C
rawl Space significa intercapedine. In un’intercapedine il più delle volte si entra con difficoltà, quasi strisciando. Un’intercapedine può stare tra una parete e l’altra e può nascondere chissà quale misterioso tesoro. Provate solo ad immaginare cosa può nascondere un’intercapedine che si apre tra una dimensione e l’altra? La giovane Daisy, appena trasferitasi in città, lo sa, dato che è proprio questo genere di intercapedine quella che scopre nello scantinato della sua nuova casa. Questo crawl space, il cui accesso è celato all’interno di una lavatrice e di un’asciugatrice, non è una Casa sull’Abisso e nemmeno uno stargate per viaggi nello spazio e nel tempo, ma è più una frontiera, un casello autostradale attraverso il quale Daisy e la sua quasi-amica Jeanne-Claude arrivano ad una regione sconosciuta, un mondo dove una flora ordinata e sfavillante danza dentro foreste, boschi e sottoboschi policromi, un mondo nel quale ogni elemento è esattamente al suo posto e nel giusto giuoco cromatico, tutto il contrario della monotona realtà dominata dai soliti, noiosi fenomeni in bianco e nero.
Se questa è la flora, la fauna non è da meno: esseri gentili e ben educati che, seguendo la tradizione del viaggio nel paese delle meraviglie, non esitano un istante ad offrire un tè (alla lavanda) alle nuove arrivate. Si esce con facilità da questo canale segreto, tramite un esercizio di respirazione ed abbracciando tutte le sensazioni del nostro ipotetico karma sfarfallante. Attenzione però: questo viaggio non funziona con tutti, bisogna avere risolutezza ed una mente pura per vedere tutto quello che c’è da vedere nell’Intercapedine. Tornati alla realtà, fuori dallo scantinato si rimane ancora un po’ intirizziti, il contatto con il mondo esterno è diverso, dopato, come se l’esperienza avesse lasciato il segno, forse quello di una lieve assuefazione. Si può arrivare a vedere un arcobaleno notturno, simbolo di buona fortuna, come se i ghirigori dell’intercapedine riescano a dettar legge anche al di fuori dell’oblò della lavatrice-asciugatrice. Daisy dice a Jeanne-Claude di tenere la bocca chiusa, i genitori non sanno niente di questa scoperta e lei non vuole che casa sua si trasformi in una party-house strapiena di perdigiorno che per i loro viaggetti psicotropi fanno finta di essere suoi amici, ma Jeanne-Claude non riesce a mantenere il segreto nemmeno per ventiquattro ore ed il giorno dopo si uniscono nuove compagne alle loro promenade psichedeliche. Daisy pian piano si sente meno sola, circondata da nuovi amici, ma se è vero che l’osservazione del fenomeno influenza il fenomeno stesso, cosa succederà al mondo dentro l’Intercapedine investito da questa inaspettata ondata di turismo?
Pian piano Jesse Jacobs si è aperto la strada all’interno del mercato italiano, grazie anche al sostegno, davvero ben congegnato, della rampantissima realtà editoriale di Eris Edizioni che ha pubblicato con coraggio, ormai quasi quattro anni fa, il suo primo lavoro tradotto in italiano, Safari Honeymoon. Già da allora, da questo racconto di una luna di miele trascorsa tra i tentacoli di un animalario impossibile, Jacobs aveva espresso i nodi della sua poetica fatta di eventi bizzarri, giostre policrome, miniature impeccabili, mandala fluorescenti, luoghi e creature imparentate con la realtà che conosciamo ma al contempo del tutto xenomorfe, extramondane, alienoidi. È poi venuto E così conoscerai l’universo e gli dèi, dove divinità alle prime armi si impegnano nella realizzazione del cosmo come se fossero a lezione di Creazione, che ha fatto crescere la curiosità per questo meticoloso autore. E a proposito di curiosità, il percorso della pubblicazione italiana dell’opera di Jesse Jacobs è intrigante perché intercetta le entità più interessanti (e misconosciute) dell’editoria italiana. Dopo i due titoli suddetti proposti da Eris, penso a Vivono in me, un ottimo Jacobs in bianco e nero, dato alle stampe nel 2017 in grande e pregevole formato da Hollow Press e al complicatissimo (nel senso buono) Bumper Crop, che unisce l’effervescenza visiva del canadese alla tecnica ineguagliata dei tipi di Stranedizioni. E a margine penso anche alla sontuosa mostra durante il Ratatà dell’anno passato (e a quella di Treviso Comic Book Festival di qualche mese dopo), che ha collaborato a far conoscere le opere dell’autore ad un pubblico più ampio. Questo flipper alternative e sotterraneo è senz’altro espressione di una rispolverata sensibilità da parte delle piccole case editrici nostrane, una ventata di ottimismo per il futuro dell’editoria a fumetti in Italia.
