Giallo t e l e p a t h
Piccola guida alla misteriosa carriera di t e l e p a t h , artista vaporwave.
Piccola guida alla misteriosa carriera di t e l e p a t h , artista vaporwave.
D a un certo momento in poi, l’essere umano ha preso coscienza dei suoi atti e ha sentito il bisogno di consolidare la sensatezza della sua esistenza inserendoli in narrazioni. Il fascino della Storia risiede anche in questo. Non solo, banalmente, nel piacere dell’andare a studiare le fonti, ma anche nello scoprire a posteriori quale atto è stato volutamente selezionato in questa narrazione, quale segmento è sopravvissuto al montaggio.
Nonostante la volontà di chi la narra, di tanto in tanto la Storia è travolta da eventi talmente importanti da modificarne non solo l’assetto, ma anche il modo stesso di narrarla. Uno di questi è l’avvento di internet. La sua onnipervasività ha reso la storiografia qualcosa di mai realmente definitivo, sempre soggetto a revisionismi aggiuntivi. Documentalità infinita. Impossibile affidarsi a fonti certe. La microstoria, con la sua ricchezza di particolarità precedentemente considerate aleatorie, che un tempo sembrava mettere i bastoni tra le ruote ai contorni definiti dei filoni classici del pensiero, è nulla rispetto a ciò che internet ha dipanato nell’etere nello spazio di appena una manciata di decenni. Si tratta di una contorsione radicale del modo in cui intendiamo il tempo. Ogni evento e prodotto è ormai immediatamente storicizzato e inserito in un filone specifico. Questa mania ha sopraffatto gli utenti internettiani, che si sono riscoperti catalogatori seriali di qualsiasi contenuto. I prodotti culturali sono stati probabilmente uno dei terreni sulla quale più si è lavorato. La musica, da quando è divenuta ancora più accessibile smaterializzandosi nello streaming, è stata storicizzata in ogni sua più oscura sfumatura. Si tratta di un qualcosa che va oltre la riproducibilità tecnica, perché caratteristica di internet è anche l’istantaneità, unita alla sua predisposizione aggregativa.
Da fenomeno di nicchia, è divenuto un contenitore capace di veicolare forme estetiche che si sono imposte saldamente nello scenario contemporaneo.
Il genere musicale Vaporwave è uno degli esempi più rappresentativi di questo discorso. Da fenomeno di nicchia, nato a sua volta dal clash di alcuni altri microgeneri musicali orbitanti attorno all’elettronica, il lo-fi e l’hypnagogic pop, è divenuto nel giro di pochi anni un contenitore capace di veicolare forme estetiche che si sono imposte saldamente nello scenario contemporaneo. Tra quelli che più hanno contribuito alla codificazione di questa dimensione musicale (e non solo) incredibilmente a cavallo tra nostalgia e avanguardia, c’è senza dubbio t e l e p a t h . Artista attivo dal 2011, autore di quasi un centinaio di uscite, le sue tecniche compositive sono mutate nel tempo, definendo di volta in volta il genere, ma anche dando spunto alla costituzione di altri sottogeneri ancora più specifici, come ad esempio lo slushwave. Ma a rendere la sua musica ancora più affascinante c’è il fatto che nessuno sappia chi sia realmente.
Secondo le informazioni reperibili su internet si tratterebbe di una persona dell’Ohio chiamata Luke Laurila, che oggi dovrebbe avere 23 anni – se è vero, come indicato qui che all’epoca dell’uscita del suo primo disco (o quantomeno del suo primo disco “ufficiale”) aveva sedici anni. Nascosto dietro a decine di nomi fittizi, è fondatore dell’etichetta vapor Virtual Dream Plaza insieme a un altro personaggio misteriosissimo, Agia Mishazawa, in arte Agia (forse lo stesso t e l e p a t h ?), con la quale hanno pubblicato oltre ad alcuni loro dischi, anche quelli di Origami Girl, Golden Living Room, Tim Six e altri, nonché collaboratore ufficiale, sin dalla primissima ora, di una delle label più importanti della scena, probabilmente la più rappresentativa: Dream Catalogue. Fondata nel 2014, ha ospitato la quasi totalità degli autori vapor più iconici, pubblicando vari capolavori.
I primi dischi vaporwave sono solo rallentamenti, manipolazioni, tagli, effetti e poco altro. Col passare di qualche si aggiunge sul piatto musica suonata.
Si può affermare che è grazie a questa etichetta con base a Londra, e in particolare ai lavori del suo boss David Russo (a capo di una miriade di progetti, tra cui HKE, Subaeris, Hong Kong Express, DARKPYRAMID, Lotus Flowers e Sandtimer sono solo i più conosciuti), che la vaporwave è diventato il genere musicale che oggi conosciamo.
