Demented Burrocacao
/ Immagine
tratta da "24 hour party people" di Michael Winterbottom
11.11.2019
Haçienda, storia di un fallimento di successo
Il club di Manchester dove nacque la rave culture raccontato da Peter Hook, bassista di Joy Division e New Order.
Demented Burrocacao è musicista, scrittore, critico musicale. Conduce Italian Folgorati per Vice e ha pubblicato, tra gli altri, l’album psichedelico Shell a nome Trapcoustic.
A
lcuni fanno i soldi, altri la storia”. Parola di Tony Wilson, il discografico entrato nell’immaginario collettivo per la sua etichetta, Factory Records, che tra i molti talenti in catalogo vantava gente come i Joy Division, poi tramutatisi in New Order dopo il suicidio del cantante Ian Curtis. La frase era indirizzata al bassista della formazione, Peter Hook, praticamente uno degli inventori del suono new wave sulle quattro corde. Il contesto: il momento della chiusura dell’Haçienda, il celebre locale di Manchester nel quale nacquero tanto la rave culture quanto Madchester, la scena di Manchester che sbancò in tutto il mondo con gruppi come Happy Mondays e Stone Roses. Tony Wilson, Peter e i New Order, e soprattutto il manager Rob Gretton, trasformarono la Haçienda in una vera leggenda di innovazione culturale.
Ma ogni innovazione ha un prezzo da pagare: per l’Haçienda fu una gestione dissennata, da romanzo. E se non è proprio un romanzo, Hacienda, come non si gestisce un club ci va vicino: uscito nel 2010, ora possiamo finalmente godercelo nella versione italiana curata da LUISS University Press. Narra l’ascesa e la caduta del fenomeno Haçienda dal 1982, anno della sua apertura, al 1997, anno in cui la favola finì di essere raccontata. O meglio: Peter Hook continua a raccontarla ancora oggi, divulgando il suo credo ovunque. Ecco perché, in occasione della presentazione di questa versione allo Spazio Diamante a Roma, ci siamo fatti una chiacchierata. Hooky è un personaggio fantastico, dallo spiccato sense of humor, che ha una visione delle cose per cui, come scriveva Bob Dylan, “non c’è successo come il fallimento”.
Sei uno dei miei “bass guitar hero”, ma è la prima volta che ti leggo storicamente infilato nei panni di club manager. In un certo senso il tuo libro mi ha ricordato l’autobiografia di Mingus, dove più che di musica si parla di droga, storie di strada, affari sbagliati e via dicendo. È come se, pur standoci dentro fino al collo, parlassi in terza persona. Che ne pensi?
Be’ sì. La cosa interessante è stata avere l’opportunità di fare qualcosa di diverso anziché essere solo un bassista per quarantatré anni. Sono molto socievole, come mi dice mia moglie, e una volta che comincio a fare qualcosa, la devo fare assolutamente come va fatta, dev’essere finita, pronta e deve essere la migliore. Unendo questi due aspetti, quando ho avuto l’opportunità di occuparmi del club ho quasi abbandonato la musica per dedicarmici.
Sul serio?
Sì. Sarebbe stato un errore arrivare a tanto, ora lo comprendo, ma l’ho quasi fatto. Rob ha provato a farmici stare a tempo pieno perché il club ne aveva bisogno. Davvero non puoi fare qualcosa di così grande part time. Noi per la maggior parte del tempo eravamo in giro, ed era un problema per l’Haçienda. Perché i New Order non c’erano, Rob non c’era, e tutti gli altri ne traevano vantaggio. Sai come si dice, quando non c’è il gatto i topi ballano… Ma è stato bello. Mi piacciono le sfide. E sono molto interessato a qualsiasi cosa riguardi i miei affari. Quindi per me è facile farlo, ed è un piacere.
L’Haçienda è stata una specie di playground sperimentale, quasi un gioco.