Tutte le storie di Jesse Jacobs sono storie di personaggi che corteggiano o si fanno corteggiare da Madre Natura.
Jesse Jacobs, nonostante quella sua faccia da misurato apollineo, mi appare come un moderno dionisiaco, degno di ricadere nella classificazione del saggio Il Dio dell’Ebrezza di Elémire Zolla. Il canadese narra e spiattella i suoi mondi sconosciuti non per mera stravaganza, ma per arrivare al nucleo di una lacerazione profonda degna degli studi di un antropologo alla Levi-Strauss, quella tra Uomo e Natura. Ha scrupolosamente intuito che la nostra civiltà, nel senso culturale del termine (e forse anche cultuale), ha un debito gigantesco con l’uso sbagliato di un fungo, di una radice, di un’erba che ha dischiuso en passant le porte della percezione ad un qualche distratto cavernicolo.
Quell’incidente di percorso ha probabilmente fatto sì che s’avviasse il cammino dell’evoluzione – la nascita della coscienza in senso stretto va quindi intesa come un bad trip, o comunque un glitch nel quieto vivere dello scimmione che dorme dentro di noi da 40.000 anni. Jacobs, affascinato dal lato scientifico dell’esistenza, ma anche conscio delle sue irrimediabili illusioni, sa che gli esseri umani vengono dalla Natura e che a quella Natura tornerebbe se non ne fossero oramai irrimediabilmente terrorizzati da quelle decine e decine di facce, grugni, musi, orecchie, fauci, denti a sciabola, foglie, fiori, petali, pistilli, tronchi, pseudopodi, gemme, schegge, rocce, brecce e sassi. Questo overbooking di presenze è la linfa vitale dei suoi fumetti. Tutte le storie di Jesse Jacobs sono storie di personaggi che corteggiano o si fanno corteggiare dal gorgoneion di Madre Natura, come se dentro di sé sapessero che ritornando ad essa riacquisterebbero la ragione tramite la leggerezza di un armistizio inaspettato. Daisy, ultima di una stirpe infinta di psiconauti, questa cosa la sa bene e, dopo aver “chiuso” con l’Intercapedine, si aprirà, con un certo fiuto, la via ad una nuova serenità.
Un insetto e Dio sono alleati tra loro, forse addirittura imparentati, perché entrambi operano al di fuori del Tempo. L’Uomo, che è frutto specioso della Storia, si è posto fuori da questo “vantaggioso” recinto, ed è condannato a vedere il paradiso terrestre dal buco della serratura. È anche vero che una passiflora, una cavalletta, una proscimmia o Dio in persona non potranno mai fare fumetti, giacché per qualche oscura regola, questa capacità è riservata ai soli esseri umani. Jesse Jacobs, con questo comico e assieme serissimo piccolo capolavoro (che piccolo non lo è affatto, dato che è candidato ai premi Eisner 2018 come miglior album grafico), sancisce gli estremi di una rinnovata alleanza (ricordate l’arcobaleno dell’inizio?) tra l’Uomo e la Natura, il Reale e l’Irreale, Dio e i Fumetti.