L
a nonna di Angelo ha, a quanto pare, i giorni contati. Siccome il mondo senza la nonna farebbe davvero schifo, bisogna fare in fretta per dargli almeno un po’ di conforto. Angelo e la sua famiglia partono per andare a trovarla. Il viaggio è in macchina, la nonna abita molto lontano. Dopo una serie di tipici intoppi da viaggio in famiglia, la truppa fa sosta per sgranchire le gambe in una piccola stazione deserta vicino a un bosco. Angelo si distrae un attimo – va a caccia di dinosauri, vicino ad un bidone della spazzatura – e come in Mamma, ho perso l’aereo viene lasciato indietro. La reazione del ragazzino è un panico mostruoso che lo porta ad attendere i soccorsi: ma i soccorsi non arrivano. E rimane solo. Cerca quindi di fare un goffo autostop per arrivare comunque dalla nonna, ma a quanto pare il mondo non si commuove nemmeno davanti ad un pargolo che chiede un passaggio sul ciglio della strada. A quel punto Angelo tira fuori il coraggioso esploratore – lo stesso che era andato in cerca di dinosauri poco prima – e si inoltra nel bosco: “piuttosto passo da qui, sarà meno pericoloso” si dice. E mentre il suo lieve passo calpesta i primi ramoscelli, già il sottobosco mormora e ci lascia intendere che quello non è un bosco come tutti gli altri.
Angelo è un bambino, un ragazzino scherzoso come tanti. Ha quell’età speciale – dieci, undici, dodici anni – per cui ci si affaccia alla vita con un miscuglio di curiosità e terrore, credendo ancora alle favole ma cercando di convincersi che sono solo cose da poppanti. Si sente palpabile il peso delle prove che stanno per presentarsi davanti a noi, e allo stesso tempo non si vede l’ora di cominciare un nuovo ciclo di esperienza.
Si entra nel bosco cercando di tornare a casa sicuri lungo un sentiero già battuto, ci si perde giocati dall’oscurità dei cespugli, dei rami aggrovigliati, dalla stazza degli alberi, con gran fatica in quel nuovo ambiente ostile cerchiamo un orientamento, ritroviamo la via e si esce alla luce del sole, che sembrava perduta per sempre. Dall’incipit della Divina Commedia a La bambina che amava Tom Gordon di Stephen King, il bosco, la selva oscura, la foresta intricata ed intrigante, resta la metafora perfetta del percorso di crescita, non tanto intesa in senso biologico, ma psicologico, emotivo, spirituale. Con la stessa leggera noncuranza con cui Angelo si getta nel bosco, così il bambino che diventa adolescente si ritrova invischiato nella crescita, meccanismo “ottuso” per eccellenza, perché non cè possibilità di marcia indietro o ctrl+z. A questo fenomeno così irreparabile non ci si può opporre, come per una reazione nucleare, che una volta avviata niente può fermare. Ed è forse in questa fase che nel bambino nasce l’idea di trasformazione, di caducità, di destino. Di morte. Ma il bosco è solo una prova da superare, non un enigma inconoscibile come la vita: l’individuo l’affronta, stringe i denti, raccoglie le forze, ottiene il risultato sperato e si dirige a grandi passi verso un nuovo cimento.
Tante favole, tante storie, tante leggende sono ambientate in un bosco. Solo una però si è spinta un po’ più in là. Pinocchio è una storia di vicende e vicissitudini e grandi prove; come tutti sappiamo ad un certo punto il marmocchio di legno finisce dentro la pancia di una balena. La vicenda della balena è addirittura l’archetipo della foresta che stringe, soffoca e mette alla prova, privando della luce, ma è anche di più – come nel mito biblico di Jona, che trascorse tre giorni nel ventre della balena –, è la metafora della grande prova finale, quella che il destino ha assegnato a tutti noi, senza discriminazione, in maniera ecumenica. Se ci soffermiamo sul fatto che proprio Winshluss, al secolo Vincent Paronnaud, nel 2008 abbia dato alle stampe una versione a fumetti di Pinocchio – che non è solo un remake cyberpunk del tomo di Collodi, ma è un capolavoro di satira e critica dei (molti) vizi e delle (pochissime) virtù dell’essere umano, possiamo renderci conto come le ribalde avventure di Angelo contenute Nella Foresta Buia e Misteriosa nascano da suggestioni ben rodate sull’argomento.
