U
n filo non troppo sottile collega le fabbriche di troll di Mosca e l’elezione di Trump; la Brexit e gli interessi di importanti partiti europei; la propaganda no-vax e le argomentazioni attuali di molti sostenitori di Putin. È stato un decennio di disinformazione sulle nostre vite, dall’origine alla crescita di populismi, sovranismi ed estremismi politici, fino al duro contraccolpo della pandemia e della guerra in Ucraina. La disinformazione può uccidere.
L’origine: la “Dulles Doctrine” e i troll dell’IRA (2013-2014)
L’Internet Research Agency (IRA) è un’azienda russa fondata nel 2013 a San Pietroburgo. È considerata una vera e propria fabbrica di troll foraggiata dal Cremlino per la promuovere la propria visione. Come funziona: nel corso degli ultimi dieci anni, l’IRA ha arruolato migliaia di persone per la creazione di centinaia di milioni di identità digitali, account falsi, bot di condivisione automatica, fake-news e commenti propagandistici. A febbraio 2018, Twitter ha cancellato 200 mila tweet legati alla disinformazione russa. Tra maggio e giugno ha invece sospeso oltre 70 milioni di account sospetti. I numeri sono tali che non possiamo sottovalutare quanto, nell’ultimo decennio, la distorsione della realtà sui social abbia influenzato politica e geopolitica, persino all’interno del conflitto in corso in Europa.
La fonte parla di uno stipendio di 1400 dollari settimanali per 12 ore di lavoro quotidiano che prevedeva una media di 20 condivisioni e 80 commenti, fino alla vera e propria stesura di notizie inventate, o la creazione di blog, pagine social e siti web mascherati da organizzazioni locali.
Per comprendere l’impatto di tale organizzazione è utile rileggere la testimonianza di un ex-dipendente dell’IRA – uno tra i primi assunti dopo la sua fondazione – emersa sul New York Times quattro anni fa. La fonte parla di uno stipendio di 1400 dollari settimanali per 12 ore di lavoro quotidiano che prevedeva una media di 20 condivisioni e 80 commenti, fino alla vera e propria stesura di notizie inventate, o la creazione di blog, pagine social e siti web mascherati da organizzazioni locali. I temi principali riguardavano: l’opposizione alla politica americana, la Siria, l’immigrazione nel Mediterraneo, il miglioramento dell’immagine di Putin, il fallimento delle democrazie e, in particolare, le ragioni russe in merito all’annessione della Crimea. I troll russi vengono formati alla “Dulles Doctrine”, una teoria complottista nata in URSS nel 1971, durante la guerra fredda. Prende il nome dall’ex-direttore della Cia, Allen Dulles, in carica dal 1953 al 1961: l’obiettivo ipotetico, secondo questo complotto attribuito a Dulles, sarebbe stata la distruzione dell’Urss tramite la corruzione del sistema di valori e del loro patrimonio culturale.
Sviluppi e successi: Brexit e Trump, Lega e 5 Stelle (2014-2018)
L’impatto del nuovo sistema non tardò a farsi sentire. Nel 2017, uno studio svedese, l’Authoritarian Populism Index, provò a fare luce su un fenomeno che stava cambiando il volto delle democrazie europee. In quel periodo, in media un europeo su cinque votava un partito autoritario-populista. Partiti di destra e sinistra che dalla fine degli anni Ottanta avevano accresciuto i loro consensi dal 9,8 al 18,7%. Il picco storico si era raggiunto tra il 2015-16 con la crisi dei rifugiati (+2%). In questo scenario, l’Italia vedeva la quarta maggiore crescita in Unione Europea e nessuno dei paesi membri sembrava opporsi a tale tendenza. Per definire cosa si intenda per autoritario-populista, lo studio partiva da fattori chiave, come l’estraneità o l’opposizione all’establishment; la fusione di ideologie contrastanti; la promessa di un cambiamento radicale rapido; l’enfasi sul conflitto tra cittadini e istituzioni o tra maggioranza e minoranze. Sono tutti i temi del lavoro di propaganda dei falsi profili. I partiti che avevano questi requisiti erano quasi tutti nazionalisti, euroscettici, contro la Nato o pro-Putin, ma soprattutto fortemente anti-liberali.