Sì è stato un playground a forma di atollo, un gioco molto costoso però. Ma era un posto che partiva da premesse “normali”, scontate. Perché la gente ci amava, e a quel tempo a Manchester non si sapeva dove andare. Tutti i punk erano ancora trattati come lebbrosi. Era terribile, e noi non potevamo andare da nessuna parte. Gli unici posti dove potevamo andare erano i concerti punk. La cultura a Manchester era veramente noiosa e molto omologata. Quindi se eri diverso… capisci cosa voglio dire. Tony e Rob lo hanno capito e hanno preso ispirazione dai club di New York che erano molto scuri, misteriosi, semplici e hanno creato l’Haçienda. Da dove cazzo è saltata fuori? È una storia che andava raccontata. È una storia ridicola, troppo stupida ma anche fantastica ed è incredibile che ancora sopravviva a sé stessa.
Sì è veramente una storia tra il surreale e il reale, come…
Come una farsa, diciamolo. È abbastanza strano che possiamo parlare di una storia così unica oggi, è un dono aver potuto scrivere questo libro perché la gente lo legge e non ci crede, ma è una storia vera.
D’accordo, sarà stata anche una farsa ma l’attività musicale dell’Haçienda ha anche in qualche modo influenzato il lavoro dei New Order, quindi…
Sì è interessante, anche perché i New Order avevano uno dei migliori club del mondo nel quale non hanno mai fatto la loro musica. Abbiamo suonato lì dal vivo solo perché ci servivano i soldi. E lo stesso faceva la nostra casa discografica, la Factory, che possedeva il club: non suonava e non creava lì la sua musica! Era una situazione davvero anarchica, un’attitudine completamente punk, “anti”.
Quindi non era una cosa narcisistica, anzi.
No, affatto, era l’opposto. È interessante pensare che i Joy Division e i New Order erano indipendenti. Siamo rimasti veri e credibili per anni. Non abbiamo mai firmato per una major. Nel 1995 eravamo ancora “sciocchi”, ancora contro tutto quello che era il rock’n’roll. È stato un modo bello di fare le cose perché ti dà una storia. I giovani aspirano a questo. Mi ricordo di un mio amico, che mi disse che non aveva mai capito perché la Factory fosse così riverita come etichetta discografica. Perché, diceva, un’etichetta discografica ha due lavori da fare: vendere i dischi e pagare gli artisti. Bene, la Factory vendeva i dischi e non poteva pagare gli artisti o non li pagava proprio. Quindi era una roba inutile, invece di pagare gli artisti pagava l’Haçienda. L’Haçienda divenne una spugna. Un’enorme spugna, dove tutto andava a finire quasi come in un buco nero.
Un buco nero che veniva dalle profondità del cuore, forse? Metaforicamente parlando.
In un certo senso. Non era fatto per fare profitto. Era un collettivo, gestito come tale: l’unico momento in cui si è fermato tutto è quando è arrivato l’uomo delle tasse canticchiando “dove sono i soldi?” e la nostra reazione è stata “oh no, merda!”
Ma a proposito di uomo delle tasse – cioè del “taxman” per citare il celebre brano di George Harrison – nel disco parli della differenza tra i Beatles e i New Order. Ok, i Beatles avevano la Apple e tutte le attività correlate come la boutique eccetera, ma si cacciavano anche loro in situazioni fallimentari tanto che poi è andato tutto in vacca. Quindi, dove è la differenza tra di voi?
Be’ noi eravamo veramente dei pessimi uomini d’affari. Non avremmo mai dovuto iniziare un affare del genere. Perché noi eravamo bravi a suonare musica, a scriverla, la Factory era brava a far uscire i dischi, a mettere insieme i soldi, era brava a trovare nuovi talenti, molto innovativa, molto espressiva. E il punto è: perché mettere su un club? Voglio dire, Martin (Hannett, storico produttore dei Joy Division e dei New Order, nda) diceva che avremmo dovuto avere uno studio di registrazione tutto nostro, avremmo tirato su una fortuna. E invece avevamo un club e abbiamo perso una fortuna. Ma ci siamo divertiti un sacco al club. In quell’atollo-playground eravamo come dei maiali nel truogolo.
Bella metafora.
