I l Tascabile non fa “interventi”, ma in questo caso voglio partecipare alla discussione sulla querela per diffamazione ricevuta da Alessandro Gori per alcune frasi scritte nei suoi testi a proposito di Denise Pipitone, la bambina scomparsa nel 2004, e sua madre Piera Maggio. La querela, che risale al 2014, era stata archiviata dal PM Giulia Maggiore; il GIP Piergiorgio Ponticelli ha riaperto il caso nell’estate del 2019, ma senza che fossero comparse nuove prove rispetto a quelle già vagliate. L’avvocato della signora Maggio ha chiesto e ottenuto un procedimento penale.
Da una parte c’è il rischio di carcere per una persona che ammiro; dall’altro c’è un sentimento che riassumerei con le parole che ha usato Melissa Panarello – cito apposta una persona che conosco da anni e con cui ho un buon rapporto – tra i commenti di un post facebook di Christian Raimo:
Che cos’è il genio di fronte al dolore di una donna che da anni si fa un culo quadrato per cercare sua figlia e per schivare le schifezze di chi, per esempio, le segnala di aver ritrovato la bambina (ormai grande)? Andasse a cacare il genio di fronte al vuoto spaventoso dentro cui questa donna è affacciata da più di un decennio. Tutto impallidisce di fronte a questo, nemmeno Groucho Marx sarebbe stato giustificato.
Panarello reagiva, come hanno fatto molte persone, ai post e i pezzi scritti da diversi scrittori in difesa di Gori. Comincio dalle parole di Panarello perché non voglio che le persone che si sono immedesimate nella signora Maggio, e in ciò che deve aver provato leggendo il nome suo e di sua figlia nei testi di Gori, sentano che io abbia da ridire sul dolore provato dalla signora Maggio.
Il tipo di racconto della realtà che fa Gori è duro da digerire perfino per chi lo ama. Anzi, chi ammira la sua capacità di fare il verso e ricombinare i modi di parlare della nostra epoca deve fare i conti con una crudezza che ricorda La fiera della atrocità di JG Ballard o certi orrori della Divina Commedia. Non lo sto paragonando a Dante e Ballard per talento, ma per temperature e metodo. Dante mette all’inferno delle persone realmente vissute. Gli fa succedere delle cose terribili. Il lavoro che fa Gori sulla società dello spettacolo richiede che si usino icone contemporanee. Il suo lavoro di fare da ventriloquo al sistema della comunicazione di massa gli impone di usare nomi veri. A volte l’effetto è doloroso. Ogni spettatore è diverso, c’è chi ama ridere espressamente dei nomi citati e c’è chi – come me – si trova spesso a rabbrividire, e continua ad ascoltare, o a leggere i suoi libri, perché…
Quello di cui si deve discutere è se Gori debba essere dichiarato colpevole di disegno criminoso in un processo penale.
Perché – e vi chiedo di mettere da parte per qualche paragrafo il centro della questione, vale a dire la sofferenza della signora Maggio e l’eventualità o meno che Gori abbia concepito un “disegno criminoso” per diffamarla – il lavoro che sta facendo Alessandro Gori riesce a fornire anticorpi contro la falsità e la pornografia della comunicazione di massa. Serve a resistere a Porta a Porta, a Chi l’ha visto, al Grande Fratello, a X Factor, a Barbara d’Urso. Per molte persone non c’è alcun bisogno di resistere a queste cose, e per loro alcune frasi di Gori su una bambina scomparsa e sua madre meritano un processo penale. Per molte altre, il fine non giustifica i mezzi, quindi non si può stare dalla parte di Gori. Per un terzo gruppo di persone, a cui appartengo anche io, c’è bisogno di resistere a un sistema di comunicazione che è fondato sulla pornografia e la creazione di momenti di condivisione ricattatori: per le persone come me, scoprire la narrazione di Gori può rivelarsi un importante antidoto al bombardamento dei media. Chi considera violentissimo l’effetto che il bombardamento dei media (inclusa la pornografia di tanta televisione del dolore) fa sulle nostre menti, tende ad avere un giudizio comprensivo sulle intenzioni di Gori e della sua scrittura comica. In questo caso, chi apprezza il lavoro di Gori sente che il modo in cui ha usato questi nomi, con tutti gli altri che usa, è una critica a come la televisione sfrutta i nomi che associamo alla cronaca nera, li mette a reddito per guadagnare dal dolore.
