N OI, POPOLO DI ASPERGISTAN, diamo vita alla Repubblica del popolo timido di Aspergistan – asilo, faro e patria di persone oppresse come i timidi, gli introversi e tutti gli appartenenti allo spettro autistico – e dichiariamo che i princìpi supremi della nostra nazione serviranno da baluardo contro l’egemonia dell’Ordine Mondiale degli Estroversi e getteranno le fondamenta per la cooperazione e la convivenza fraterna tra i popoli timidi, in un’unione mondiale indipendente.
ATTESTIAMO che generazioni e generazioni del nostro popolo hanno sofferto ripudio, bullismo, umiliazione, svilimento, medicalizzazione, persecuzione, sottomissione, sfruttamento, ostracismo, esclusione, isolamento, discriminazione e marginalizzazione per opera del sistema globale della Supremazia Estroversa, che ci ha defraudati del diritto a una vita introspettiva, all’autostima, all’uguaglianza e alla tranquillità.
DICHIARIAMO illegittima l’attuale rappresentanza parlamentare – su base esclusivamente estroversa – e i relativi dibattiti assembleari, sancendo l’incapacità del sistema di ascoltare e rappresentare soggetti e cittadini. Adottiamo come principio fondamentale del le nostre istituzioni democratiche la massima di Lao Tzu: “Più stai in silenzio, più sei in grado di sentire”.
COLTIVIAMO la vita interiore nelle sue varie sfaccettature – silenzio, contemplazione, solitudine medita bonda, intimità, introspezione, maieutica – e in essa individuiamo la base e la legittimazione perché lo Stato e il governo determinino il nostro destino.
Messaggio dalla delegazione di Inverness.
Man mano che si avvicinava il referendum per l’indipendenza scozzese, non ci sentivamo compatti né per il sì né per il no. In quel momento storico decisivo, provavamo grande disagio e preoccupazione per la propaganda ottimista dello Scottish National Party (snp), per i cortei, il patriottismo, lo sciovinismo, i fuochi d’artificio, i giochi delle Highlands, la pubblicità in stile Braveheart e altre buffonate del genere. Ci faceva sentire un pochetto ansiosi… e non avevamo paura soltanto per la separazione da Inghilterra e Galles. Alcuni di noi non si sentivano integrati nella nazione scozzese: molto semplicemente tutte quelle manfrine non rappresentavano il nostro modo di identificarci con il mondo.
Dissentivamo dalla linea di tutti i movimenti progressisti e dei partiti nazionalisti scozzesi, oltre che dalla campagna per il sì. All’inizio abbiamo creato una corrente scissionista che si riuniva regolarmente alla libreria Leakey’s di Inverness, una delle ultime librerie indipendenti della città. In origine una chiesa gaelica, il posto aveva un grande caminetto e un caffè che serviva cibo fatto in casa. Era un focolaio di resistenza per i Militanti Introversi: fra i clienti c’erano persone che si erano a poco a poco disamorate delle città che stavano diventando tutte uguali, come Glasgow. Entravano lamentandosi del fatto che tutte le strade commerciali stavano subendo una deriva estroverso-suprematista. Il gruppo, che occupava la libreria Leakey’s nei weekend, gettava le fondamenta per una campagna di apertura delle librerie ventiquattr’ore al giorno. Non c’entrava il bisogno di comprare di più. Ma di avere un posto dove stare. Volevamo che le librerie fossero aperte a tutte le ore, in modo da avere un posto dove sentirci a casa, rimuginare lontano dalla cosiddetta cultura «proletaria» scozzese, fondata sul bere. Non ci riconoscevamo né ci sentivamo legati alla rappresentazione del proletariato scozzese di Irvine Welsh in romanzi come Trainspotting, Il lercio, Porno, Ecstasy, l’uno la ripetizione dell’altro, con quelle descrizioni di come la gente, quando esce la sera, si sballa, si sbronza, si demolisce, fa schifo, si riduce a merda, si sfascia, s’inciucca, s’inquarta, si sfonda, si devasta. Non era il nostro linguaggio. Per noi la sera era un lungo viaggio nell’anima. Non facevamo parte di quella nazione, non più di quanto facessimo parte della cultura dei kilt e delle cornamuse, specie quando i kilt erano fatti per le passerelle e i servizi fotografici delle riviste glamour. Ane leid is nivver eneuch, dicono qui, “un linguaggio solo non basta mai“. Cosa avrebbe significato dopo l’indipendenza? Mentre la Scozia, dopo il voto a favore di Brexit, cercava di restare nell’Unione europea, noi prendevamo in considerazione l’ingresso di Inverness nella confederazione dell’Aspergistan, come parte di un’unione indipendente.
Che cosa ci stava a cuore della Scozia? Non solo la Leakey’s di Inverness, ma anche le meravigliose rovine di Beauly – desolate, silenziose e placide. Lì si può assaporare il lento piacere della pesca alla trota, di passeggiate lunghe e amene. Poi c’è Durness, che ha bellissime distese di spiagge deserte, di cui volevamo preservare il carattere: erano l’opposto delle trappole per turisti come Ibiza e Brighton, culle della fuffa edonistica. La Smoo Cave di Durness e la sua cascata interna sono un gioiello di profondità e bellezza, con scavi archeologici che rivelano stratificazioni di storia norrena e neolitica. Un’altra oasi di tranquillità e grazia, con sassi coperti di muschio, rovine di castelli, incontaminate pozze di marea, sono le Fairy Pools dell’isola di Skye. In questi posti il nuovo governo nazionalista voleva promuovere un tipo di turismo sbagliato, un turismo gentrificato, fonte di guadagno e volàno per il cosiddetto rinnovamento sociale (anche se dannoso per l’ambiente). Noi, in quanto cellula internazionale e delegazione dell’Aspergistan, abbiamo proposto di proteggere la Smoo Cave e le Fairy Pools con ogni mezzo necessario.
Nel corso della storia le lotte nazionaliste hanno sempre creato qualche forma di omaggio a paesaggi senza tempo e incontaminati… Lo si vede nella serie di riprese aeree delle Highlands che apre Braveheart… Noi non vogliamo un omaggio. Vogliamo la realtà, in Scozia e in tutti i luoghi abitati da gruppi timidi nel mondo. Lunghe passeggiate, picchi di solitudine, sogni a occhi aperti: è per questo che proteggiamo la nostra terra.
Sentiamo il bisogno di ritirarci nella Scozia rurale, per ricaricarci lontano da tutto e non farci schiacciare, per vagare fra i dimenticati dialetti gaelici e le parlate dell’isola di Man che ancora si usano nell’arcipelago delle Ebridi interne. Anche noi ci sentivamo sotto minaccia. Attorno a un focolare, ascoltavamo gli album della band postrock Mogwai – Government Commissions, la colonna sonora di Zidane, The Fountain, Les Revenants. Nella loro lentezza e astrazione, con il loro canto sommesso e privo di parole, sembrava una raccolta di inni per una nazione alternativa.
Estratto da Introfada di Hamja Ahsan (Add editore, 2019).