Matteo De Giuli è scrittore e editor. È stato senior editor del Tascabile. Ha collaborato con Treccani, Radio3 e Rai3. Ha scritto "Buoni a nulla. Fondamenti di una teoria dell'ozio" (Quanti, Einaudi, 2022) e, con Nicolò Porcelluzzi, "MEDUSA. Storie dalla fine del mondo (per come lo conosciamo)" (Not, NERO editions, 2021).
N
on è semplice scrivere di Pharmako/Gnosis. È un libro polimorfo e estraneo a ogni canone, che si muove liberamente tra poesia, scienza e mitologia, affiancando frammenti di testo, immagini e una sorta di diario alchemico che raccoglie esperimenti e conoscenze sulle piante e sui veleni delle piante, e quindi sulle droghe. È un libro che ti può portare in poche righe a leggere una citazione di Blake, poi una tabella di legislazione farmaceutica, dei versi che invocano le divinità della natura, il racconto di una esperienza lisergica fallimentare e un excursus storico sui riti del peyotismo in Messico. Pharmako/Gnosis somiglia a un breviario, un erbario rinascimentale, un volume di magia naturale. Forse la cosa migliore per iniziare a raccontarlo è aprirlo e mostrarlo in un punto qualsiasi:
Dale Pendell, poeta morto nel 2018, è stato una figura rilevante della controcultura psichedelica e hippie che sbocciò nella Bay Area tra la Beat Generation e la Summer of Love. Eppure rimase sempre all’ombra dei nomi più grandi che frequentava – Gary Snyder, Allen Ginsberg – e le sue biografie riportano che fino alla fine degli anni Ottanta si dedicò soprattutto alla disciplinata sperimentazione di ogni droga disponibile in circolazione. Solo allora decise di allentare il passo per riordinare i pensieri e raccontare quello che aveva vissuto e imparato nel percorso.
Pharmako/Gnosis fa parte di una trilogia che add editore sta ora portando in Italia. Pendell la pubblicò a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila e con il tempo è diventata oggetto di un piccolo culto: il primo libro, Pharmako/Poeia, è dedicato alle sostanze “oniriche” – assenzio, alcol, marijuana, eroina – il secondo, Pharmako/Dynamis, a quelle eccitanti – caffeina, cocaina, anfetamine – e l’ultimo, Pharmako/Gnosis alle sostanze più propriamente psichedeliche, e quindi peyote, ayahuasca, LSD, psilocibina.
Pendell si affida a una scrittura polifonica: la narrazione è continuamente interrotta da un coro di versi, dialoghi platonici, pagine saggistiche o citazioni da altri libri che retoricamente rispondono ai dubbi e ai pensieri del narratore (la traduzione di Anita Taroni e Stefano Travagli riesce a mantenere il ritmo di queste montagne russe). Il tono di Pendell è a volte enigmatico, a volte ironico, a volte è l’inconsolabile atteggiamento profetico di un vecchio fricchettone: “nelle epoche oscure è fondamentale mantenere le relazioni, stare insieme agli altri, e aprirsi alle milioni di alleate che ci circondano, ciascuna delle quali fa del proprio meglio per dirci chi siamo. Notte notte, miei cuccioli”.
Scrive di luoghi e stati mentali preclusi all’esperienza ordinaria con l’intenzione di portare a casa qualcosa di quei mondi al termine del viaggio. L’obiettivo, decide, deve essere la conoscenza dalle droghe e non semplicemente delle droghe. Così l’incontro con i veleni delle piante porta Pendell a esperienze che destrutturano la percezione del reale e il suo sguardo sul mondo, lo avvicinano alla dissoluzione dell’ego in uno smarrimento e una commistione di identità che gli permette di accarezzare conoscenze alternative. Il lettore viene immerso in un’atmosfera neopagana, dove la natura è percepita come uno spirito potente, un’entità intelligente e diffusa, una realtà divina senziente e universale.
Gli effetti dei funghi durano circa quattro ore. Un setting appropriato è importante. È parte della medicina solare, parte del camminare nella bellezza. Il grande dono del fungo alleato è una speciale chiarezza e intelligenza, una speciale e compassionevole presenza curativa. Gli esperti, coloro che hanno tenuto vivo l’alleato per quattrocento anni mentre il resto del mondo inseguiva visioni distruttive, dicono che tutto ciò che riguarda i funghi alleati è muy delicado. (…) Il rapporto con il fungo è reverenziale, sebbene talvolta sia interrotto da risate o esclamazioni di meraviglia. Lo spirito spalanca le porte a “ciò che è importante”, quindi sono appropriati il rispetto e un certo grado di umiltà.
Salve, spirito, benvenuto, caro spirito,
mio coguaro, mio puma, mia amante ringhiosa, portami le parole. Ti conosco.
E ora vedo la tua ferita,
e ora vedo la tua morte,
e il lamento è il mio unico canto.