Mi è stato insegnato che il critico ha l’onere di rivelare da dove guarda il mondo, per questo ho raccontato da dove viene l’attaccamento al lavoro di Gori. Torniamo alla querela. Ecco il testo. Gori è
“imputato del reato di cui agli artt. 81 cpv 595, 3o comma codice penale, perché con più azioni esecutive di un disegno criminoso, in tempo diversi, pubblicando sul sito web – rete sociale FACEBOOK, quindi di fatto comunicando con più persone, offendeva la reputazione di MAGGIO Pietra e PIPITONE Denise, scrivendo ; “ Piera Maggio, madre di Denise Pipitone, nuovo volto degli spot lerdammer”, “Stasera al supermercato ho visto la signora Piera Maggio, mamma di Denise Pipitone, la bimba scomparsa qualche anno fa. Così sono andato a riempirmi il carrello con un sacco di roba e gliel’ho portato, dicendole : …. E non voglio più vedere quel faccino triste”, e ancora “e tu dove credi di andare? (Rocco Buttiglione a Denise Pipitone” “Quando conosci Azael, scopri come nei primi 5 minuti di conversazione ci tiene a dire che non c’entra niente con la sparizione di Denise Pipitone. Di solito lo ripete due volte e intanto suda”, “La sparizione di Denise Pipitone, in Polinesia è considerata un ballo popolare, una specie di calipso2” [errore di trascrizione NdR] in riferimento alle frasi infine scriveva: “non mi penso di niente di quello che ho fatto se tornassi indietro rifarei tutto errori compressi anzi soprattutto gli errori specie da quando lavoro per Mistake Replay e pagano da dio”. Pubblicizzando, altrsì [sic] su una locandina di un suo spettacolo “Curiosità pruriginose su Denise Pipitone con diapositiva e Simmenthal e Giovanni Falcone il Renato Rascel dell’antimafia”.
Stiamo parlando di questo: una donna che ha vissuto un’esperienza devastante, che nessuno di noi vorrebbe mai vivere, ha scoperto che il suo nome è stato usato in un collage decostruzionista di un comico, e ne ha sofferto. Lo capisco. Non penserei mai nulla di negativo sulle reazioni di una persona così che vede il proprio nome e il nome di sua figlia citati in un contesto comico. Dev’essere orribile.
Ora, quello di cui si deve discutere è se Gori debba essere dichiarato colpevole di disegno criminoso in un processo penale. Cioè bisogna parlare del fatto che rischia una sentenza e una pena perché “con più azioni esecutive di un disegno criminoso, in tempi diversi, pubblicando sul sito web – rete sociale FACEBOOK, quindi di fatto comunicando con più persone, offendeva la reputazione” della signora Maggio e di sua figlia.
Secondo me non si tratta di un disegno criminoso per offendere la loro reputazione. È importante fare questa distinzione, perché sui social diverse persone stanno accusando gli scrittori che stimano Gori di difenderlo per ragioni sbagliate. Cito per esempio una persona che su facebook ha scritto: “Subito l’élite degli intellettuali e sedicenti tali si manifesta per quello che è, corporativismo della peggior specie”. Questa persona comprensibilmente dice che nel nome di “Denise Pipitone” “sua madre ci legge il nome di sua figlia e ci vede il viso che cerca da quasi vent’anni, non è tenuta a fare nessun salto carpiato per capire poetica, registri, refrain e metafore di un comico. Chi cazzo se ne frega della ‘tavolozza mentale’ del comico in questione? Si è sentita offesa? Il suo legale ritiene ci siano estremi per querelare? Bene ha fatto, nel pieno del suo diritto”.
Sono d’accordo, lo stato di diritto esiste apposta. Ma appunto mi colpisce l’equivalenza: pensare, come me, che Gori non debba essere condannato non vuol dire pensare anche che una persona che si sente oltraggiata non abbia il diritto di denunciare. Mi colpisce moltissimo come molti riducano la questione ai sentimenti provati, quando il diritto è basato sul raffreddamento degli istinti di farsi giustizia. È ovvio che anche io come tutti ho desiderato la legge del taglione e il carcere per chiunque mi abbia fatto sentire oltraggiato, ma il diritto esiste proprio per questo.
Per spiegare per quale ragione non credo che Gori debba essere punito per queste sue frasi vorrei commentarle come posso, provare a dire perché non ci vedo un disegno criminoso.
Secondo me non si tratta di un disegno criminoso per offendere la loro reputazione. È importante fare questa distinzione.
