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he cos’è l’astrologia e perché piace? La domanda ciclicamente torna a occupare giornali e riviste, riproposta da persone curiose oppure scettiche. Le seconde, quando la criticano, spesso non aggiungono niente alla riflessione sull’astrologia, limitandosi a screditarla (di solito non sapendone nulla) in quanto non-scienza e a giudicarla un credo cui rivolgersi nei momenti bui. Da studiosa di astrologia trovo sorprendente che questo sapere millenario venga ancora considerato un culto al pari del cattolicesimo o di qualsiasi altra religione.
Tanto per cominciare, in astrologia non ci si affida senza discernimento a un’entità altra da interpretare, né la si prega affinché avvengano i miracoli. E tuttavia viene associata alla religione, invece che a una pratica e una disciplina di cura e di automiglioramento al pari dello yoga, o delle arti marziali. Credo che questo accada perché l’astrologia è un sapere che non rientra in nessuna categoria specifica: non è matematica, non è filosofia, non è scienza, non è psicologia, non è geometria, non è letteratura. I saperi non definibili dal pensiero cartesiano non hanno nessun tipo di valore nel sistema capitalista contemporaneo. L’astrologia, con la sua assenza di categorie, è una pratica in nessun modo produttiva. Come scrive Silvia Federici in Calibano e la Strega. Le donne, il corpo e l’accumulazione originaria, nella fase iniziale del capitalismo le pratiche magiche iniziarono ad essere considerate come ostacoli alla disciplina richiesta dal lavoro e pericolose per il principio di responsabilità individuale, centrale nella costruzione di un’identità borghese. Questo perché la concezione magica del mondo dava valore al tempo e allo spazio, spingeva le persone ad agire nel senso opposto in cui andava il sistema:
Come potevano i nuovi imprenditori far lavorare regolarmente un proletariato ancorato alla credenza che esistono giorni fausti e infausti, giorni in cui si può andare a lavorare e altri in cui non ci si deve muovere di casa, giorni in cui sposarsi e altri in cui ogni attività va accuratamente evitata? Altrettanto incompatibile con la disciplina del lavoro capitalistica era una visione del cosmo che attribuiva agli individui poteri speciali: lo sguardo magnetico, la capacità di rendersi invincibili, di uscire dal proprio corpo o di piegare la volontà altrui con l’incantesimo.
Nella condizione di esistenza della forza-lavoro era sì coinvolto il corpo, ma veniva considerato solo come macchina perché il suo senso precapitalista, ovvero un laboratorio di pratiche e sperimentazione, aveva completamente perso valore. La razionalizzazione della corporeità, oggi persistente, era ed è funzionale al preservarsi di un potere in cui i corpi, e dunque le soggettività, non sono nient’altro che mezzi di produzione – controllati, uniformi e prevedibili. Il ruolo del femminismo è ovviamente stato fondamentale nell’elaborazione di un sapere corporeo che, mettendo in discussione le dicotomie alla base del patriarcato, valorizzasse la diversità delle storie che i corpi raccontano. Anche l’astrologia va in questa direzione, soprattutto quando la sua lettura prende spunto dalla teoria queer.
Pertanto, contrapporre il recupero dei saperi antichi al discorso dominante significa ridare voce a quelle esperienze non assimilabili e non assoggettabili che sono state declassate e combattute con violenza: l’esperienza, infatti, è l’unico elemento che il potere non è riuscito a prevedere, e in astrologia è il fulcro di tutto. Al contrario di ciò che si crede, l’astrologia non è un credo deterministico, ma è un sapere nato dalle persone per le persone, che mette in risalto l’aspetto comunitario del vivere e può quindi essere utilizzato come strumento di autocoscienza, diventare un’utile risposta all’ambiente ostile che esclude le soggettività queer dalla spiritualità e nutre il sentimento di rivalsa offrendo letture complesse di sé in relazione all’altrə da sé.
La razionalizzazione della corporeità era ed è funzionale al preservarsi di un potere in cui i corpi non sono nient’altro che mezzi di produzione: controllati, uniformi e prevedibili.
Pertanto nella mia esperienza questo strumento si conferma uno dei supporti concreti per il riconoscimento dei propri bisogni e la riappropriazione del potenziale immaginifico implicito in ogni soggettività. L’osservazione di sé attraverso la prospettiva dello Zodiaco sottrae al volere di un sistema che ha già definito ruoli, pensieri e comportamenti, perché ciò che ogni soggettività trarrà dalla lettura del suo tema natale sarà sempre nuovo.
