S ono passati due anni dalla pubblicazione di Codalunga 2005-2018 (NERO) e quindici dall’inaugurazione (ed estensione) dell’omonimo spazio nella cittadina di Vittorio Veneto da atelier di Nico Vascellari a luogo di sperimentazione per artisti internazionali. Codalunga ha significato molto per la sottocultura italiana, in particolare perché si è sempre legato a realtà altrettanto indipendenti e con simile ethos: Valerio Mattioli, Gang of Ducks, Enzo Cucchi e Antonio Grulli nel panorama italiano, ma anche numerosi artisti internazionali come Jimmie Durham, Charlemagne Palestine, Ghedalia Tazartes e Carlos Casa…
Performer con radici nel punk hardcore, Nico Vascellari (1976), artista veneto che può vantare fra i suoi fan e maestri Marina Abramovic e Maurizio Cattelan, lavora con suono e performance per esprimere provocazione, disagio e antagonismo. Inizia nella punk band With Love e continua nel Lago Morto, un’opera appositamente creata per la mostra Rock-Paper-Scissors curata da Diedrich Diederichsen in Kunsthaus Graz. Nel maggio 2009 Vascellari organizza un tour a Vittorio Veneto, dove è nato, che vede la band prendere d’assalto la città per quindici giorni consecutivi.
Per assalto si intende, per esempio: trenta persone dentro la lavanderia a gettoni Easy Wash a pogare, 100 pigiate fuori sotto i portici. Fra bar, osterie, videoteche, i Lago Morto battezzano decine di angusti palcoscenici d’eccezione col sudore di un frontman madido che si lancia in spericolate performance di crowd surfing. Per le strade della cittadina veneta è un andirivieni di gente che si sposta di concerto in concerto, di after party in after party, col noise che esce dai locali, e il sindaco leghista che minaccia la denuncia. Anni fa, in un’intervista a Marie Claire, Vascellari disse: “Non cancello le mie radici […] animare quel luogo [Vittorio Veneto] è una mia responsabilità.” Per la piccola cittadina veneta, i quindici giorni dei Lago Morto sono sì un “corto-circuito” – come direbbe Vascellari – ma anche il continuum di una scena punk sperimentale che già esisteva in Veneto sin dagli anni ‘80 e ‘90, e che Codalunga ha internazionalizzato negli anni Duemila.
La parabola del laboratorio artistico Codalunga va analizzata come un percorso organico, e la sua essenza non può prescindere dal luogo in cui si trova. “Quello che mi interessa” spiega Vascellari, “è istigare un dialogo tra artista e pubblico in un luogo non sensibile alla ricerca contemporanea.” Ma anche dare voce a movimenti artistici e correnti musicali minori, sia provenienti dalla scena italiana che internazionale, in un luogo che ne amplificava il riverbero, Vittorio Veneto. E negli anni, anche quelli in cui Vascellari non viveva più a Treviso, Codalunga è rimasto sempre attaccato alla cittadina, “come un baluardo di resistenza.”
Dialogo, decentralizzazione, sperimentazione: sono alcune delle parole chiave per comprendere l’esperienza di Codalunga fra mezzi artistici diversi – musica, arte performativa, plastica e visiva, produzioni editoriali – sempre coerente nella sua missione e direzione artistica: quella di un’impudente spinta dal basso. Collaborazione, soprattutto. Molte delle esperienze artistiche che negli anni si sono susseguite nello spazio Codalunga sono state una commistione di media, fondendo produzioni musicali, fanzine e allestimenti di vetrine con arte plastica e visiva.
Uno dei primi artisti coinvolti da Vascellari fu l’artista americano Jimmie Durham. Durham, la cui pratica, legata al caos e al paradosso, include scultura con objects trouvé, è, come Vascellari, un punk. Così lo ha definito Andrea Lissoni, a cui è affidata la curatela della mostra La Vida Continua (2008). Da Durham, Vascellari apprende sia un fascino per i materiali poveri che per la distruzione come atto potenzialmente creativo, ma anche l’ironia latente. “You think that I do, but I never think of chaos,” disse Durham in un’intervista a BOMB magazine nel 2012. Che siano barili di latta dipinti in colori sgargianti o le riproduzioni in plastica di scheletri di animali coperte di vernici fluorescenti e piume, i lavori di Durham giocano col dare significato totemico a ciò che all’apparenza sembrano rifiuti.