Non essendoci ragioni filosofiche o politiche per avercela con una madre che ha perso la figlia, l’espressione “disegno criminoso” lascia pensare che Gori debba avere motivi personali per fissarsi con queste due persone. Non è così. Gori parla in questo modo di ogni cosa. Chi segue il suo lavoro sa che ogni persona citata viene resa iperreale in un contesto la cui iperrealtà è dichiarata. È chiaro che non si pretende da chi legge le frasi fuori contesto di capire da sé il contesto; ma chi invoca una sentenza per qualcuno ha il dovere di capirlo. La querela della signora è una delle tante che potrebbe ricevere, ma Gori non parla mai con un disegno criminoso. Scrive per descrivere la comunicazione di massa in opere di finzione. Forse ciò che è difficile capire è che la performance comprende la stesura degli apparati testuali dei suoi spettacoli – il testo di un invito su facebook, per esempio. Gli strumenti di promozione, insomma, diventano essi stessi parte del testo. Non impongo a chi non lo segue di arrivarci al volo o di trovarlo interessante, ma mi parrebbe strano non specificarlo in un’analisi della vicenda. Ognuno può pensarne quello che vuole.
“Stasera al supermercato ho visto la signora Piera Maggio, mamma di Denise Pipitone, la bimba scomparsa qualche anno fa. Così sono andato a riempirmi il carrello con un sacco di roba e gliel’ho portato, dicendole : …. E non voglio più vedere quel faccino triste”.
L’atto si ferma qui, eliminando il cuore del brano citato, che è un tropo ricorrente di Gori: la bontà da riflettori, la bontà delle star. Gori spesso usa il tono di una star che fa del bene in favore di telecamera e di social. Dopo il passaggio citato, infatti, continua così: “E poi me ne sono andato senza aspettarmi chissà quale roboante ‘encomio’ ma felice di aver fatto un piccolo gesto bello. È una goccia nel mare, certo…”. Il solo argomento di questo pezzo è la vanagloria delle persone famose, che usano i sentimenti degli spettatori per costruire le proprie reputazioni. L’obiettivo della satira non è la signora Maggio ma la vita social delle star.
Un altro motivo della scrittura dell’assurdo di Gori è inserire elenchi strampalati. Dopo il “carrello con un sacco di roba”, c’era un inciso: “(bibite, sottaceti, il carciofotto Ponti, pane integrale, fecola, affettati, noce moscata, una torta alla meringa eccetera)”. Senza questo elemento (che nel verbale non è menzionato nemmeno, come si fa quando si cancella un inciso, tra parentesi quadre e con i puntini, a segnalare il taglio, “[…]”) si perde l’assurdo del racconto, e allora, in mancanza di questi due elementi che sono il cuore del brano, ne viene fuori un Gori monomaniacalmente ossessionato dalla signora Maggio. Non è così: Gori scrive in questo modo di tutto ciò che compone il carrozzone di tv e stampa, comprese le figure pubbliche che frequenta (vedi Valerio Lundini, o Christian Raimo).
In riferimento alle frasi infine scriveva: “non mi pento di niente di quello che ho fatto se tornassi indietro rifarei tutto errori compresi anzi soprattutto gli errori specie da quando lavoro per Mistake Replay e pagano da dio”.
Questa parte sembra citata a sproposito. È uno sketch ridicolo, senza senso, dove Gori dice di lavorare per una fantomatica “Mistake Replay”, che è un gioco di parole veramente scemo con due parole inglesi che hanno a che fare con “errori” (mistake) e “rifarei tutto” (replay). Il brano viene citato verso la fine della querela come a scovare un’ammissione di Gori. Ma è preso completamente fuori contesto, non è legato alle altre frasi.
La querela nasce da un post facebook per lanciare una serata del 2014. Riporto il post per intero – la “descrizione dell’evento” – perché è un buon esempio del lavoro di frullatore dei codici della tv e dei social e del giornalismo fatto da Gori.
Mercoledì 30 luglio 2014 alle ore 22.00 sulla terrazza del Circolo Aurora di Arezzo, per Orgiasticaurora, Lo Sgargabonzi (summer) live.
di Alessandro Gori
accompagnamento musicale di Marco Luchi
Curiosità pruriginose su Denise Pipitone con diapositive e Simmenthal
10 modi per raccontare male una barzelletta però brutta
Giovanni Falcone: il Renato Rascel dell’antimafia?