Questa nacque infatti come semplice processo di rallentamento e di manipolazione dei brani, sulla scia di altri esperimenti che avevano avuto luogo perlopiù nel mondo del rap, in una variante tutta particolare nata a Houston, in Texas, chiamata chopped and screwed, di cui il maggior esponente era il mitologico DJ Screw. Si potrebbe dire che se i rallentatori seriali del chopped and screwed erano arrivati a queste particolari sperimentazioni per via della droga, soprattutto marijuana e Purple Drank (la bibita della prima trap per eccellenza, un mix di bevande gassate e sciroppo per tosse contenente codeina), la vaporwave vi ci arriva attraverso l’alienazione di internet.
I primi dischi vaporwave sono solo rallentamenti, manipolazioni, tagli, effetti e poco altro. Col passare di qualche anno invece la vaporwave non abbandona questi elementi, ma aggiunge sul piatto musica suonata, rendendo decisamente più variegato e interessante questo genere. Un esempio su tutti può essere Rain Temple, un disco del 2016 firmato per l’appunto da HKE e t e l e p a t h, col loro progetto 2814, col quale l’anno precedente avevano dato alle stampe un altro capolavoro del genere, Birth o a New Day. Rain Temple è infatti un disco ambient che non ha nulla da invidiare agli altri di quel genere, sofisticatissimo e con suoni eterogenei.
Poco più di un decennio t e l e p a t h percorre la gran parte delle strade presenti sulla mappa vaporwave, addentrandosi in territori molto spesso anche diversissimi tra loro. Una miriade di dischi affascinanti, alcuni dei quali capolavori veri e propri, come ad esempio i già citati a nome 2814, quello con Nmesh (ロストエデンへのパス), Gateway アセンション (insieme a HKE, ma non a nome 2814), 肉体からの離脱, 星間性交, quello con Agia (The Light of our Love), Flora Miranda’s Lalaland Fashion Show (Original Soundtrack) e molti altri, fino ad arrivare alla sua ultima evoluzione chiamata 天火見, con tanto di sottoetichetta a tema: The QTERA Institute, incentrata su questo tipo di tecnica compositiva. Ad ogni cambio di progetto c’è un cambio di immaginario, reso anche visivamente in maniera impeccabile attraverso grafiche suggestive, anche se il cuore delle sue visioni ruota sempre intorno ad alcuni temi, quali l’empatia, l’espansione dell’anima, l’universo, il Bene, la nostalgia, lo spirito, ecc… E ovviamente internet. Un fenomeno impalpabile, che in un modo o nell’altro ha cambiato la vita della stragrande maggioranza degli esseri umani, compresa quella di t e l e p a t h , il quale probabilmente senza di esso non avrebbe mai potuto pubblicare la sua “summa teologica” e ricevere apprezzamenti da tutti i suoi fan sparsi nel mondo per un disco che dura 7 ore e 24 minuti.
Com’è possibile mantenere l’anonimato nell’epoca della visibilità di massa?
Il fenomeno t e l e p a t h si è propagato per tutto il mondo, raggiungendo numeri notevoli; per capirlo basta dare un’occhiata alle view su YouTube. Sorge quindi una domanda: com’è possibile mantenere l’anonimato nell’epoca della visibilità di massa? Qualcuno prima di t e l e p a t h ci aveva provato, si chiama Burial. Il nome più rappresentativo del movimento dubstep, ma molto influente nel giro vaporwave, per via della sua estetica notturna, soffusa, urbana, fortemente nostalgica. Egli mosse i primi passi nel mondo dell’elettronica londinese nel 2005 nel più assoluto anonimato, una sorta di Bansky post-raver, fino a quando non fu costretto a dichiarare la sua vera identità (William Emmanuel Bevan), dal momento che in molti iniziarono ad affermare che fosse semplicemente un progetto parallelo di Fatboy Slim o addirittura Aphex Twin. Questo accadde nel 2008, quando i social network non erano ancora quello che sono diventati oggi.
Com’è possibile che t e l e p a t h riesca a mantenere ancora l’anonimato? Non sono il solo a chiedermelo. Su internet il giallo va avanti già da un po’. Reddit ha forum al riguardo e su YouTube qualcuno ha montato una sorta di documentario, ma nessuno ha aggiunto nulla a quel poco che già si sapeva. Tempo fa chiesi a Tim Six, un musicista russo legato a quella micro-nicchia vaporwave legata al movimento solarpunk, di parlarmi di t e l e p a t h. Nonostante avesse fatto dei dischi con lui, non sapeva altro, se non il fatto che attraverso il loro scambio di mail capì che si trattasse di un maniaco dei synth e di strani tipi di accordature alternative. Il giallo t e l e p a t h resta un caso irrisolto. Chissà ancora per quanto tempo lo resterà. D’altronde è così che si costruiscono i miti. L’assenza di un’individualità reificata crea uno stato di straniamento ulteriore per questa musica che sembra provenire direttamente dal profondo della coscienza di internet.