No, ma quale metafora. Lo eravamo davvero! E amavamo esserlo. Camminare nell’Haçienda al sabato sera nel 1988 e vedere tutto quel fomento, l’acid house, ne valeva la pena, fino all’ultimo penny. Ti scordavi di tutto: di Rob Gretton, di Tony Wilson, di tutto. Sentivi solo un aaaaah dentro di te, una roba folle, un’atmosfera incredibile. Ma chiaramente non è durata. Perché una volta che le gang malavitose si sono rese conto di quanti soldi fruttava lo spaccio di ecstasy, è diventato terribile.
Quindi era questa la differenza rispetto alla Apple? C’era una situazione molto più hardcore nell’Haçienda?
No, la differenza era che alla Apple c’erano veramente degli uomini d’affari a dirigere. Noi facevamo tutto da soli ed eravamo dei perfetti idioti. Tutto quello che abbiamo fatto lo abbiamo sbagliato e il più grosso errore è stato assumere i nostri amici, perché noi pensavamo che sarebbe stato grande avere i nostri amici con noi. Ma i tuoi amici lo sono perché bevi con loro, perché te ne vai in giro a fare cazzate, non perché sono bravi negli affari! Così sono entrati tutti i nostri amici ed è andato a scatafascio, perché era un continuo piagnisteo “oh no non puoi fare questo, non puoi fare quello!” Era ridicolo: come abbiamo potuto pensare una cosa simile?
Nel libro addirittura c’è scritto che i dipendenti dell’Haçienda si calcolavano da soli lo stipendio, in maniera completamente casuale. Decidevano loro quanto essere pagati!
Sì era una roba incredibile. A un certo punto fecero una cooperativa, e tutto si decideva ai voti. Quindi se si doveva decidere una cosa tipo “alziamo il prezzo della birra?” loro dicevano “no no, non alziamo il prezzo!” Ma se si doveva decidere “Dovremmo essere pagati di più?” loro gridavano “Sì! Sììì!” E questa cosa è andata avanti quasi un anno! Grazie a loro l’Haçienda aveva la birra più economica di tutta Manchester.
Addirittura più economica di quella dei supermarket?
Sì! Perché lo staff tenne i prezzi bassissimi anche quando il birrificio dove la compravamo li alzava. Come se non esistesse l’inflazione. Non potevo crederci.
Ma quando l’acid house divenne popolare, voi foste i primi in Europa a spingerla e a farla per primi giusto?
Sì, giusto.
E quando divenne popolarissima faceste il botto, e un sacco di soldi. Ma nel libro scrivi che non erano abbastanza.
Per andare avanti? No.
A causa della droga che circolava, come dicevi prima?
No, a causa degli errori che fecero dal punto di vista finanziario. Poi i soldi venivano anche rubati. Tutti rubavano, alla cieca. Cioè alla fine io ero tipo Robin Hood!
Be’ però a parte il discorso finanziario rischiavate molto anche dal punto di vista della proposta musicale.
Sì, c’è da dire che Rob Gretton e Tony Wilson furono degli apripista, musicalmente erano avanti anni luce rispetto ai loro tempi. Promuovevano la house di Detroit e quella di Chicago, a Manchester, nel 1983-84, anni prima che poi la acid house entrasse nel mainstream. Ma all’inizio non veniva nessuno! Se guardi il programma di una notte del 1983, la stessa cosa nel 1988 avrebbe fatto il pienone. Ed era la stessa musica!
Ma infatti per un fan della new wave anche i New Order erano spiazzanti. Improvvisamente vi davate alla dance e i fan duri e puri pensavano “ma che cazzo stanno facendo questi”?
Sì certo! Anche io lo pensavo!
Be’ in effetti all’ epoca era strano, ma oggi possiamo dire che avevate capito tutto.
Be’ in generale era avanguardia. È interessante perché poi quello che fecero Rob e Tony fu veramente radicale, sono andati oltre tutti. Per dire, il club era completamente in sovradesign.
Era come un museo, Ben Kelly e Pete Saville, i geniali designer della Factory che resero iconiche le grafiche dell’etichetta, si erano superati.
