Scegliere e tempo
I meme sui viaggi nel tempo tra teoria del caos e stereotipi di genere.
I meme sui viaggi nel tempo tra teoria del caos e stereotipi di genere.
M olte storie sui viaggi nel tempo sono costruite intorno al timore che modificare gli eventi passati possa produrre alterazioni del presente: in questa prospettiva, se tornassi nel passato e impedissi ai miei genitori di conoscersi, non potrei più esistere nel presente da cui sono partito. È esattamente con questo rischio che deve fare i conti Marty McFly, protagonista di Ritorno al futuro (1985), il film che forse più ha contribuito a rendere pop i viaggi nel tempo. Narrazioni simili poggiano su una sorta di teoria del caos – quella secondo cui il battito d’ali di una farfalla in Brasile potrebbe causare un uragano in Texas – declinata in termini di tempo anziché di spazio. Si prestano facilmente a una visione conservatrice, nel suggerire che cambiare il presente sia pericoloso e che il passato possa essere visitato solo per turismo o poco più.
Un filone di meme esplora le possibilità comiche nella sproporzione tra il battito d’ali e l’uragano. La premessa testuale descrive sempre un viaggiatore o viaggiatrice che torna nel passato e compie un’azione apparentemente priva di conseguenze: per esempio, “Viaggiatore nel tempo: sposta una sedia”, “Viaggiatore nel tempo: schiaccia una foglia” o persino “Viaggiatore nel tempo: respira”. (In italiano questi verbi possono sembrare all’imperativo, ma nell’originale inglese sono all’indicativo.) La parte ampiamente variabile del meme, invece, mostra i bizzarri effetti dell’azione attraverso immagini modificate o decontestualizzate. Per esempio, possiamo incontrare Elon Musk che schiaffeggia Vladimir Putin sul palco degli Oscar 2022, il logo di YouTube ricolorato di nero e arancione come quello di PornHub, o il Maestro Yoda di Guerre Stellari accanto al futuro re saudita Faisal nella sede dell’ONU (fotomontaggio in realtà nato come opera dell’artista Shaweesh).
Un filone di meme esplora le possibilità comiche nella sproporzione tra il battito d’ali e l’uragano.
Le varianti più divertenti e intelligenti del meme usano fotografie di attualità inalterate e ben conosciute: ci aspettiamo che le conseguenze di una sedia spostata nel passato siano assurde, e invece assurda e straniante si rivela la nostra stessa realtà. Caso recente e notevole è quello del meme in cui un viaggiatore nel tempo starnutisce e sulla Porta di Brandeburgo, a Berlino, viene proiettata la bandiera di Israele – com’è successo, in effetti, l’8 ottobre 2023. Ne sappiamo tutti abbastanza di relazioni internazionali da capire razionalmente perché le autorità tedesche abbiano ritenuto opportuno esprimere solidarietà a Israele (lo avevano anche già fatto, con le medesime modalità, nel gennaio 2017); tuttavia, il meme gioca con lo stereotipo dei tedeschi nazisti e riesce a farci percepire come strano un evento del 2023 perché ci fa guardare alla Germania come avremmo fatto nel 1940. Considerato che all’epoca nessuna, tra le persone che hanno visto quel meme, era nata o aveva una coscienza politica, si può dire che il meme stesso abbia fatto da macchina del tempo.
Ulteriori riflessioni possono nascere da altri due filoni di meme. Entrambi contrappongono l’uso dei viaggi nel tempo che farebbero le ragazze all’uso che ne farebbero i ragazzi, e in entrambi il comportamento delle ragazze costituisce la premessa più o meno fissa mentre il comportamento dei ragazzi è la parte variabile. La differenza è che il primo filone ci dice solo cosa i personaggi intendono fare, mentre il secondo ci mostra le loro intenzioni messe in atto.
Nel primo, le ragazze non hanno una rappresentazione visiva: la loro reazione all’invenzione dei viaggi nel tempo è riassunta nella battuta “Che bello, potrò rivivere i momenti migliori col mio ex”. I ragazzi invece si incarnano in un giovane Arnold Schwarzenegger che corre a torso nudo (un fotogramma tratto dal film Ercole a New York del 1970) e interferisce con la Storia per come la conosciamo: per esempio, avverte Giulio Cesare di non recarsi in Senato alle Idi di marzo, o il gorilla Harambe di allontanarsi dal bambino per non essere ucciso.
Alcuni filoni di meme contrappongono l’uso dei viaggi nel tempo che farebbero le ragazze all’uso che ne farebbero i ragazzi.
Nel secondo filone, nato per evoluzione del primo, vediamo di solito una ragazza annunciare “Sono tua nipote” a un’altra ragazza, che risponde “Davvero?”, mentre il ragazzo pensa in grande: garantisce al giovane Adolf Hitler l’ammissione all’accademia di belle arti (distogliendolo così dalla politica), fornisce armi moderne a popoli o eserciti del passato, informa la CIA che il presidente Kennedy sta per essere assassinato (salvo ricevere per risposta “Sì, lo sappiamo”).
