Dopo le stelle spiegate dagli uomini alle star-gazers, in uno di quegli accostamenti sibillini di LSD, Clarissa riflette su quanto fosse importante per lei che Peter la stimasse: «Aveva tanto bisogno della sua approvazione, forse. Gli doveva certe parole come “sentimentale”, “progredito” […]. Un libro era sentimentale, un atteggiamento verso la vita sentimentale […].»
In realtà, Virginia Woolf sta smascherando Peter: Clarissa dice che vuole la sua approvazione, ma il dono di Peter è averle insegnato a usare parole come «sentimentale». Peter è il maschio noioso che ti spiega quali cose sono sbagliate. «Gli doveva certe parole» sta per: mi spiegava certe parole in modo che mi venissero i complessi – di essere sentimentale, di non essere progredita.
Negli ultimi mesi ho iniziato a seguire un account Instagram che si chiama beam_me_up_softboi. Secondo la curatrice, i softboi sono ragazzi che usano con violenza la loro sensibilità per mettere nell’angolo le ragazze. L’account pubblica frammenti di vere chat in cui un ragazzo del genere corteggia una ragazza. Le follower contribuiscono spedendo continuamente nuovi screenshot dai cellulari. Fa venire i brividi. Peter è un softboi. Ci è stato insegnato a usare la cultura, l’intelligenza, la sensibilità per manipolare in maniera grottesca gli oggetti della nostra curiosità sessuale (e non del nostro desiderio). È tutto un affacciarsi a chiedere: «Star-gazing?» Ho tradotto gli scambi degli ultimi giorni perché l’account non ha bisogno di essere antologizzato: una decina di screenshot consecutivi danno l’idea di come siamo stati scoperti da una generazione di donne. È una casistica sterminata. Noi ragazzi sensibili operiamo così, e scrivo queste frasi lentamente come se fossi un criminale in un thriller e stessi leggendo di me sul giornale.
Seguire beam_me_up_softboi è una terapia d’urto. Il più elegante ed essenziale è il ragazzo sensibile che scrive alla ragazza conosciuta online: «Dovresti dare un’aggiustata ai tuoi gusti musicali», e le incolla un link per andare ad ascoltarsi un disco bello: «Ascolta questo.»
Un altro, un Peter che ti spiega come usare gli aggettivi «sentimentale» e «progredito», pontifica: «Esatto, non mi scopo nessuno che non abbia un’intelligenza di base. Ho bisogno di qualcuno che ami parlare di Yeats, Tolstoj e I Simpson. Il tuo intelletto è in grado?»
Un altro softboi è attirato da una bella ragazza e sente il bisogno di rimproverarla; per darsi autorevolezza comincia così: «Dalla prospettiva di un fotografo posti dei gran contenuti», e subito l’affondo: «Ma hai qualcosa nella vita al di là del tuo aspetto? Voglio dire, sei bella, per carità, ma la bellezza è una cosa comune. Per la gente ha più valore la pazienza: ti ricordi un momento in cui la gente ti ha dato valore per la tua pazienza?»
Molti ragazzi sensibili non si vergognano di mostrare la struttura della seduzione online annunciandosi come stalker, ma stalker particolari, stalker appunto sensibili, e uno di loro si espone così: «Sto guardando tutto il tuo Instagram, Twitter eccetera da quando ho sentito parlare di te.» Va a capo e le commina la sentenza: «E sei perfetta per me», seguita dall’insulto ironico: «Saresti un’idiota a innamorarti di qualcun altro.» Va a capo di nuovo e le mostra l’anima: «Sappi solo che se mi respingi continuerò per sempre a guardarti perché resterai nel mio cuore a prescindere. »
L’aspetto dello stalking ironico si commenta da sé, mentre quello della mortificazione da maestrino pedante è una costante che fa tremare perché ci riconosco dentro qualcosa che è organico al modo in cui sono stato educato, come se la percezione della nostra intelligenza, per noi maschi sensibili, fosse inseparabile dal sadico vizio di provare a far sentire stupide le donne.
Un altro caso. Lui saluta e propone un gioco: «Buonasera. Ti va di giocare a 20 Questions?» Lei risponde: «Certo!» Lui, offeso dal fatto che la ragazza non gli abbia detto «Buonasera», la educa alle buone maniere con un supercilioso «… e buongiorno a te… ». Lei gli viene incontro dicendo «Ciao», al che lui, oltraggiato da quella che vede ormai come un’irricevibile mancanza di maniere (un pretesto come un altro per mortificare una donna), taglia corto con questo quartetto di invii: «Be’, direi che cerchiamo cose diverse. In particolare, frasi intere e le buone maniere base. In bocca al lupo per la tua ricerca. Passa una buona notte.»
Un estratto da Io e Clarissa Dalloway di Francesco Pacifico (Marsilio, 2020).