N el 1978 in Italia ci fu un’ondata di avvistamenti UFO senza precedenti. Non generò certamente panico: basti dire che in alcuni casi le persone si radunavano in trepidante attesa dell’atterraggio, preannunciato da alcuni ciarlatani apparentemente in contatto con E.T. Ma senza dubbio fu un fenomeno di massa. Nell’anno che vide avvicendarsi tre Papi, le dimissioni del presidente della Repubblica Giovanni Leone e il caso Moro, ogni giorno si parlava di presunte astronavi extraterrestri e contatti con gli occupanti. Storie di questo genere circolarono anche in anni precedenti, ma solo nel 1978 da poche decine di avvistamenti mensili si passò, a partire dalla primavera, a centinaia. Dopo capodanno 1979, l’ondata finì, improvvisamente come era arrivata.
Fu senza precedenti anche l’attenzione di stampa e TV, che dedicarono agli UFO lunghi approfondimenti in prima serata, in un’epoca in cui la Rai aveva solo due canali. Dai ritagli di emeroteca, dalle teche Rai, e persino dalle interrogazioni parlamentari, ci si può subito rendere conto che quella ondata c’è davvero stata, anche se molti di quelli che c’erano oggi non la ricordano più con precisione.
Una breve cronaca di quei mesi. Gennaio: l’anno comincia in sordina, ma la prima uscita in edicola del mensile dell’insolito Solaris ci dice che il tema UFO è già sentito in Italia. 46 casi di avvistamento. A febbraio, 21 avvistamenti e la prima di Occhi dalle stelle, diretto da Roy Garrett, ovvero Mario Gariazzo. Il film era uno dei tentativi nostrani di capitalizzare il fenomeno UFO. La prima di Occhi dalle stelle, anticipa (non casualmente) la prima italiana di Incontri ravvicinati del terzo tipo (uscito negli Stati Uniti nel 1977).
Siamo a marzo: il film di Spielberg è chiacchieratissimo e Panorama gli dedica la copertina. Anche Alberto Moravia rivela la sua esperienza UFO. Comincia il processo ai capi delle Brigate Rosse, Aldo Moro è sequestrato, nasce un altro governo Andreotti, 75 avvistamenti. Aprile: arriva sul secondo canale Atlas UFO Robot, anime saturato di riferimenti ufologici che fu molto apprezzato. I giornali pubblicano le lettere di Aldo Moro, i casi scendono di nuovo a 45. Maggio: viene pubblicato in Italia il libro Rapporto sugli UFO di Josef Allen Hynek. Astronomo e pioniere dello studio scientifico degli UFO, è ideatore della classificazione degli avvistamenti e della scala degli incontri ravvicinati che, come altri suoi lavori, hanno ispirato Spielberg per il film. Hynek, in Italia per la promozione del libro, è intervistato da TV e stampa e interviene ad alcuni congressi ufologici. Arriva la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza e viene promulgata la legge Basaglia. 62 avvistamenti.
A giugno cominciano i mondiali di calcio, finisce il processo alle BR. I casi salgono a 104. Avvistamento collettivo con foto di una sfera luminosa in provincia di Milano. Luglio: si segnala sul cratere spento Monte Sona, sull’Etna, un incontro ravvicinato del terzo tipo, cioè un contatto visivo con alieni in carne e ossa. Pertini nuovo Presidente della Repubblica. Si tiene un incontro col segretario delle Nazioni Unite sull’istituzione di un comitato per lo studio degli UFO, Hynek è tra i presenti. 163 casi. Agosto: primo cambio di Papa, ostensione della Sindone, 116 casi. A settembre l’ondata esplode: 443 casi, molti dovuti a un bolide che attraversa nelle prime ore del 14 i cieli italiani (e non, come dissero affrettatamente alcuni, al rientro in atmosfera del satellite NASA Pegasus 1, avvenuto solo il successivo 17). Si segnalano atterraggi con tracce. Incontri ravvicinati in provincia di Siena e di Udine. Muore Papa Luciani. Ottobre: 145 casi, tra i quali luci sulla base di Aviano, altri incontri ravvicinati. Inizia il pontificato Giovanni Paolo II. Nell’Adriatico cominciano a essere segnalati strani fenomeni e si parlerà di “triangolo dell’Adriatico”. Il nome è stato costruito in modo sensazionalistico sul calco dell’invenzione letteraria di quello delle Bermude, ma in questo caso sembra manchi ancora una spiegazione del tutto soddisfacente. Qualcuno pensa si sia potuto trattare di metano sprigionato dai fondali, ma è anche possibile che sia spiegabile interamente in termini psicologici e sociali. A novembre la Marina indaga sulle anomalie dell’Adriatico e ci sono interrogazioni parlamentari. Allo Zecchino d’oro partecipa la canzone Uffa gli UFO. 218 avvistamenti.
