I l primo a riuscire nell’impresa di riprodurre artificialmente le acque termali effervescenti naturali, già conosciute e apprezzate perché ritenute dotate di numerose attività terapeutiche, fu un chimico inglese, Joseph Priestley nel 1767.
Priestley è uno dei padri della chimica dei gas, tra i primi a isolare l’ossigeno e a scoprirne il ruolo nella combustione, il primo ad aver ottenuto in laboratorio tra gli altri il monossido di carbonio e l’anidride solforosa. Uno scienziato che si diletta a fare l’inventore: a lui dobbiamo la gomma da cancellare e, appunto, la prima acqua addizionata di anidride carbonica, che qualche anno dopo egli stesso definirà la più felice di tutte le sue invenzioni.
Il fascino delle bevande con bollicine ha radici sicuramente molto antiche: l’effervescenza prodotta dall’anidride carbonica disciolta è percepita dalle terminazioni nervose del nervo cranico chiamato trigemino, presenti nella mucosa della bocca e del naso, responsabili delle sensazioni termiche e tattili tipiche di formicolio, salivazione e lacrimazione. In più, con ogni probabilità (è stato evidenziato nei topi e in misura minore nell’uomo), anche i recettori olfattivi e le cellule gustative sono in grado di riconoscere la CO2 nelle bevande, e le neuroscienze stanno poi dimostrando come la stimolazione dei diversi sensi sia elaborata a livello cerebrale in una sensazione globale ed emozionale, a cui concorrono le interazioni tra le componenti aromatiche, gustative e tattili, ma anche quelle generate dalla visione delle bollicine o dal loro rumore (Mark Bear, Barry Connors e Michael Paradiso ne parlano nel dettaglio in Neuroscienze: Esplorando il cervello, Edizioni Edra).
Le bolle delle bevande gassate producono in pratica un’esperienza multisensoriale particolarmente coinvolgente. Non stupisce quindi che la storia delle acque gassate e delle altre bevande effervescenti, alcoliche e analcoliche, sia costellata di così tanti successi.
Acque arricchite
Ponendo una caraffa d’acqua al di sopra delle vasche di fermentazione in un birrificio di Leeds, la sua città, Joseph Priestley osservò che l’anidride carbonica prodotta dai lieviti (dei quali peraltro egli ignorava l’esistenza), passava in soluzione nel liquido che diventava effervescente e molto gradevole.
L’incontro dell’acqua con l’anidride carbonica, che lo scienziato inglese chiama “aria immobile” in quanto pesante e incapace di allontanarsi di molto, ha appena cominciato ad allietare lo spirito e il gusto delle persone. Lo stesso Priestley individuerà più avanti un metodo chimico per produrre il gas e realizzerà un dispositivo consistente in una vescica che raccoglie l’anidride carbonica e in un serbatoio dove avvengono l’arricchimento e la miscelazione.
Negli anni che seguono alla pubblicazione di Impregnating water with fixed air firmato da Priestley, in molti tentano di industrializzare la produzione di acqua gassata. Nel 1770 Thomas Henry, un farmacista gallese trasferitosi a Manchester, ironizza sul successo delle invenzioni di Priesley affermando che non si sarebbe mai aspettato che i frequentatori di una taverna potessero apprezzare una bottiglia piena d’aria più del Claret (un vino francese piuttosto in voga all’epoca), ma ne intuisce allo stesso tempo le grandi potenzialità. Perfezionando il metodo di produzione è il primo a mettere in vendita “l’acqua gassata artificiale di Pyrmont e di Seltzer” richiamando il nome delle località termali tedesche (la seconda in realtà è Seltser) famose per le loro acque.