Per definire cosa si intenda per autoritario-populista, lo studio partiva da fattori chiave, come l’estraneità o l’opposizione all’establishment; la fusione di ideologie contrastanti; la promessa di un cambiamento radicale rapido; l’enfasi sul conflitto tra cittadini e istituzioni o tra maggioranza e minoranze.
Tra i partiti europei che si identificavano in questa descrizione pro-Cremlino, secondo uno studio dell’European Council of Foreign Relation (ECFR) intitolato “Putin friends in Europe”, si trovavano organizzazioni a loro modo di destra (AfD in Germania, Alba Dorata in Grecia, il Front National in Francia, il Partito indipendentista britannico [UKIP], la Lega Nord in Italia) e di sinistra (Die Linke in Germania, Podemos in Spagna, Syriza in Grecia e il Movimento 5 Stelle in Italia). Buona parte dell’estrema destra è poi confluita nel gruppo europeo “Identità e Democrazia”, ovvero, nello schieramento più euroscettico di Bruxelles.
Questi legami con la Russia sono emersi su più fronti. Il leader della Lega, Matteo Salvini, oltre a presentarsi in Europa con la faccia di Putin stampata sulla maglietta nel 2014, dichiarò pubblicamente che avrebbe barattato volentieri “due Mattarella per mezzo Putin”, per poi essere coinvolto in uno scandalo sui finanziamenti russi al suo partito, smascherato da Giovanni Tizian su L’Espresso. Il Movimento 5 Stelle fu invece indagato da BuzzFeed, che definì i canali web e social ad essi legati tramite la Casaleggio Associati (v. Tzetze, La Cosa e La Fucina) i principali diffusori della propaganda pro-Putin in Italia. Se nel marzo 2014 i deputati grillini denunciavano l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, incolpando Italia e Ue di non fare abbastanza per Kiev perché timorosi di compromettere gli accordi sul gas, già a fine 2014, la situazione si ribaltava: Grillo raccontò la storia di un operaio salvato da Putin, opponendo i “fatti” di Putin, agli “slogan” di Renzi. Il governo successivo a Renzi fu quello Lega-5 Stelle.
Gli studi dell’Università di Londra analizzarono 3814 account twitter legati all’IRA su temi quali: la politica americana, Charlie Hebdo, la Brexit e, soprattutto, l’annessione russa della Crimea, in particolare in risposta alle proteste pro-europeiste di Maidan.
È paradossale che partiti che hanno tratto vantaggio elettorale dalla propaganda dell’IRA oggi condannino la Russia e critichino l’Ue perché imbrigliata dalla Nato e poco indipendente. Per il Pew Research Center, nel 2020, l’Italia risultava ancora essere il paese più favorevole alla Russia di Putin, con il 48% dei consensi. Dopo di noi la Francia con il 35% e gli altri paesi con una media del 30%. Un fatto comprovato anche da Nature, che pubblicò sul suo sito uno studio di Geir Karslen da cui emergeva che la Russia era il paese straniero che più influenzava l’Unione nel tentativo di dividerla, avendo svolto un ruolo decisivo nella Brexit e nel supporto ai partiti dei paesi membri. Lo stesso vale per gli studi dell’Università di Londra, che analizzarono 3814 account twitter legati all’IRA su temi quali: la politica americana, Charlie Hebdo, la Brexit e, soprattutto, l’annessione russa della Crimea, in particolare in risposta alle proteste pro-europeiste di Maidan.
Situazione analoga negli Stati Uniti, dove sono emerse gravissime interferenze dell’IRA per favorire la corsa alla Casa Bianca di Donald Trump, a partire dagli assurdi complotti QAnon. Per Statista e Business Insider, durante le presidenziali Usa 2016, il flusso di bufale superò quello delle notizie vere. Le più diffuse erano pro-Trump e circa il 75% degli intervistati ci cascò. Il problema è legato ai forti tassi di analfabetismo digitale e funzionale in tutti i paesi Ocse che, in Italia per esempio, vedono un terzo della popolazione privo di competenze digitali e due terzi con problemi relativi all’analisi delle informazioni. Fenomeni sfruttati non solo dall’IRA ma anche da Cambridge Analytica, società europea passata alla cronaca a sua volta per il ruolo svolto nella profilazione e targetizzazione di decine di milioni di utenti sui social. Anche qui, i legami tra Cambridge Analytica e l’IRA sono emersi in più inchieste internazionali. Alcuni ne sono certi. Damian Collins – deputato britannico conservatore – ha dichiarato: “La Russia ha avuto accesso ai dati raccolti da Cambridge Analytica”.