Dicembre è il mese della saturazione. Il numero di casi arriva a 850, e si verifica il primo “rapimento alieno”, quello del metronotte Pier Fortunato Zanfretta. Nonostante la mancanza di qualunque prova concreta e l’evidente indottrinamento dietro le testimonianze rilasciate dal metronotte (molti dettagli emergeranno usando la cosiddetta ipnosi regressiva e l’ancor più discutibile narcoipnosi) il caso avrà una grande eco e Zanfretta interverrà anche al programma Portobello sul secondo canale. Nel frattempo anche carabinieri e altre forze dell’ordine cominciano a segnalare e fotografare avvistamenti. Gli incontri ravvicinati del terzo tipo sono all’ordine del giorno. La trasmissione Tam tam sul primo canale manda in onda un approfondimento intitolato Ufo che notte!. Il settimanale satirico Il Male confeziona una falsa edizione del Corriere della Sera che parla dell’incontro di una delegazione ONU con gli alieni. Nasce il Servizio Sanitario Nazionale, in parlamento si discute sull’adesione dell’Italia al Sistema Monetario Europeo, il disastro aereo di Punta Raisi provoca 108 vittime. La notte di capodanno, con l’ennesimo avvistamento collettivo di un UFO, cioè il pianeta Venere, l’ondata finisce improvvisamente.
Nel 1979 si parlerà ancora molto di UFO e vedremo in televisione Antonino Zichichi, fisico oggi noto per il suo rifiuto del consenso scientifico sul clima e sull’evoluzione, nel ruolo di difensore della ragione dalle fantasie ufologiche. Ma il numero di casi ebbe un crollo verticale. Perché, allora, c’è stata l’ondata? Nessuno ancora ha una risposta definitiva, ma più fattori hanno probabilmente contribuito.
Tra questi la nascita nel 1977 dell’ufologia ufficiale in Italia, cioè l’attività di raccolta delle segnalazioni e catalogazione dei fenomeni aerei non spiegati da parte dei nostri militari. Nel 1978 alcuni ufologi diedero in pasto alla stampa materiale relativo a queste segnalazioni, presentando il lavoro dell’aeronautica come qualcosa di essenzialmente segreto e che, in un certo senso, provava che c’era dietro qualcosa di grosso. Insomma, cominciò a farsi strada la narrazione complottista. In realtà l’attività dell’aeronautica era giustificata, oltre che dal monitoraggio di eventuali attività militari straniere, dall’interesse del pubblico (e di alcuni scienziati) per gli UFO. Alcuni premevano sulla politica per l’istituzione di un’agenzia civile per il loro studio, sul modello del Gepan francese (ancora operativo, come Geipan, all’interno dell’Agenzia spaziale nazionale).
Il materiale diffuso in maniera sensazionalistica ai giornalisti era stato in realtà consegnato dall’aeronautica stessa, sulla base di una semplice richiesta dei gruppi interessati, specificando che non si trattava (ovviamente) di materiale riservato. Un altro pezzo del puzzle è l’attivismo ufologico affermatosi in quegli anni, detto dagli addetti ai lavori “gruppismo”. Questo perché la rivista di riferimento per i ragazzi appassionati dell’insolito era il Giornale dei misteri (Corrado Tedeschi editore), e dal 1971 quella pubblicazione cult aveva allevato una nuova generazione di appassionati di UFO, promuovendo la formazione di centinaia di gruppi locali. Quell’anno si riunirono al congresso organizzato dalla rivista anche per omaggiare Josef Allen Hynek, lo scienziato che voleva dare all’ufologia una dignità. E naturalmente abbiamo, oltre agli strani fenomeni in Adriatico (anche se ci si può chiedere se siano causa o conseguenza dell’ondata), l’influenza di Incontri ravvicinati del terzo tipo, che senza Hynek non sarebbe mai stato girato.