È subito chiaro che il campo di battaglia di questo libro è disegnato da due visioni apparentemente inconciliabili del mondo da cui Pendell cerca di smarcarsi. Da un lato c’è lo scientismo, il riduzionismo a tutti i costi, la ricerca di una spiegazione puramente materiale delle esperienze e ai fatti della vita, un approccio “analogo a quello di qualcuno che scoprendo i meccanismi delle leve in una macchina per scrivere, affermasse: ora finalmente sappiamo come si scrivono i libri“. Dall’altra parte della barricata c’è invece una visione poetica, spirituale, magica e vagamente New Age della realtà, che portata però alle sue estreme conseguenze diventa pura superstizione, un invito a smarrire la capacità di critica e di giudizio. Pendell scrive di voler passeggiare in una terra di mezzo: “sebbene io pensi che per i giovani il riduzionismo sia un’eccellente disciplina, assolutamente raccomandabile, ritengo che una punta di misticismo, supportato da una prolungata e metodica disciplina di introspezione e verifica, sia più appropriata per le persone mature”. Il che nel suo caso ha significato tentare il recupero di tradizioni culturali a lui lontane, tradizioni mistiche per lo più orientali o sudamericane, nello sforzo ulteriore, però, di lasciare convivere queste accanto alla scienza, alla piena comprensione di ciò che la ricerca scientifica – chimica, medica, psicologica e cognitiva – può svelare sugli effetti degli psichedelici. Ed è proprio la sintesi impossibile di queste due visioni che produce la parte più puramente lirica di Pharmako/Gnosis, quella fatta di sperimentazione letteraria, poesie e voci.
Il mondo è un veleno. Questo mondo. Di tutti i possibili universi paralleli e coesistenti, questo in particolare: dove le pietre sono pesanti e i pensieri leggeri. “Il mondo è una droga.” Non una metafora ma una tautologia.
“Cosa sono i veleni?”
NOI SIAMO I VELENI.
Tutti i dharma sono veleni. Pietra nella mente, oca nella bottiglia.
“Cosa è apparenza e cosa realtà?”
NOI CHE TI MOSTRIAMO LA REALTÀ SIAMO APPARENZA.
POSSIAMO MOSTRARTI IL LUOGO
IN CUI POESIA E MATEMATICA SONO UN’UNICA DISCIPLINA.
Credo che sarebbe un errore prendere Pharmako/Gnosis come un libro di iniziazione all’esperienza psichedelica. Pendell dà raramente suggerimenti o indicazioni sulle quantità da assumere, per esempio, e quando lo fa spara volutamente dosi da veterano. Quando scrive di LSD, in un capitolo provocatoriamente intitolato “Sull’uso responsabile”, consiglia al lettore: “calati dieci acidi e scendi in profondità. Cinquecento microgrammi è un bel numero tondo”. Cinquecento microgrammi è in realtà un numero sconsigliabile, sufficiente per un piccolo gruppo di persone. Dopo poco Pendell si prende in giro infatti: “(E ora, O Arbitri della Responsabilità, che cosa merito io?) (Di essere fustigato, direi.)”.
Pharmako/Gnosis non è neanche il libro dell’illuminazione o della “verità definitiva”. È un volume che vive del racconto di esperimenti e tentativi, alcuni dei quali disastrosi. C’è poco proselitismo e molti momenti comici e goffi (il racconto, per esempio, di tre amici che provano a giocare a baseball sotto LSD e non riescono a prendere neanche una palla). Pendell espone dubbi e malesseri, bad trip e mal di pancia e tentativi andati male, e molte pagine sono dedicate alla gestione dei demoni, gli spettri con cui bisogna imparare a convivere, lati inesplorati della nostra mente e delle nostre emozioni che gli psichedelici possono scatenare.
Il rapporto con i demoni è una parte fondamentale della via venefica. Di solito è nostra abitudine accoglierli. Farli entrare, poi offrire loro un posto in cui stare. Abbi inventiva. Il primo passo è creare per loro uno spazio. Aprire un varco nel cerchio magico libero da barriere.
Pharmako/Gnosis non è quindi, per fortuna, un libro “funzionale”. Non è una guida all’uso consapevole o incosciente delle droghe. È piuttosto un testo inaffidabile e ambiguo, un esperimento letterario che invita a smarrirsi tra centinaia di stimoli differenti, un patchwork di storie e slittamenti concettuali, una tecnica di montaggio volutamente eccessiva e divagatoria che vuole ricordare almeno in parte proprio le sensazioni che si vivono durante un trip. Non a caso le pagine più emozionanti e simboliche del libro sono quelle occupate da una lunghissima poesia ucronica dedicata ad Albert Hofmann, in cui Pendell fonde il racconto degli esperimenti dello scienziato svizzero e i riti dei misteri eleusini nell’Antica Grecia in un unico indistinto cosmico flusso temporale.
Dopo duemila anni
Alarico, orde di cavalieri, chilometri di polvere,
attraversò il passo alle Termopili
con i monaci cristiani.
Il Vecchio Mondo era alla fine.
Nella fragrante Eleusi
la luce andò affievolendosi.
Dall’altra metà del mondo,
Wasson spedì a Hoffman
i semi di ololiuhqui, la morning glory,
masticati per avere le visioni. Albert
li analizzò, stupito, e trovò che i semi
contenevano lo stesso alcaloide già presente
nel suo laboratorio: ammide dell’acido lisergico.
La segale cornuta, Tollkorn, die Taumelloch:
il cerchio magico
era completo.