Poesie con dentro le parole consapevolezza, ambra e glicine
Unplugged delle canzoni dell’immenso De André ma anche di suo padre Fabrizio
Le imitazioni dei presentatori difficili tra cui Carlo Massarini e Massimo De Luca
Classico numero di burlesque con la flanella e le feci
Seduta spiritica con scherzo a Gesù e poi riattacchiamo
Provocazioni antipatiche nei confronti della gente ai tavoli (fare molta attenzione)
Numero di telefono di Mariella Nava in regalo per tutti
Momento introspettivo perché noi comici sotto sotto ridi pagliaccio eccetera
Marco Luchi al piano che suona le canzoni del miglior Mozart
Roulette russa con quelli del pubblico senza baffi finti (biondi)
Interverrà Arnaldo Forlani
Porto anche un dolce all’ananas che mi ha fatto mia mamma
Malore dal vivo non simulato
E molto altro…
Questa locandina è un buon riassunto dell’opera di Gori. Gori rischia di essere condannato per questo modo di fare comicità. Altri scrittori hanno cantato le lodi di questo tipo di comicità. Io non penso che vada salvato perché è bravo, penso che vada salvato, cioè non condannato alla reclusione, perché queste cose che scrive non rivelano alcun disegno criminoso di diffamazione. Il motivo per cui è stato portato in tribunale non è la sua cattiveria o la sua insensibilità, cose per le quali in astratto non esiste la possibilità di denunciare nessuno, grazie al cielo, ma la possibilità, sollevata da chi ha querelato, che in quelle frasi si nasconda un disegno criminoso.
Ci sono due cose da dire su questa locandina: nella querela sono combinate in una sola frase, tra tutte, “Curiosità pruriginose su Denise Pipitone con diapositiva e Simmenthal e Giovanni Falcone il Renato Rascel dell’antimafia”. Si può puntualizzare che la frase su Falcone era col punto interrogativo, ma è un dettaglio. La cosa interessante è che, di tutti i nomi citati, sia stato inserito Falcone come a dire: Gori è una brutta persona perché scherza con un martire italiano. Questa è la tipica battuta di Gori che mi fa rabbrividire, visto che ho un legame personale con la figura di Falcone. C’è una persona a me molto cara che mi lega all’esperienza di Giovanni Falcone: se questa persona venisse a dirmi che non ascolterà mai Gori da quando ha scoperto che si è permesso di usare il nome di Falcone in mezzo alla sua imbecille comicità non avrei nulla da ridire. Non solo. Se questa persona a me cara mi dicesse: ora cercherò di mandarlo in carcere, io nemmeno risponderei a questa persona, perché mi è molto cara e non vorrei farla soffrire non riconoscendo il suo dolore. Ma, dopo, non aiuterei questa persona in una campagna per far arrestare Gori, perché non credo che abbia concepito un disegno criminoso per screditare Giovanni Falcone.
Il resto della querela riporta una serie di frasi ossessive che, avendo ormai letto la locandina, chiunque non conoscesse il suo lavoro saprà come inquadrare. Non sto chiedendo di trovarlo divertente, sto chiedendo se è una cosa per cui volere che qualcuno affronti conseguenze penali:
e ancora “e tu dove credi di andare? (Rocco Buttiglione a Denise Pipitone”“Piera Maggio, madre di Denise Pipitone, nuovo volto degli spot lerdammer”,
“Quando conosci Azael, scopri come nei primi 5 minuti di conversazione ci tiene a dire che non c’entra niente con la sparizione di Denise Pipitone. Di solito lo ripete due volte e intanto suda”,
“La sparizione di Denise Pipitone, in Polinesia è considerata un ballo popolare, una specie di calipso”
Sono tasselli del mosaico che Gori sta compilando da anni. È qualcosa che ci fa vedere meglio cos’è L’Isola dei Famosi, cos’è il crime, cos’è il plastico di Bruno Vespa, e in che rapporto siamo con i media che consumiamo. È un mosaico che ricorda i film dell’orrore. Gori ha il disegno – non criminoso – di mostrare in modo iperreale in quale soffocante villaggio globale siamo immersi. Questo è il suo solo disegno.
Siccome per formazione e sensibilità i miei istinti sono gli stessi di Melissa Panarello e di chiunque provi un brivido terribile al pensiero di ciò che vive una persona a cui viene sottratta la propria figlia, e un desiderio di uscire in strada a cercare o chiedere giustizia, chiedo alle persone che si sono sentite oltraggiate dalle parole di Gori di capire che chi sta scrivendo a favore di Gori sta solo cercando di dire che in quel che ha fatto non c’è nessun disegno criminoso di diffamazione.