Resta difficile comprendere questa visione dell’astrologia perché in Occidente per spirituale s’intende sempre e solo un credo religioso, quando altrove invece s’intreccia con il politico. Si pensi alla comunità curda e a quella mapuche che mirano alla vita comunitaria e alla riscoperta di saperi come forme di resistenza, perché il potenziale immaginativo è strettamente correlato all’ambiente in cui le persone vivono, e dunque al rispetto del tutto. In entrambe sono i movimenti di liberazione delle donne a tracciare la strada per un mondo nuovo, socialmente ed economicamente. Il Movimiento de Mujeres y Diversidades Indígenas por el buen vivir svolge un ruolo determinante nel rendere visibile la lotta della comunità mapuche e la cosmologia che orienta una visione delle cose in cui il soprannaturale è reale come il naturale, lo spirito è reale come la materia. Un paradigma di conoscenza che quindi si differenzia nettamente dal modello occidentale predominante anche per il fatto che non esiste un sapere che prevale su un altro e si apprende osservando l’ambiente, rivolgendo l’attenzione al cielo, decifrando la natura, integrando ciò che si è acquisito nella vita e nelle relazioni. Moira Millan, Weychafe Mapuche, più volte si è espressa contro questo sistema che chiama “‘terricida’”.
La lotta delle donne curde, che ha una storia lunga quarant’anni ma è conosciuta in Occidente solo dopo gli attacchi dell’ISIS a Kobane nel 2014, ha dato vita all’organizzazione confederale in cui si è strutturato il desiderio di ridefinire le donne e la scienza; Jineoloji, la forma di sapere femminista radicale decoloniale alla base del processo rivoluzionario che mette fine alla distorsione inflitta dalle scienze sociali all’esistenza delle donne e conduce a una vita comunitaria libera. Jineoloji si configura quindi come autodifesa mentale autonoma per la costruzione di alternative sociali, in cui non esiste una verità statica, univoca. Una contronarrazione del sapere in cui teoria e azione sono strettamente legate tra loro sia nell’esperienza indigena che in quella curda, dove il positivismo che ha posto le basi del capitalismo viene scalzato da una visione del mondo più complessa.
In questa prospettiva, non così lontana da noi, va reinserita l’astrologia: un sapere millenario che non ha bisogno di un terreno epistemico per essere visibile, anche perché usa uno strumento a sé per decodificare l’esistente: lo Zodiaco, che offre una lettura descrittiva e non prescrittiva delle persone e delle cose. Abbiamo a disposizione dieci pianeti, quattro elementi, almeno cinque aspetti di relazione tra pianeti, dodici segni zodiacali e dodici case astrologiche, non può esserci determinismo neanche volendo perché tutto è in relazione e tutto si mescola, non esiste una lettura standard e lineare o, peggio, immutabile. Chi scredita l’astrologia senza conoscerla si ritrova spesso nella strettoia che risale al periodo in cui astrologia e astronomia hanno preso strade diverse; nelle gran parte dei casi l’unico argomento che si porta in difesa della scienza va a rimarcare l’antagonismo della prima con la seconda. La convinzione che solo la scienza sia credibile è, a tutti gli effetti, un atteggiamento colonialista: il colonizzatore vede il proprio corpo come vivente e il corpo altrui come mezzo, vale lo stesso per il corpus in senso teorico.
Resta difficile comprendere questa visione dell’astrologia perché in Occidente per spirituale s’intende sempre e solo un credo religioso, quando altrove invece s’intreccia con il politico.
L’astrologia, secondo l’immaginario comune, è legata a una dimensione esoterica, e in un paese fortemente influenzato dalla morale cattolica, oltre che dalla scienza occidentale, non c’è spazio per ciò che si discosta nettamente dalla categorizzazione aprioristica del bene e del male, che sfugge a una narrativa troppo liscia, lineare e ordinata. Conosco diverse persone che attraverso i posizionamenti dei pianeti nel proprio grafico di nascita riescono a parlare di sé con molta più spontaneità, questo perché è un sapere basato sul linguaggio dei simboli, delle immagini archetipiche che trascendono la coscienza e ciò che è rappresentazione del mondo viene da sempre espresso attraverso il ricorso a una simbologia collettiva. Come scrivo nel mio libro Astri Amari. Per un’astrologia transfemminista:
L’astrologia dà una precisa indicazione metodologica: provare a sfaldare le tessiture del reale attraverso una comprensione del mondo che passa per la rappresentazione e per l’immaginazione, così da poter concentrare l’attenzione su quello che c’è ma soprattutto su quello che non c’è. Potremmo quasi dire che, in questo senso, l’astrologia è una forma di letteratura, poiché la persona che legge il grafico di nascita e quella che lo consulta condividono l’idea che raccontare una storia possa confermare e in seguito cambiare la realtà. D’altronde le storie, e le letture, si raccontano più e più volte, in modi diversi, perché la percezione di sé e del mondo cambia spontaneamente nel corso della vita.