Ufologi del duemila
Non esiste ancora nessun libro di storia che parli di quell’anno memorabile prendendo in esame con rigore anche quella strana ondata di avvistamenti, diffusi in tutta la penisola, e le sue possibili cause. Non sarei mai inciampato in questa storia se non fosse stato per un invito ad assistere a “L’ondata del 1978 diventa storia – Documenti, riflessioni e ricerche a 40 anni dall’anno dei record”, cioè l’ultimo convegno dell’associazione CISU tenutosi a Bologna lo scorso 10 novembre e interamente dedicato, in occasione del quarantennale, all’ondata UFO.
Il presidente Gian Paolo Grassino ha aperto i lavori con la cronaca mese per mese di quello che è successo nel 1978, ufologico e non. CISU sta per Centro italiano studi ufologici, e a questo proposito serve un chiarimento. Forse più della criptozoologia, l’ufologia ha un enorme problema reputazionale, per usare un eufemismo. Se alla parola ufologo pensiamo a un complottista a là X-files, che parla di retroingegneria aliena, è perché quella specie di ufologo è davvero la più rappresentata. Ma tra le varie anime dell’ufologia esiste anche una minoranza di persone che si interessa all’argomento UFO usando i mezzi propri della ricerca (scientifica e umanistica), invece di scimmiottarli e rincorrere la stampa. Si può rimanere interessati agli oggetti volanti non identificati, ovvero alle cose apparentemente viste in cielo che un testimone non si sa spiegare, senza rincorrere le astronavi, ma cercando la migliore spiegazione dietro le testimonianze. Una ufologia “scientifica” quindi? Il segretario Edoardo Russo mi ha detto che sarebbe arrogante definirla tale, e preferisce chiamarla critica, o filoscientifica.
Certo è che tra i membri del CISU ci sono anche scienziati e accademici. Perché quando si parla di UFO, la spiegazione può arrivare tanto dall’ottica quanto dalla storia locale. Molto spesso l’avvistamento è generato da un fenomeno naturale non riconosciuto dal testimone, specialmente di natura astronomica o meteorologica. Diffidate, però, dei debunker di primo pelo, ansiosi di liquidare un avvistamento usando un jolly come il fulmine globulare. Sì, questi fulmini a volte possono essere una spiegazione, ma non ha senso invocare, senza prove, un fenomeno così raro e sfuggente. Più probabile è che l’avvistamento sia compatibile con un bolide, cioè una meteora molto luminosa. In altri casi si tratta invece di oggetti artificiali. Quando non ci sono di mezzo attività militari, l’UFO è a volte spiegato anche da tecnologie di consumo e dalle mode che le interessano: i fari a effetto laser delle discoteche in voga negli anni ‘90, per esempio, potevano proiettare cerchi che si rincorrevano sulle nuvole anche a chilometri di distanza, e questo ha generato moltissimi avvistamenti con tanto di segnalazioni alla forze dell’ordine. Poi, negli ultimi dieci anni, sono arrivate le lanterne cinesi e i droni a batteria. Alla fine rimane un residuo di pochi punti percentuali di avvistamenti non spiegati, ma anche in questo caso l’ufologo critico non tiene certo il fiato sospeso per E.T. Non spiegato non vuol dire non spiegabile.