La mostra di Durham a Codalunga viene inaugurata dal festival musicale Three Days of Struggle, tre giornate dense di eventi che coinvolgono band indipendenti della zona come i Lucertolas e voci del panorama internazionale come Carlos Casas, Carlos Giffoni e Arto Linsday: “la guerra è lunga ed è appena cominciata” leggono i comunicati stampa.
Benché nei primi anni Codalunga sia stato, per la maggior parte, un palcoscenico per la musica underground, lo spazio si trasforma, negli anni, in uno degli avamposti per l’arte visiva contemporanea in Italia. Il primo artista cui viene commissionata una vetrina è Banks Violette nel 2016. L’artista americano, le cui installazioni gotiche costruiscono analisi delle idiosincrasie del lato oscuro della cultura americana (death metal, suicidio nei teenager, culti religiosi ecc), crea per le vetrine di Codalunga dei disegni site specific, accompagnati dalle opere del cantante rock GG Allin. La notte dell’inaugurazione della mostra, i musicisti Ron Morelli e Low Jack si esibiscono Live assieme allo stesso Vascellari, che condivide il microfono con Ghedalia Tazartes.
Il modo in cui le vetrine di Vittorio Veneto sono state trasformate negli anni riassume, in parte, l’attitudine di Codalunga. Che fossero lasciate aperte, invitando il pubblico a guardare dentro lo spazio, o che fossero invece oscurate per incuriosire i passanti a immaginare cosa potesse nascondersi dietro i pannelli di abete, “quelle vetrine rappresentano la possibilità di forzare un confronto con il pubblico di passanti senza che questi debbano valicare le porte” spiega Vascellari.
Indimenticabile la pantera del maestro della Transavanguardia Enzo Cucchi che afferra coi suoi artigli una piccola Madonna inginocchiata a pregare, esibita come un trittico nel 2017. La risposta del politically correct italiano fu gridare all’oltraggio e alla blasfemia – lanci di uova contro la galleria e petizioni di protesta: “a distanza di tre anni non ho più cambiato le vetrine e le opere di Enzo sono ancora lì”.
E di nuovo, all’arte si aggiunge il suono, infestante. A inaugurare la vetrina di Enzo è il collettivo musicale torinese Gang of Ducks, con un DJ set dai toni techno-onirici a Codalunga, il 24 febbraio 2017. Durante la serata, oltre a svelare il sacrilego trittico di Cucchi, Gang of Ducks presentano anche il loro primo progetto editoriale, la fanzine Sn50 – stampata in tiratura limitata di 100 copie – e curata dallo stesso Vascellari.
Nonostante Codalunga attraversi più di un decennio, l’attitudine e la missione di Vascellari sono rimaste invariate negli anni, “dai giorni in cui ad assistere agli eventi eravamo un massimo di dieci persone sino agli anni recenti, in cui non riusciamo più a farci entrare tutti”.
Nella primavera del 2020, quando il lockdown ha forzato la chiusura di Codalunga, entrare a visitare una performance è diventato impossibile. Da spazio fisico di resistenza e decentralizzazione culturale, il 29 aprile Codalunga diventa luogo virtuale: Vascellari lancia la piattaforma Codalunga YouTube. Con una diretta che ha ottenuto più di 62000 visualizzazioni, e con picchi di 2700 persone connesse contemporaneamente, DUUO va in onda il 2 maggio. La performance inaugurale DUUO vede Vascellari ripetere “I trusted you” per 24 ore. Per chi l’ha saputo cogliere, l’omaggio al comico Andy Kaufman strappa un sorriso – se non altro perchè Andy se l’è cavata con 3 minuti e mezzo.