Assolutamente, era bellissimo. Ma la gente voleva solo bere, ballare, lo avrebbero fatto in una libreria come in una caverna. Gli unici a cui importava erano Rob Gretton e Tony Wilson.
In effetti la gente di base vuole solo divertirsi.
Certo! E si lamentavano perché il tetto era di vetro. In estate il club era pieno di luce fino alle 11 di sera. Insomma non ci si presta a notti “bollenti” quando c’è la luce del giorno.
C’è stato un momento in cui la struttura intera ha rischiato di crollare a causa degli Einsturzende Neubauten che suonarono portandosi un martello pneumatico che usarono contro la colonna portante del locale. È vero che avete spinto molto la musica da ballo, ma siete stati dei pionieri anche per l’industrial e il noise. A questo proposito il live dei Jesus and Mary Chain con 17 minuti di feedback dimostra che eravate ancora una volta sprezzanti del pericolo.
Sì ma i primi cinque anni la gente ai concerti non veniva. L’Haçienda aveva molto successo come luogo concettuale ma pochissimo dal punto di vista del clubbing. Nell’86 Manchester cambiò, c’erano molti altri locali che davano concerti e nel momento in cui arrivò la house il posto diventò un nightclub. Il tempismo fu perfetto. Ma chiaramente arrivò anche l’mdma e le altre droghe così fu molto difficile per noi, proprio perché entrarono in gioco le gang. Non solo a Manchester ma in generale.
A questo proposito il libro ha delle parti che sembrano quasi in stile blaxploitation, sembra di leggere veramente la sceneggiatura di un film.
Un film del terrore. Negli ultimi anni dovevi veramente combattere per la vita. Il capo della polizia di Manchester era veramente un puritano timorato di Dio, non ne voleva sapere di club e nightclub. E il suo atteggiamento era tipo “lasciamoli marcire all’inferno”. Per cui la polizia non ci aiutò.
E quindi è da questo momento che decideste di affidarvi direttamente alle gang?
Be’ è stata un’ idea di Tony. Pensava fosse una buona idea.
Una buona idea? Be’, merda…
Esatto, è quello che ho detto anche io! Ma provammo a usare una security normale all’inizio. La Showsec: erano molto famosi, molto grandi a livello di sicurezza, lo sono anche ora. Ma non erano abituati ad avere a che fare con le gang armate: erano abituati ad affrontare il pubblico degli eventi, quelli che ti schiacciano in avanti o provano a intrufolarsi di soppiatto, non a gente che ti corre attorno con tonnellate di droga e con le pistole. E Tony quindi pensò senza mezzi termini che sarebbe stato meglio avere una gang vera e propria da mettere alla porta per fermare le altre gang. Si è trasformato tutto nella terza guerra mondiale.
Che bella situazione.
Sapevano dove era questa gang a Salford. E tutte le altre gang erano tipo le pistole più veloci del west. Noi eravamo nel mezzo a fare “oooh dio”.
E cosa hai pensato in quei momenti?
Ho pensato “oooh merda!”
Ahahah…
A quel punto era veramente un film. Io e Rob, in modo ridicolo, andammo avanti lavorando fino alla fine. Gli altri membri dei New Order avevano già tagliato la corda molto molto prima, e noi invece dritti fino alla fine. La decisione di chiudere l’Haçienda fu facile, perché non potevamo più proteggere la gente nel club. Nessuno ci avrebbe aiutato.
Ma adesso hai riaperto da un bel po’ la Factory, giusto?
Sì! Ma è tutto più semplice perché nella Factory ho un partner che è un uomo d’affari. Ogni volta che me ne esco con un’idea ridicola lui dice “non vorrai mica tornare ai tempi dell’Haçienda”? E io mah non lo so… E lui Stai zitto! È ok ma è diverso, è realistico. Il mio partner è un grande fan di Manchester, Madchester, la Factory, l’Haçienda, ma è un uomo d’affari ed è molto attento al fatto che non bisogna perdere soldi. I New Order hanno perso praticamente 16 milioni nell’Haçienda.