Allo stesso tempo, si possono inseguire gli UFO nel cinema, nella letteratura, nei fumetti, nei manifesti pubblicitari. Per esempio Roberto Labanti, studioso di storia del folklore, ha ricostruito attraverso materiale raccolto dal CISU la storia inedita dietro al film Totò Sceicco (1950). In origine i dischi volanti facevano parte della sceneggiatura, scritta subito dopo la prima ondata che aveva interessato l’Italia, quella della primavera 1950, ma furono rimossi perché giudicati non più di moda. L’indagine scientifica e sistematica del fenomeno UFO, portata avanti da scienziati mainstream, in passato è esistita. Gli studi più famosi sono quelli condotti tra il 1947 e il 1969 sotto l’egida dell’aeronautica americana. Alla fine hanno concluso che non c’erano né extraterrestri, né fenomeni fisici sconosciuti, e questo sembra aver annullato quasi del tutto l’interesse scientifico per gli avvistamenti. L’eccezione riguarda le scienze sociali che, come suggerito dal rapporto Condon, cioè l’ultimo documento prodotto da questi studi, cominciarono a studiare chi credeva agli UFO. Ma, come ha argomentato lo storico Greg Eghigian (Penn State University) con l’eccezione di folkloristi ed etnografi, gli scienziati sociali sembrano attirati in particolare dalla patologizzazione degli UFO (si pensi alle religioni ufologiche) più che alla testimonianza dell’avvistamento e a come questo è interpretato.
Per questi motivi l’ufologia al momento non è una disciplina o una sottodisciplina ben definita e riconosciuta. Ma si può rivendicare l’uso di questa parola per definire una produzione di conoscenze molto specifiche su un fenomeno sociale che ha segnato il Ventesimo secolo, e che non prevede come prerequisito la credenza a pseudoscienze, complotti o religioni. Perché le persone, naturalmente, continuano a vedere cose in cielo che non si sanno spiegare, e così facevano, molto spesso, anche nell’Italia del 1978.
Complottismo e riduzionismo
Ma se ci fosse qualcos’altro dietro questa tempesta perfetta di suggestioni e coincidenze, magari una regia? La domanda viene lanciata al convegno, come provocazione, da Paolo Toselli, esperto di leggende metropolitane e fondatore del CeRaVolC (Centro per la Raccolta delle Voci e Leggende Contemporanee). Possibile che il 1978 ufologico possa essere stato, in un certo senso, costruito? Proprio quell’estate lo psichiatra Franco Basaglia e l’antropologo Franco Cagnetta, da tempo collaboratori, conducevano un progetto dal nome “la creazione di un mito”. Mongolfiere realizzate dai pazienti vennero fatte volare sulla città di Jesolo durante la festa di Marco Cavallo (la famosa scultura azzurra realizzata al manicomio di Trieste) mentre nelle settimane precedenti una serie di lettere inventate inviate ai giornali avevano preparato il terreno per interpretare quegli oggetti in un certo modo, e così fu. Il 26 agosto l’Unità titolerà: I matti fanno festa e i sani vedono gli UFO. Cagnetta spiegherà che l’accaduto dimostrava quanto poco ci volesse per scatenare una psicosi.
La tesi di Toselli è che alcuni famosi casi, come il rapimento Zanfretta o l’attività di Antonio De Rosa, un tecnico di elettrodomestici che annunciò ripetutamente negli anni l’arrivo degli alieni alla stampa, producendo anche documenti falsi, facessero anch’essi parte di un disegno. Nel caso di Zanfretta, la storia è simile a quella avvenuta in Polonia mesi prima, rivelatasi molto probabilmente montata. Nella storia di De Rosa, che nel 2000 ha ispirato il fumetto Loving the Alien del bolognese Otto Gabos, genera sospetti il fatto che una sua foto UFO si sia rivelata un fotogramma di un corto ungherese: possibile che un semplice tecnico potesse conoscerla? C’è poi da ricrodare l’esistenza dello “Scenario (1979-1981)”, un documento interno della Rizzoli prodotto nell’estate del 1978 e legato all’attività della P2, dove tra le altre cose si spiega come i giornali dovessero tornare a occuparsi del privato. Stiamo parlando del cosiddetto riflusso, dove l’abbandono dell’impegno politico avrebbe portato in prima pagina temi inimmaginabili. Ed è infatti in questo periodo che sul Corriere della Sera cominciano ad apparire in prima pagina lettere anonime (in realtà costruite dalla redazione) che raccontano di amori infranti e altre faccende della sfera privata. Gli UFO furono un’arma di distrazione di massa negli anni di piombo?
