal potere e puniti in maniera violenta per qualsiasi infrazione. Così recitano le nuove prescrizioni:
Agli uomini non è più permesso di riunirsi, nemmeno in casa, in gruppi piú grandi di tre, senza una donna presente. Agli uomini non è più consentito di votare – perché i loro anni di violenza e di indegnità hanno dimostrato che non sono adatti a prendere decisioni o a governare.Una donna che colga un uomo a disobbedire a queste leggi in pubblico è non solo autorizzata, ma tenuta a punirlo immediatamente. Qualunque donna venga meno a questo dovere sarà considerata una nemica dello Stato, una complice del crimine, un elemento che tenta di minare la pace e l’armonia della nazione.
La questione che il romanzo pone al lettore, e che per questo segue l’itinerario tracciato da Atwood nel suo romanzo, intreccia la questione di genere con quella della gestione del potere: “la natura e l’uso del potere umano possono cambiare in due modi. Il primo è quando un ordine viene emesso dal palazzo, un comando rivolto al popolo che impone ‘Cosí sia’. Ma l’altro, il più certo, il più inesorabile, si ha quando quelle migliaia di migliaia di punti luminosi inviano ciascuno un nuovo messaggio. Quando il popolo cambia, il palazzo non può opporsi. Come è scritto: ‘Lei accoglie il fulmine nella mano. Gli comanda di colpire’”. Le scariche elettriche provocano dei rovesciamenti in ogni angolo del mondo: dagli Stati Uniti alla Nigeria dalla Mecca, dove le donne con il nijab si prendono una vendetta da lungo tempo attesa, fino alla Moldavia dove il sovvertimento segue un ordine che da straordinario diviene prassi. Eppure, ciò che dal libro risalta, è che questo rovesciamento non porta né felicità né serenità.
Le donne che salgono al potere non fanno altro che replicare il tedioso e forzuto esercizio maschile, inaridendo i pensieri, congelando i desideri e finendo per limitare la fantasia. Alderman indugia con la sua narrazione sulle nuove violenze, come il racconto di uno stupro di un uomo ad opera di un gruppo di donne. Si crea un vortice di soprusi inarrestabile, dove anche gli uomini, che non accettano il nuovo ordine, agiscono tramite atti di terrore per ristabilire l’ordine precedente. La domanda che nasce dal libro è quella che lega la violenza al potere, ovvero se i due termini sono indissolubilmente inestricabili. A leggere Ragazze elettriche la risposta sembrerebbe essere affermativa, perché il potere porta con sé una cupezza che dissolve la comunicazione, i legami e le individualità. Eppure nel libro affiorano debolmente e in pochi casi, momenti in cui la fragilità supera la potenza dell’elettricità e in quel momento, in quei singoli e rari istanti, sembra che le donne protagoniste ritrovino l’essenza più intima, quella che più si avvicina all’amore e ad una concezione autentica di sé.
Nella serie targata Netflix invece, dove è rifiutato ogni spunto distopico, viene raccontata la costruzione, in tutte le sue fasi, dai provini alla registrazione, di uno show televisivo sul wrestling femminile: la narrazione però serve soprattutto a mettere in scena il racconto della miseria delle protagoniste che si muovono lungo un percorso di riscatto che superi le singole criticità nel tentativo di creare una identità nuova. Il wrestling serve alle donne come uno sport teso alla liberazione del corpo e ad una sua riappropriazione: questo accade alle attrici passando da una gravidanza difficile, dai tradimenti di un uomo, dalla nuova percezione del proprio aspetto e da una diversità sulla scena che viene poi percepita soprattutto dagli spettatori uomini.
Il significato di strizzarsi in costumi coloratissimi, di cotonarsi i capelli fino all’estremo e costruire una propria identità sul ring proietta le donne in una dimensione ludica che avvicina ad una trasformazione personale, ad una metamorfosi che si costruisce grazie al rapporto amicale e confidenziale tra le attrici. Se vista in relazioni alle opere di Alderman e Atwood, Glow, seppure in una netta e chiara differenza di natura, sembra suggerire un controllo del corpo autentico, differente ovviamente dallo sfruttamento delle ancelle, ma anche da un potere violento che non porta nessun tipo di vantaggio, se non quello di instaurare un finto nuovo che nasce già vecchio: le lottatrici dello spettacolo Glow sembrano riuscire a fermare quei momenti di conoscenza che in Ragazze elettriche durano un istante ed appaiono così più autentiche.
Ragazze elettriche, che si muove all’interno di una cornice costruita sul dialogo tra due accademici che discutono sul romanzo, quello che leggiamo, scritto da uno dei due, principia sotto l’egida dell’Antico Testamento e, più in particolare, del libro di Samuele, il cui ottavo capitolo viene riportato in apertura. Si tratta dei versetti in cui il Signore dice a Samuele di assecondare il popolo e di dare loro un re:
E Samuele disse loro: ‘Questo sarà il diritto del re che regnerà su di voi: prenderà i vostri figli per destinarli ai suoi carri e ai suoi cavalli, li farà correre davanti al suo cocchio, li farà capi di migliaia e capi di cinquantine, li costringerà ad arare i suoi campi, mietere le sue messi e apprestargli armi per le sue battaglie e attrezzature per i suoi carri. Prenderà anche le vostre figlie per farle sue profumiere e cuoche e fornaie. Prenderà pure i vostri campi, le vostre vigne, i vostri oliveti più belli e li darà ai suoi ministri. Sulle vostre sementi e sulle vostre vigne prenderà le decime e le darà ai suoi cortigiani e ai suoi ministri. Vi prenderà i servi e le serve, i vostri armenti migliori e i vostri asini e li adopererà nei suoi lavori. Metterà la decima sulle vostre greggi e voi stessi diventerete i suoi servi. Allora griderete a causa del re che avete voluto eleggere, ma il Signore non vi risponderà’.
Il popolo vuole un re che regni su di loro, anche se questo condurrà a tutte le difficoltà di cui viene data anticipazione. In gioco c’è il rapporto tra la regalità divina e quella umana nel libro di Samuele: nel romanzo di Alderman si muove un corpo a corpo simile, con la scosse elettriche che assumono un valore sovrumano nelle dinamiche tra esseri viventi. La domanda che resta senza risposta è quella sulla natura della soglia che unisce e divide, come è nella sua natura, potere, bellezza e fragilità.