Benché Vascellari si dica “poco propenso al digitale” il canale YouTube è un primo e nuovo esperimento per Codalunga, e in quanto tale offre “un’ulteriore possibilità di espressione,” ammette l’artista. Il primo dato sensibile che si raccoglie è la possibilità di parlare a una quantità di persone che sarebbe stata del tutto inimmaginabile utilizzando lo spazio fisico, e poi c’è la libertà del pubblico di scegliere come interagire con la performance: entrando e uscendo dalla stanza virtuale e decidendo quanto a lungo restare a guardare, interagendo o meno con la chat, alzando o abbassando il volume ecc. “Tra gli aspetti che ho ritenuto interessante indagare” dice Vascellari, “c’è sicuramente l’empatia e un possibile coinvolgimento emotivo [del pubblico] pur senza essere nello stesso spazio e soprattutto essendo io del tutto inconsapevole della presenza del pubblico”. Dalle 8 di sera del 2 maggio fino alle 8 di sera del giorno seguente, i commenti si sono susseguiti di fianco al live, sia sulla piattaforma YouTube che su quella Instagram. Vascellari, che non ha avuto alcuna consapevolezza della chat durante la performance, trova il sistema di interazione interessante, “perché si tratta di una comunicazione più diretta e priva di filtri rispetto a quella che avviene mentre ci si trova a condividere lo stesso spazio.”
La musica, si è visto, gioca un ruolo fondamentale nella pratica artistica di Vascellari nonostante non ami definirsi musicista. Dalle colonne sonore create ad hoc per le opere – penso a Bus de la Lum – alla lunga carriera da vocalist e produttore punk hardcore. Di suono è intrisa da sempre tutta la pratica artistica, e mi torna in mente un’intervista in cui l’artista veneto spiega che il suono è più attivismo che musica. Nella performance DUUO, la ripetizione delle tre parole “I trusted you” sopra un beat in loop, con Vascellari vestito interamente di nero che si muove avanti e indietro all’interno di un cubo bianco pieno di cavi sembra quasi l’esecuzione di un rito, e l’effetto è del tutto ipnotico.
“La ripetizione di un suono è alla base della creazione di ogni mantra, della meditazione e di molte pratiche religiose e rituali primordiali” spiega Vascellari. “Per un’azione della quale l’unico aspetto da me comunicato in precedenza era la durata [24 ore, N.d.R], la ripetizione diventa una sorta di sospensione temporale e soprattutto un veicolo per alternare continuamente l’immedesimazione (intima/personale) con il passaggio a una dimensione altra (non umana).” In questo senso, la frase “I trusted you” non perde di significato ma ne acquista un altro, invitandoci a riflettere profondamente sul concetto di fiducia e su quello che esso rappresenta per il nostro futuro prossimo.
E proprio in un momento di incertezza come questo, in cui il settore della cultura e dell’arte, come molti altri, soffre le restrizioni imposte dalla COVID-19, Codalunga lancia il canale Youtube asserendo “A New Way is Needed / A New Way Is Possible”. Supportarsi fra artisti in un momento in cui non si possono fare residenze, inaugurare progetti o frequentare gallerie e mostre, è un modo per rimettere in movimento il sistema, o, per dirla con Vascellari, “per creare un nuovo sistema.”
Nel Regno Unito è nato l’#artistssupportpledge movement, dove gli artisti sono invitati a mettere in vendita i loro lavori e, per ogni 1000 sterline guadagnate, 200 vengono investite nell’acquisto dell’opera di un altro artista emergente. L’iniziativa Codalunga YouTube prevede di mettere in vendita i lavori dell’artista durante le 24 ore della performance, e di investire il 100% del ricavato per produrre e finanziare la performance dell’artista seguente. “Se penso che abbiamo superato l’obiettivo che avevo prefissato di 10mila euro mi sento fiducioso oltre che motivato,” dice Vascellari pieno di entusiasmo, soprattutto considerando che il prezzo delle edizioni in vendita variava tra i 40 e i 100 euro.
Eppure, per Vascellari la condizione attuale è più catalizzatore che causa di DUUO, e la forzata chiusura dello spazio in Vittorio Veneto non ha che accelerato ciò che in realtà era in programma già in tempi non sospetti. La piattaforma digitale Codalunga YouTube funziona “perché è simile a un non luogo” spiega Nico, pur conservando i tratti originali del progetto Codalunga, dalla sua apertura alla sua continuazione. Per la visione artistica profondamente integra che Vascellari sembra aver mantenuto attraverso più di una decade, questo commento non sorprende, e ci si aspetta che Codalunga continui a rimanere – “restrizioni o meno” – l’avamposto di resistenza che è stato negli anni, “nell’ambizione di rappresentare per gli artisti non un’alternativa ma una realtà.”