Ma non era solo l’Haçienda a fare buchi nel bilancio. Parlando di affari nel libro si racconta la registrazione di Tecnique a Ibiza da parte dei New Order, che fu uno spreco di soldi e una cosa fuori di testa. Da una parte voi, dall’altra gli Happy Mondays che fecero la stessa cosa alle Barbados. Cosa ci puoi dire rispetto a questa assurda connection tra le vostre band che portò altri problemi?
Be’ Ibiza fu una mia idea. E Tony mi disse: questa è la vacanza più costosa che tu abbia mai fatto. Lo è stata e ancora lo è! Non potevo credere che la stessa cosa e gli stessi errori sarebbero stati fatti con gli Happy Mondays alle Barbados, negli studi di Eddy Grant.
Ma tu alle Barbados non c’eri?
No no. Le famose Barbados stories erano anche meglio di quelle di ibiza! Incredibile. Shaun Ryder prese i divani di pelle dallo studio di Eddy Grant, li portò fuori su un golf cart e guidò verso il mercato delle Barbados e li vendette per comprarsi il crack! E poi si vendette anche il golf cart al mercato. Che stronzo! Se lo avessi visto al cinema non ci avrei creduto, avrei detto “Ma è ridicolo, nessuno potrebbe fare una cosa del genere”. Shaun Ryder invece l’ha fatto. Noi non facevamo così schifo, c’eravamo vicini ma non fino a questo punto!
Stavo pensando a un pezzo dei New Order, Dreams Never End. Canti quella canzone in maniera incredibile dal vivo: pensi che anche l’Haçienda sia stato un sogno che non finisce mai?
In realtà l’Haçienda è un incubo che non finisce mai!
Sì certo, ma tutto sommato è come un sogno ostinato che non si ferma neanche di fronte a un muro evidente.
Sì, in un certo senso. Ma la cosa interessante del club è che noi in quanto New Order non ci abbiamo mai avuto nulla a che farei. Rob e Tony lo costruirono. Tutto quello che abbiamo fatto noi è metterci i soldi dentro senza saperlo. Loro pensavano una cosa tipo “diciamoglielo più tardi, diciamoglielo più tardi, andrà tutto bene….” Stai lì nel tuo mondo, scrivi suoni. Hai la testa tra le nuvole e quando l’abbiamo visto siamo rimasti scioccati. Siamo rimasti a bocca aperta, e come noi tutti gli altri. Ci siamo detti wow!, da dove salta fuori tutto questo? Dai nostri soldi, ma non lo sapevamo. Nessuno ce l’ha detto.
Ma come può essere?
Non ce lo hanno detto se non anni dopo, quando abbiamo avuto i problemi con le tasse e ci siamo detti “ora dobbiamo pagare, siamo dei fottuti idioti!” Rob sapeva che se l’avessimo scoperto non sarebbe successo nulla del genere, l’Haçienda non sarebbe mai nata. Perché noi guadagnavamo 15 euro a settimana. E l’Haçienda costava 500.000 sterline, 715 mila euro.
Solo 15 euro a settimana? Ma è una miseria!
Sì esatto! Stai ridendo di noi ? Lo vedo che stai ridendo…
No no, tutto ok, figurati….
Guarda se tu mi dovessi chiedere cosa cambierei col senno di poi, sai che direi? Niente. Sono molto contento di quello che è stato. Sono molto contento di quello che sono oggi, di quello che ho oggi, non cambierei proprio nulla. Perché una storia del genere è così unica in questo mondo così noioso – perché ora è davvero noioso, no? Be’, non era noioso, era splendido. Nessuna band può vantare lo stesso: Springsteen? Gli U2? I Rolling Stones? Non hanno fatto niente di quello che hanno fatto i New Order o i Joy Division.
Bill Wyman però ha un ristorante a Manchester.
Ahahah sì, “Sticky Fingers”. Appunto, una catena di ristoranti non l’Haçienda! Non mi pento di nulla, sono orgoglioso. Abbiamo fatto un concerto un sabato, a Manchester, l’Haçienda Concert, e sono venute diecimila persone. Una cosa fantastica. Il nome e l’ethos vivono ancora. Stavolta però ecco, qualcosina ci guadagno.