Alla stregua di un Frank Baum o un Lewis Carroll, Winshluss arricchisce la scampagnata del suo protagonista con astrusi e irripetibili personaggi da favola.
Winshluss passa da una war-machine silenziosa e selvaggia come Pinocchio ad Angelo, sveglio ragazzo occhialuto, ferrato con un gran un coraggio, chiacchierone e un po’ sfacciato. Un salto eclettico che però conserva, come dicevo, un filo rosso che collega le opere del nostro geniaccio dalla doppia anagrafe. Luci differenti ma contigue, forze diverse – eppure ugualmente sincere – che emergono dalla resa grafica del prodotto finale. Se Pinocchio è un intruglio di vignette sovranamente grottesco e inventivo, il mondo di Angelo è un universo barcollante, colorato, impreciso, ma carico di vita e meraviglia. Alla stregua di un Frank Baum o un Lewis Carroll, Winshluss arricchisce la scampagnata del suo protagonista con astrusi e irripetibili personaggi da favola, rivisitati e corretti con quella punta di oscura modernità che è la cifra del corrosivo autore francese: c’è Fabrizio che si sente volatile rinchiuso nel corpo di scoiattolo, ci sono Jojo il verme e Franky il rospo, coppia di biscazzieri da cui tenersi alla larga, c’è la Strega pappa-bambini di Hansel e Gretel sposata con Ciccio, un orco gigante vestito da impiegato, nevrotizzato dalla vita in ufficio.
Il tutto immerso in un’atmosfera di frontiera, un po’ magica e un po’ fumosa, losca e incantata, che tratteggia una poetica originale, accattivante. Si ha quasi la sensazione di intravedere i prodromi della foresta della mini-serie animata Over the Garden Wall, gemma pura che sarebbe apparsa nel palinsesto di Cartoon Network solo qualche anno più tardi dalla pubblicazione delle avventure di Angelo. A proposito, premettendo che quando si parla di fiabe non esistono spoiler, la storia finirà nel migliore dei modi, non tanto per il polverosissimo “e vissero tutti felici e contenti” che fa la gioia di ogni educatore, ma per una magnifica irruzione eclatante della favola nell’arida realtà delle cose.
Nella Foresta Buia e Misteriosa è, come tutti gli altri lavori di Winshluss in Italia, edito in modo impeccabile da Comicon Edizioni, che ha avuto l’ardire e l’ardore di portare nel nostro paese questo grande autore. Il libro è uscito in Francia nel 2016 e si è aggiudicato la prestigiosa Pepita d’oro al Salone del Libro e della Stampa per Ragazzi di Montreuil. Non è un caso che l’autore capace delle visioni bestiali del suo Pinocchio abbia tra le sue corde anche la più morbida materia della fiaba, meno rancorosa certo, ma altrettanto penetrante di un violento pamphlet satirico.
Quindi: chi è in cerca delle truci atmosfere di Pinocchio non troverà pane per i suoi denti. Allo stesso modo, chi vuole farsi un paio di risate con l’eretico sarcasmo alla In God We Trust rimarrà a bocca asciutta; quelli invece che avranno voglia di scommettere e tuffarsi in una storia d’azione e d’avventura – satura di colpi di scena – scopriranno davvero un capolavoro, forse ineguagliabile. Un atto di grande coraggio per un autore che lavora su diversi livelli, ma che qui non risparmia una goccia di sudore della sua bravura.