L’immagine del tema natale (o grafico di nascita), infatti, consente di utilizzare liberamente le informazioni che riceviamo, questo perché l’astrologia è antiautoriaria e offre molteplici possibilità interpretative, aiutando anche ad abbracciare le contraddizioni come elementi costitutivi delle varie interiorità. La responsabilità di questa diffidenza, però, ricade anche su chi fino a oggi ha raccontato l’astrologia come semplice oroscopo da rotocalco, in cui i bisogni delle persone sono sintetizzati in “amore”, “salute”, “lavoro” e “denaro” – come se ci fosse un unico individuo indistinto, senza nessun elemento che lo qualifichi in modo personale.
A contrastare l’astrologia è anche chi la utilizza per suscitare panico, chi la utilizza per creare “oroscopi letterari” associando arbitrariamente un libro a un segno senza realmente informare né sull’uno né sull’altro, chi la utilizza per le proprie stand up comedy. Insomma: l’astrologia non va bene perché troppo becera per entrare nel paradigma culturale di una persona istruita e di alto livello, ma è ottima per fare qualsiasi altra cosa che non sia autocoscienza: ci si può ridere su, ma guai a prenderla sul serio. D’altronde da tempo immemore la risposta che riceviamo noi che abbiamo a cuore la complessità è “e fattela una risata!” come se: a) ridere non fosse una questione seria, b) fossimo privə di qualsiasi spirito critico e non avessimo gusti personali, c) vada sempre tutto sintetizzato in una battuta per presentabilità sociale o per essere ascoltatə. Volendo fare un esempio, la stand up comedy di Hannah Gadsby mi fa ridere e piangere, perché è una dimostrazione di come non si debba per forza fare umorismo rinforzando i peggiori stereotipi e le dinamiche di potere ma anzi si possono smontare e contemporaneamente far ridere.
Ho fatto dell’autoironia il mio cavallo di battaglia. Ci ho costruito una carriera. Ma non voglio più farlo. Perché vi rendete conto di cosa può voler dire l’ironia per qualcuno che già di suo è marginalizzato? Non è umiltà. È umiliazione. Ironizzo su me stessa allo scopo di parlare, allo scopo di chiedere il permesso di parlare. E ho deciso che non lo farò più, né a me stessa né a chiunque si identifichi con me.
Questa citazione è tratta dal suo spettacolo Nanette, una performance che mostra quanto nel quotidiano tolleriamo e riproduciamo la comicità fatta di abusi sul pubblico. Certo, i meme, gli oroscopi letterari e qualsiasi altro utilizzo da intrattenimento dell’astrologia non hanno esattamente questa valenza ma comunque riflettono quell’approccio che promuove l’omologazione del comportamento sociale, incitando così ad avere un’idea rigida della coscienza di sé e delle altre persone.
I saperi possono essere sottratti alla produzione di massa che promuove il consumo passivo dei contenuti, per consentire invece la circolazione di nuove idee, nuove immagini da interiorizzare anche attraverso l’utilizzo di altri dispositivi: la musica, il disegno, la scrittura, giusto per citarne alcune. Stiamo dimenticando la dimensione del gioco, o meglio la stiamo appiattendo con l’intrattenimento: l’invito è al contrario quello di recuperarla, per avere la possibilità di immaginare e costruire, allargando la riflessione sull’esistente con saperi secolari. Situarsi, ripensarsi e farsi domande ha molto a che fare con l’astrologia e questo permette di giocare con letture di sé e del mondo non riduttive, di usare la propria storia in modo dissacrante e/o di riscriverla guardandosi da un’altra prospettiva, perché il simbolo suscita emozioni e genera immagini, inserisce in una dimensione libera dalle leggi di causalità. Le storie che raccontiamo e le parole che usiamo per raccontarle sono molto importanti nella costruzione di una nuova realtà. Più esploriamo, più immaginiamo e più i significati ci portano altre storie. Lo Zodiaco fa esattamente questo: aiuta le soggettività a sviluppare la capacità di immaginare un mondo alternativo. L’astrologia, quindi, al di là di ciò che se ne dice, è una straordinaria modalità di sopravvivenza con cui provare a sfaldare le tessiture dell’opprimente realtà in cui siamo immersə.