La scienza è però debitrice nei confronti di Henry e della sua fabbricazione di acqua con il gas: il figlio di Thomas, William Henry, divenne il padre della legge dei gas disciolti nei liquidi che proprio nell’attività paterna con ogni probabilità trovò l’ispirazione per i suoi studi. La legge di Henry sostiene infatti che la quantità di un gas che si discioglie in un liquido dipende dalla temperatura, dalla pressione esercitata dal gas sulla superficie del liquido e da una costante di solubilità tipica della coppia soluto-solvente. Una legge perfetta per spiegare e per gestire la fisica e la chimica delle bevande effervescenti.
Bollicine medicinali
Tra la fine del diciottesimo e l’inizio del diciannovesimo secolo accanto ai rimedi e alle medicine individuate dalla scienza ufficiale, che si riunisce e discute nelle accademie e nelle società scientifiche, sulle pagine dei quotidiani nasce e prolifera una farmacopea parallela che potremmo definire pop: è basata su rimedi miracolosi promossi dagli imbonitori che li pubblicizzano portando spesso a prova dell’efficacia false testimonianze di personaggi più o meno illustri, guariti da problemi di salute di ogni sorta.
Si tratta in molti casi di estratti vegetali o prodotti chimici del tutto inefficaci o addirittura dannosi e spesso sono droghe o antidolorifici molto potenti, come l’alcol, la caffeina, l’oppio, la morfina e la cocaina, in grado di alleviare i sintomi di disturbi anche molto diversi tra loro, senza naturalmente fornire una cura. Li chiamano quack remedies e sono medicine brevettate, pillole, sciroppi ed elisir, dai nomi allusivi e dalla promessa di guarigioni miracolose: il Green Mountain contro l’asma, tanto caro alla Principessa di Bismark, il rimedio Emerson Bromo seltzer istantaneo per la cura di qualsiasi mal di testa, l’elisir dentifricio Baiadera che cura e previene la carie o il tonico Tenel del professor Mandel per godere di placidi sonni.
Anche la diffusione dell’acqua gassata almeno inizialmente è legata a qualche millantata proprietà farmacologica; si sostiene che curi il mal di testa, i problemi di digestione e lo scorbuto (la Corona Inglese ne acquista grandi forniture per la propria Marina) ed è infatti nelle drogherie e nelle farmacie che comincia a essere distribuita quando, nel 1783, il tedesco Schweppes riesce a industrializzare il processo per imbottigliarla.
Nel Diciannovesimo secolo l’acqua di soda o di seltzer si vende ovunque, in Europa e nel Nuovo Mondo, in bottiglia o prodotta direttamente presso i distributori con i soda stream e le soda fountain, miscelatori alla spina talvolta anche molto grandi che mescolano l’acqua con l’anidride carbonica in pressione. La moda dilaga e cominciano a essere proposte anche alcune variabili di gusto e di aroma, nella forma di succhi o sciroppi da miscelare all’acqua di soda per ricavarne bevande dissetanti e gustose.
Nascono anche i primi esempi di miscelatori domestici, come i Sodor, le prime bottiglie del seltz, che un articolo tratto dalla rivista italiana per famiglie Il Buon Consigliere del 1899 testa per i lettori e i consumatori, analizzandone pregi e difetti. Si tratta di una bottiglia in vetro con un tappo dotato di attacco e valvole per una piccola bombola in pressione di CO2. Una retina esterna protegge l’utilizzatore in caso di esplosione anche se sulla sicurezza del dispositivo la rivista avanza delle riserve. Un apparecchio sul quale gli autori concludono:
Per l’uso domestico non crediamo che i sodor riescano di grande utilità, il prezzo di ogni preparazione, oltre della spesa per la bottiglia speciale, è troppo al di sopra del costo della gazzosa comune e dell’acqua di seltz, inoltre il liquido gazzoso ottenuto coi sodor perde la sua qualità lasciandolo in riposo. Malgrado gli inconvenienti che abbiamo enumerato è un grande progresso nella scienza e nell’industria che si è ottenuto
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Ma l’anidride carbonica non è l’unico gas che la tecnologia e l’industria tentano di addizionare all’acqua. ello stesso articolo che descrive il Sodor troviamo già un riferimento alle acque addizionate in ossigeno e alle loro presunte proprietà.
