L a nocciolaia di Clark (Nucigrafa columbiana) è un corvide che vive nel Nord America. Ha una memoria spaziale da guinnes dei primati: nasconde fino a 33mila semi ogni anno e riesce a recuperarli, con un’accuratezza del 90%, a distanze dal proprio nido che arrivano addirittura a 25 chilometri. Di necessità virtù, come si dice: questo uccello vive in climi piuttosto rigidi dove non tutto l’anno sono accessibili risorse alimentari. Una “dispensa” è dunque necessaria. Ma dove diavolo trova questo uccello tanta memoria spaziale? Nel suo ippocampo, ovviamente – l’organo cerebrale notoriamente adibito ai compiti di memoria – che aumenta di volume quando deve nascondere il cibo. Se questo già può sembrare eccezionale, ancor più soprendente sembrerà un inaspettato parallelismo: anche l’ippocampo dei tassisti di Londra mostra un’ipertrofia paragonabile a quella della nocciolaia che è direttamente legata al tempo di esercizio della professione. Questo aumento di volume però non è stato osservato nei guidatori di autobus della stessa città, per esempio, che percorrono strade e chilometri comparabili ai tassisti, ma seguono sempre le stesse rotte e non devono quindi ricorcordarsi tanti tragitti.
Centinaia di queste e altre storie che raccontano capacità animali uniche e straordinarie, da un lato, e parallelismi a volte insospettabili con il cervello umano, dall’altro, si possono trovare in Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie, un libro scritto a quattro mani da Cinzia Chiandetti, neuroscienziata, ed Eleonora Degano, giornalista scientifica, edito da Mondadori Università. Non è di per sé garanzia di qualità, ma aiuta: le due autrici hanno anche un bel curriculum. Chiandetti è una ricercatrice nell’ambito della cognizione animale, è stata studentessa di un numero uno del settore come Giorgio Vallortigara, professore dell’Università di Trento, che oltre a essere un ottimo divulgatore è autore della prefazione del libro. Degano è una giovane voce del giornalismo scientifico italiano, formata al Master di giornalismo digitale della SISSA di Trieste, che collabora stabilmente con National Geographic. Il testo è scritto molto bene, chiaro, scorrevole, ben organizzato per temi, mai noioso ed è anche scientificamente molto valido.
Il libro (anzi, l’“agile libretto”, come lo definisce anche Vallortigara nella prefazione) introduce l’“uomo e la donna della strada” al tema della psicologia animale comparata. Ovviamente senza dirglielo. Quello che fa in realtà è raccontare tante storie di gattini, e cagnolini, gazze ladre, elefanti, persino molluschi marini, e intanto che distrae il lettore con questi più o meno pucciosi animaletti (si parla anche tanto di neonati e bambini in genere) gli insegna qualcosa sulla mente e sul cervello dell’essere umano. Quanto “uomo” c’è in ogni (altro) animale, e quanto degli altri animali c’è in ogni uomo? E come scoprirlo ci aiuta a comprendere meglio chi siamo?
Il libro vuole convincere il lettore che alla fine gli esseri umani non sono così speciali
La psicologia animale comparata è la scienza che studia la mente umana e quella delle altre specie confrontandole, per comprendere non solo il suo funzionamento, ma anche le origini evolutive della funzioni cognitive. Chiandetti e Degano mostrano chiaramente come la ricerca scientifica sul cervello degli altri animali sia stata, e sia ancora, importante per svelare i segreti del nostro stesso cervello. Tanto per fare un esempio, che trovate anche nel libro, fra i lavori famosi più recenti troviamo gli studi dei coniugi Edvard e May-Britt Moser e di John O’Keefe sulle place e grid cell, effettuate originariamente sui ratti. Sono così importanti da aver meritato il Premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia nel 2014. Questi studi, raccontati anche nel libro, hanno svelato l’organizzazione delle memorie spaziali nell’ippocampo dei roditori, individuando una sorta di sistema GPS biologico che aiuta gli animali a muoversi nel loro ambiente. Ora sappiamo che strutture simili esistono anche nel cervello umano, e che per esempio potrebbero essere danneggiate in malattie neurologiche come l’Alzheimer.
Ma non è solo l’uomo il centro dell’attenzione di Chiandetti e Degano, anzi quello che infatti davvero questo volume nel suo complesso sembra voler fare è convincervi che alla fine gli esseri umani non sono così speciali. Non siamo il punto finale e più raffinato del processo evolutivo. O meglio siamo speciali fra speciali: ogni specie a suo modo rappresenta il migliore adattamento (fino a questo punto) all’ambiente in cui vive, e tutte possiedono capacità che possiamo considerare straordinarie. Lontano dall’essere specialistico, si tratta in realtà di un testo molto divulgativo, adatto anche a chi non se na nulla. Anche i più esperti comunque non dovrebbero disdegnarlo, poiché il volume offre un bel quadro esaustivo ed aggiornato sull’argomento, dove per di più è facile trovare riferimenti se si volesse approfondire la letteratura scientifica. Il tutto godendosi un sacco di storie divertenti sugli animali, molte di quali ovviamente spopolano in internet. Come quella della cornacchia che fa snowboard sui tetti innevati, per puro piacere. O quella del famoso cacatua ballerino Snowball, o, ancora, del pappagallo Alex, che oltre a tenere il tempo sa anche far di conto (a voce).