Questo articolo è stato scritto per il lancio della Scuola di scrittura per riviste culturali del Tascabile 2018/2019. Per informazioni sul nuovo corso leggi qui.
È vero che l’editoria è in crisi, ed è vero che il giornalismo culturale è in crisi. I lettori si stanno disabituando a pagare per leggere, tanti piaceri alternativi alla lettura sono gratis o quasi, c’è pure un nome per l’abbondanza di informazione e intrattenimento – attention economy…
D’altronde non siamo diventati scrittori perché ci sembrava un’idea geniale. Ci piace raccontare il mondo, con i romanzi, con i saggi, gli articoli, la radio. La critica è in crisi, ma l’ansia di conoscere no, anzi è ancora più ansiosa.
Al Tascabile abbiamo a che fare continuamente con giovani colti che vogliono iniziare a scrivere su una rivista. Ci entusiasma scoprire penne e menti nuove, punti di vista, enciclopedie ambulanti, ma spesso ci troviamo a dover spiegare tante cose, da come si scrive il pezzo a come lo si concepisce e propone: dobbiamo anche spiegare cos’è una redazione e come relazionarsi con chi ne fa parte.
Tutti possono rendere pubbliche le loro opinioni, ma tra l’arena social e le redazioni rimane un muro, una distanza. Noi siamo dell’età giusta per aver visto sia le redazioni, con la noia e le riunioni fiume e il cameratismo, sia il mondo del giornalismo cloud, dove tutto avviene per telefono, su Slack e Dropbox, via mail, e nessuno si incontra. Queste due realtà ci piacciono entrambe, e ci piacerebbe mostrare, a chi ha vissuto la scrittura come uno degli aspetti della vita social, gli aspetti umani, intimi, comunitari del fare insieme una rivista.
Ci è venuta voglia di insegnare come funziona una redazione. Abbiamo deciso di inventarci un corso di giornalismo culturale e, per non rimanere astratti, costruire la classe di giornalismo culturale della scuola del Tascabile come una redazione.
Il ragionamento è questo: non sappiamo come si riorganizzerà l’editoria, il suo modello economico e il rapporto tra scrittura e pubblicazione, ma qualcosa è rimasto vero in questa fase molto fluida: per fare una rivista bisogna conoscere alcune regole non scritte. In più, il modo migliore per imparare a scrivere e per farsi conoscere è fondarne una.
Così, abbiamo immaginato di aprire una rivista insieme alla classe. Collaborare con gli altri è l’unico modo per capire davvero cos’è il giornalismo culturale e cos’è la critica.
Come si fa una rivista? Bisogna sapere di cosa si vuole parlare, bisogna scrivere, rivedere i testi, ossia editarli nei contenuti e poi fare le bozze. Bisogna capire come e quando pubblicarli, bisogna tenere i rapporti con gli autori, capire come cercarne di nuovi. Bisogna capire l’identità della rivista, a che scopo la si fa, chi si sta cercando di coinvolgere. Si fa una rivista per scoprire dei mondi, per stare con gli altri, per costruire un’idea di mondo o per scoprire quale idea di mondo abbiamo già. Inviteremo amici colleghi in redazione per confrontarci, farci leggere, imparare dalle loro esperienze.
La lezione sarà un laboratorio, ne terremo una ogni due settimane per dare alla classe – alla redazione – il tempo per metabolizzare le esperienze e gli insegnamenti e per impostare il proprio lavoro. Parleremo di identità delle riviste, di come inventarsi la grafica; vi insegneremo a commissionare i pezzi, gestire i rapporti con gli autori, editare e impaginare il pezzo. Ragioneremo insieme sui diversi settori di cui ci occupiamo, dalla divulgazione scientifica ai saggi letterari, dalle arti alla società; scriveremo reportage e pezzi lunghi. Vi racconteremo lo stato dell’arte dell’editoria, e la terremo d’occhio insieme perché probabilmente nel corso dell’anno cambierà ancora.
Sarà un’esperienza totalizzante. Noi speriamo che la classe – la redazione – ci sorprenda, e ci porti più lontano di dove credevamo di portarla.
Per informazioni: scuola@iltascabile.com.