Questa invenzione
(il sodor) presenta parecchi vantaggi non tanto per l’uso domestico quanto per le applicazioni terapeutiche a cui è suscettibile; di fatti oltre all’acido carbonico si potrà mescolare al liquido il gaz ossigeno puro, tanto indicato per molte malattie.
Una falsa credenza, quella delle numerose attività benefiche e curative dell’acqua arricchita in ossigeno, che può far sorridere ma che ancora oggi resta viva in alcuni canali legati al fitness e alla naturopatia, pur essendo del tutto priva di fondamento. Infatti, non sono mai stati provati né l’efficacia dell’ossigeno assunto in forma solubile né l’assorbimento attraverso la mucosa gastrica o intestinale.
Una “bufala” che richiama ancora all’azione miracolosa delle “medicine brevettate” del diciannovesimo secolo, la cui storia si intreccia a un certo punto con quella dell’acqua gassata e diventa uno dei successi più dirompenti della storia delle bevande analcoliche.
Foglie di coca e noci di cola
L’uso della cocaina nelle medicine brevettate comincia per effetto della pubblicazione di uno studio sugli effetti medicinali dell’estratto delle foglie della pianta sudamericana della coca e di altri alimenti “nervosi” del medico milanese Paolo Mantegazza nel 1859. Tra i primi a sfruttare quanto riportato da Mantegazza c’è Angelo Mariani, un chimico francese che, mettendo in infusione le foglie di coca nel vino di Bordeaux, inventa il Vin Mariani. Avrà un successo itale da vantare testimonial d’eccezione come Papa Leone XIII, il Principe di Galles e lo Zar di Russia.
Il Vin Bremond è un altro prodotto descritto in una rivista italiana della fine dell’Ottocento come “ricostituente eroico dell’organismo (ossia sangue, cervello, nervi e muscoli) e nel tempo stesso gustoso e appropriato per gli stomachi delicati o indeboliti da malattie, fatiche, eccessi, patemi d’animo, commozioni ecc.” Consigliato per dare forza e vigore, efficacissimo secondo il messaggio pubblicitario dell’epoca per trattare i “casi di nervosità, irritabilità, debilitazione, inappetenza, indigestione, insonnia, esaurimento, apatia, malinconia, ipocondria, nevrastenia, spermatorrea, apatia cerebrale, impotenza e senilità”, così come per il recupero dei convalescenti (anche i bambini), il Vin Bremond è un vino arricchito con china, dalla cui corteccia si estraeva il chinino con azione antidolorifica e antifebbrile, coca (pianta il cui principio attivo come nel Vin Mariani è la cocaina), cola (una pianta di orgine africana la cui noce presenta contenuti elevati di caffeina) e fosfato di calce. Un’efficace sostanza stupefacente.
Nel 1886 la storia si sposta in America, ad Altanta, dove John Pemberton, un inventore di quack remedies non particolarmente famoso, sulla scia del successo del Vin Mariani sta tentando di riprodurre i vini medicinali europei, come racconta anche Tom Standage nel suo Una storia del mondo in sei bicchieri (Codice Edizioni). La sua idea di commercializzare utilizzando le foglie di coca e le noci di cola, non la bevanda ma un concentrato da aggiungere ai vini, vacilla quando la contea di Atlanta e Fulton avvia uno dei primi esperimenti di proibizionismo, vietando per due anni la vendita di bevande alcoliche. Pemberton modifica i suoi piani e decide di utilizzare il suo sciroppo come additivo per l’acqua di Seltz. Coca, cola e acqua gassata: è la nascita, come medicinale pop, della più famosa delle bevande analcoliche gassate, la Coca Cola, che ancora oggi, eliminata la cocaina già agli inizi del 1900, resta, almeno nel nostro immaginario, come un rimedio se non altro ai problemi di digestione.