Caratterizzare come positivi uomini bianchi, biondi e muscolosi si collega alla riproduzione nei meme di gerarchie sociali oggi giustamente contestate.
Che senso dare a questi formati memetici? Un indizio è nel fatto che a impersonare “i ragazzi” siano nel primo filone il palestratissimo Schwarzenegger e nel secondo il chad, un uomo bianco e biondo con barba folta, mandibola squadrata e profonda sicurezza di sé. Le consuetudini iconografiche dei meme prevedono infatti che personaggi con tratti simili detengano una specie di saggezza, grazie alla quale sanno elevarsi al di sopra dei risentimenti e delle lamentele di chi li circonda. Sostanzialmente indisponibili ad argomentare o modificare le proprie idee, rifiutano di lasciarsi trascinare nel bisticcio social e disdegnano chi perde la calma nel tentativo di convincere il prossimo. Possiedono una personalità compiuta, autonoma, in un certo senso nobile, ma non sono isolazionisti: trovano la propria serenità anche nell’aiutare generosamente amici o altre persone che stimano. Questi ovviamente sono caratteri ideali: nella realtà, chiunque usi un personaggio del genere in un meme lo farà per difendere la propria visione del mondo e della vita, e per chi legge sarà talvolta difficile riconoscere alcunché di benigno in certe prese di posizione. Inoltre, è evidente che caratterizzare come positivi uomini bianchi, biondi e muscolosi si ricollega a tradizioni visive ben più antiche di quella memetica, e alla riproduzione in arte di gerarchie sociali oggi giustamente contestate.
Il dualismo maschi-femmine è qui del tutto accessorio, spesso replicato per pura pigrizia creativa o per provocazione, e purtroppo fuorviante per l’analisi.
Non manca l’ironia, nel mostrare questi ragazzi che tornano indietro nel tempo e cercano di cambiare il corso della Storia: devono essere un po’ megalomani, per comportarsi così, e questo contribuisce a renderli divertenti. D’altra parte, credo che l’ammirazione nei confronti del loro slancio sia sincera e che la vera contrapposizione sia sul piano morale: davanti a un’invenzione rivoluzionaria come il viaggio nel tempo, persone di mentalità ristretta sceglieranno di sfruttare l’opportunità per trastullarsi con le proprie questioni personali, mentre persone ambiziose cercheranno di raddrizzare quelli che vedono come torti. È stupido ritenere per natura le donne più inclini al primo comportamento e gli uomini più inclini al secondo, ma sarebbe anche sbagliato credere che la prospettiva morale di questi meme sia inseparabile da quella di genere. Al contrario, credo che il dualismo maschi-femmine sia qui del tutto accessorio, spesso replicato per pura pigrizia creativa o per provocazione, e purtroppo fuorviante per l’analisi.
Esistono infatti declinazioni altrettanto efficaci di questi formati memetici in cui ragazzi e ragazze hanno ruoli inversi, o in cui entrambi hanno lo stesso ruolo ma fanno scelte diverse sull’indirizzo da dare alla Storia del mondo. Altre varianti ancora confrontano categorie diverse da “ragazzi e ragazze”: per esempio, in un meme vediamo le “persone comuni” usare i viaggi nel tempo per incontrare i propri nonni da giovani, mentre le persone “appassionate di storia” salvano la biblioteca di Alessandria dall’incendio.
Capita anche che siano personaggi maschili a dover fare i conti con le conseguenze inattese del proprio egoismo. In un brillante videomeme, il cuoco di Ratatouille è preda di uno sconcerto crescente mentre scorre con gli occhi un documento; la didascalia recita: “Io che leggo la pagina di Wikipedia su Hitler, dopo che sono tornato indietro nel tempo e l’ho fatto espellere dall’accademia di belle arti per non dover più studiare a scuola i suoi dipinti noiosi e sopravvalutati”.
Da questi filoni memetici emerge in fondo una vera e propria concezione della Storia. Come la bandiera di Israele è stata davvero proiettata sulla Porta di Brandeburgo, senza che – per quanto ne sappiamo – un viaggiatore nel tempo abbia spostato alcuna sedia, così Hitler è stato davvero tra i responsabili di una carneficina tra le peggiori di cui abbiamo notizia. Viviamo già in un tempo che è frutto di innumerevoli macro e micro-accidenti, innumerevoli foglie schiacciate e sedie spostate e gesti motivati da egoismo e imprese ispirate da un’idea di bene collettivo e altro ancora. Da parte nostra, siamo sì ignare farfalle che battono le ali in Brasile, e le nostre azioni avranno sempre conseguenze imprevedibili, ma siamo anche sempre davanti al bivio tra fare solo ciò che ci fa stare bene o indirizzare per quanto possibile la Storia del mondo sui binari che riteniamo giusti. Per generazioni cresciute nell’impotenza o nell’inefficacia politica, come quelle che più guardano e realizzano meme, questa autoattribuzione di responsabilità è tutt’altro che scontata.
Questo testo è stato pubblicato originariamente in Dati Sporchi (Undermedia, 2023), fanzine del disco di montag Dati (La Tempesta).