Contraccolpo e caduta: Covid e Donbass (2018-2022)
La macchina di disinformazione dei troll russi e dell’IRA ha avuto un innegabile impatto e ha proseguito la sua ascesa finché non si è scontrata con la pandemia. Allo stesso modo, con l’avvento del Covid, anche i partiti italiani e europei legati all’IRA hanno subito forti contraccolpi. Le fabbriche dei troll sono responsabili dell’inquinamento dell’informazione sulla pandemia, causa di diffusione di numerosi complotti di cui ognuno di noi ha sicuramente sentito parlare negli ultimi due anni. Uno fra tutti i rischi della tecnologia 5G e i suoi legami con il Covid. Un’importante studio europeo li ha rilevati e approfonditi. Tra questi emerge il caso della rivista russa Geopolitica.ru, della quale sono stati analizzati oltre 250 articoli che ridicolizzavano i vaccini e le risposte al Covid. Articoli ricchi di notizie inventate volte a vantare i successi di Putin, sabotare gli interessi occidentali e screditare istituzioni internazionali, “ricondivisi sistematicamente in italiano, spagnolo, inglese, olandese, russo”. “I vaccini funzionano, ma anche le bugie”, continua il report: “un coro di false pretese e teorie della cospirazione sui vaccini ha messo a rischio le vite di migliaia di persone, nel mondo e in Russia”. La previsione del report si è infatti avverata. La stessa popolazione russa ha subito un fortissimo contraccolpo dalla disinformazione sistematica. Nonostante il vaccino domestico, lo Sputnik, a oggi la Russia ha un tasso di vaccinazione inferiore di 10 punti percentuali rispetto alla media globale e di 30 punti rispetto all’Italia.
Dalle indagini di Twitter e di numerose istituzioni governative e di ricerca, sono emersi circa 9 milioni di Tweet legati all’IRA e volti a influenzare l’agenda Ucraina nel periodo 2010-18.
Ad oggi, gli effetti di un decennio di disinformazione dell’IRA sono ancora presenti nella politica e sui media europei. Lo vediamo nelle giravolte dei senatori sulla stampa che fino a ieri “sognavano Putin”, o nei migliaia di post social degli ultimi giorni. Dalle indagini di Twitter e di numerose istituzioni governative e di ricerca, sono emersi circa 9 milioni di Tweet legati all’IRA e volti a influenzare l’agenda Ucraina nel periodo 2010-18. Secondo gli studi sulla “Trollfare russa” di Doroshenko e Lukito pubblicati su International Journal of Communication, l’impatto di tale propaganda è stato sottovalutato e denota una nuova forma di “hybrid warfare”. L’ultima pericolosa fake news del Cremlino, emersa nelle ultime ore, riguarda il voler accusare l’Ucraina di possedere laboratori di armi batteriologiche. Un’ipotesi avallata anche da Pechino nel 2021. Tutt’ora i giornalisti dal fronte sono sottoposti a una quantità di notizie false e propagandistiche che rende molto complesso il resoconto della cronaca, o peggio, che attivano pericolose psicosi collettive volte a destabilizzare i paesi limitrofi, portando all’assalto a supermercati e banche.
Questo non significa che dall’altra parte non ci sia a sua volta una forte propaganda occidentale o eurocentrica. Ci siamo concentrati però sulla propaganda russa, che dalle ricerche di questi anni sembra delinearsi come macchina di disinformazione perfetta, finanziata da un regime autoritario che sistematicamente mistifica la realtà. “La disinformazione può uccidere” scrive il report europeo in chiusura e, alla luce di quanto poteva essere fatto, in queste ore, simili parole sono sempre più difficili da digerire.