V argas Llosa è stato il primo scrittore peruviano a vincere, nel 2010, il premio Nobel per la letteratura. Il riconoscimento fu assegnato “per la sua cartografia delle strutture del potere e per le acute immagini della resistenza, rivolta e sconfitta dell’individuo”. Nel suo nuovo romanzo, Crocevia (Einaudi), si ritrova ancora al centro il lato oscuro della vita politica. Lima è minacciata dagli attacchi terroristici. I personaggi abbandonano all’improvviso discorsi e cene allo scattare del coprifuoco. La vicenda sentimentale ed erotica di due donne comincia proprio perché Chabela è a casa di una vecchia amica, Marisa, e dopo aver cenato e bevuto si accorge che è troppo tardi per andare via: “Chabela doveva rimanere senz’altro da Marisa, era meglio che farsi arrestare da una pattuglia per non aver rispettato il coprifuoco. Maledetto coprifuoco. Ma, certo, il terrorismo era peggio”.
Ecco dunque che l’attrazione tra le due si innesca perché la Storia le spinge una notte a stare a casa insieme e a dormire nello stesso letto. Per Mario Vargas Llosa l’esistenza intima degli individui è sempre il risultato dell’interazione con lo scorrere più ampio della vita della società. Il potere modella le epoche, le epoche plasmano i cittadini, i cittadini sovvertono il potere. Nello stesso modo, ma con una violenza maggiore, anche il marito di Marisa, Enrique Cárdenas, viene sbalzato dalle sue abitudini per un raggiro oscuro tramato da un potere all’inizio senza volto. Viene ricattato – esistono foto che lo ritraggono in un’orgia – e lui, famoso e ricco, rifiuta di piegarsi alle minacce. Enrique si consulta con un vecchio amico, Luciano, marito di Chabela: “è il mio migliore amico da quando portavamo i pantaloni corti, ma continuerà a esserlo dopo questa cosa?”.
Inquietudine, vergogna, morbosità e seduzione precedono l’esplosione dello scandalo. Tutta Lima non parlerà d’altro. La trama narrativa costruita da Llosa svela poco alla volta l’altra trama, quella politica, la trappola in cui è precipitato Enrique. La sua parabola è una caduta a picco. Precipita prima dentro se stesso, dimagrendo, poi si affossa in una disperazione incredula, finché la discesa non lo porterà a toccare il fondo in una turpe prigione abitata da mostri. La decadenza coinvolge tutto il paesaggio: “La città si faceva sempre più povera e vecchia a mano a mano che procedeva, tra i banchetti delle venditrici di fiori, di cibo, di frutta, di dolciumi di ogni genere, le vecchie case coloniali che sembravano sul punto di crollare, i ragazzini cenciosi, i mendicanti e i perdigiorno che dormivano ancora sdraiati negli androni o sotto i lampioni”.
L’intreccio tra morbosità e sottomissione è uno dei pilastri che tiene in piedi la letteratura di Llosa.
La Lima di Crocevia è deserta, ci si aggirano solo spazzini, nottambuli, mendicanti, qualche vagabondo addormentato in giro. Gli avvoltoi beccano l’immondizia e gracchiano. Il cielo plumbeo detta giornate grigie e l’umidità appanna i vetri nelle auto incastrate nel traffico intenso. Questa opacità dell’aria è composta della stessa sostanza che annebbia i protagonisti della storia: tutti ambigui, tutti in bilico tra desiderio di giustizia e inclinazione al compromesso. Marisa tradisce il marito con un’amica, il marito a sua volta mente all’amico. In mezzo a questo territorio in cui gli esseri umani attraversano di continuo il confine tra luce e buio, tra verità e menzogne, si colloca il giornalismo. Il sistema dell’informazione è in grado di infangare un uomo onesto come di denunciare la dittatura politica, che si serve proprio dei giornali per combattere gli avversari. Il giornalismo diventa la quintessenza delle contraddizioni: ora copre i fatti, ora li smaschera. È proprio verso questo l’orizzonte che si dirige tutto il romanzo, portando i personaggi e lettori a rispondere alla domanda che aleggia in ogni pagina: chi c’è dietro questo scandalo? E perché?
Il primo romanzo autobiografico di Vargas Llosa, La città e i cani, raccontava la vita della scuola militare di Lima. C’era già l’attitudine a orbitare intorno a violenza e sesso: in quel caso i protagonisti erano degli adolescenti appena arrivati nel collegio e vessati da fenomeni di nonnismo. L’intreccio tra morbosità e sottomissione, uno dei pilastri che tiene in piedi la letteratura di Llosa, sosteneva anche uno dei suoi capolavori, Avventure della ragazza cattiva, storia della passione umiliante di un uomo che osserva la distruzione della propria vita a causa dei desideri e delle fughe di una misteriosa donna.
In Crocevia Vargas Llosa torna a raccontare la dittatura. È un libro che può si inserire nel cosiddetto sottogenere dei “romanzi della dittatura”, tradizione letteraria ispanoamericana che comprende una costellazione di romanzi e di scrittori che va da Gabriel García Márquez (colombiano) a Carlos Fuentes (messicano), da Augusto Roa Bastos (paraguaiano) ad Alejo Carpentier (cubano), fino a Roberto Bolaño (cileno). Pur scrivendo un libro dalla struttura semplice e dall’impianto per nulla complesso – né affidandosi a virtuosismi stilistici – con questo ultimo testo Vargas Llosa conferma la sua volontà di raccontare sentimenti forti, che fanno crollare anche gli uomini e le donne più saldi. Quando descrive gli incontri tra Marisa e Chabela, le due si guardano negli occhi “con complicità e un accenno di spudoratezza, nascondendo il turbamento”. Ma tutti i suoi personaggi prima o poi tremano dalla testa ai piedi, scossi da agitazioni lancinanti, che si tratti di terrore o di godimento.
Dopo una serie di colpi di scena che investono i protagonisti di Crocevia e il destino del Perù, il sole splende solo a dieci pagine dalla fine: “Era un’assolata mattina di domenica e finalmente l’estate a Lima era cominciata davvero. Si erano svegliati presto con l’idea di trascorrere la giornata nella casa al mare che avevano a La Honda e mangiare lì con alcuni amici, ma dopo colazione avevano deciso di tornare a letto e passare la mattinata a leggere in tranquillità. Forse più tardi sarebbero andati a mangiare in un buon ristorante”. Alla “cartografia delle strutture di potere” si aggiunge così una nuova sezione. Una nuova visita del Perù reale percorsa su strade letterarie. Dopotutto, in È pensabile il mondo moderno senza il romanzo?, Vargas Llosa scrive: “L’irrealtà e le menzogne della letteratura sono anche un prezioso veicolo per la conoscenza di verità nascoste della realtà umana”.