L’idea di una specie di cospirazione è sempre suggestiva, e il tema del riflusso nel privato intriga indipendente dagli UFO, ma la provocazione di Toselli non incontra molto favore tra i compagni d’armi. Russo osserva che non si può collegare con una linea qualche punto e pretendere di aver trovato un andamento, “si rischia di fare sociologia da supermercato”. È dai dati che bisogna partire, ed è a questi che Russo dedicherà il suo intervento che, scherza, contrappone al complottismo il riduzionismo dei freddi numeri. Il cuore del CISU è il suo archivio a Torino, uno dei più grandi e completi in Europa. Se mai arriverà una risposta sugli UFO del 1978 non potrà che partire da questa documentazione. Quest’anno l’associazione ha cominciato un ambizioso lavoro di digitalizzazione partendo proprio dal materiale del 1978. Un primo passo che permetterà agli studiosi interessati di sfruttare le potenzialità delle digital humanities e lavorare sulla massa di ritagli in maniera quantitativa. Perché uno degli aspetti interessanti di questa storia è che l’ondata ha riguardato solo ed esclusivamente l’Italia. Non era mai successo prima, e non si è più ripetuto. Per dare un’idea di cosa si intenda con ondata, basti sottolineare che in tutti gli Stati Uniti nel 1978 sono stati segnalati 406 casi, un ordine di grandezza in meno rispetto ai casi italiani: 2345, considerando anche gli avvistamenti dell’anno con datazione incerta.
Incontri ravvicinati
In sala c’è un’altra persona molto interessata: lo storico Marco Ciardi, professore di Storia della scienza all’Università di Bologna, autore, tra gli altri, di Il mistero degli antichi astronauti (Carocci, 2017). Tutto ciò che è al confine tra scienza, pseudoscienza e società è complicato da maneggiare per l’accademia, mi racconterà Ciardi. “Oggi, per esempio, sappiamo che Newton si dedicava all’alchimia, alle profezie bibliche e ad altre cose bizzarre”. Lo scienziato simbolo del meccanicismo è vissuto quando la distinzione tra scienza e magia non era netta come oggi. “Ma quando all’inizio del Novecento emersero i documenti che svelavano questo lato ‘magico’ di Newton, nessuna università volle acquisirli. Così, molti, furono comprati all’asta dall’economista John Maynard Keynes”.
In assenza di potenziali scoperte sulla natura, il ricercatore scientifico “medio” non considera saggio per la propria carriera avvicinarsi a certi temi. L’eccezione è costituita dagli scienziati che sono anche divulgatori: Isaac Asimov, Carl Sagan, Stephen Jay Gould si sono sempre occupati del rapporto scienza-pseudoscienza. “Dovrebbe però a buon diritto essere materia per gli umanisti, e in particolare degli storici, ma anche lì persiste un po’ di diffidenza”. È possibile lavorare, con i metodi e le prassi della ricerca storica mainstream anche su argomenti “inusuali”, per esempio l’evoluzione delle idee sul continente perduto di Atlantide. Ma, vista la fama associata a certi temi, si può capire perché non siano in molti a volersi cimentare. “L’importante è che prima o poi gli storici arrivino, come è successo naturalmente anche nel caso di Newton. Sugli UFO, il lavoro del CISU dimostra che è possibile parlarne in modo serio, e come storico mi piacerebbe approfondire personalmente l’ondata del 1978 in Italia”.
Se c’è un punto fermo sull’attività UFO del 1978, è che l’uscita del film di Spielberg ha avuto un ruolo non secondario nella psicosi collettiva. La storia della sua produzione, ci racconta il cinefilo Grassino, è avvincente quanto la pellicola. Spielberg era un altro ragazzino appassionato di UFO e in tutte le versioni della sceneggiatura, che alla fine scriverà in parte Spielberg stesso, è evidente l’ispirazione di Hynek. Tra i tanti problemi della produzione, ci sarà anche quello di trovare una soluzione pacifica per il titolo, visto che quegli incontri ravvicinati erano un’idea dell’astronomo. Per Hynek sarà ritagliato un ruolo di consulente, e passerà tre giorni sul set per filmare il suo cameo.
Dopo Lo squalo (1975), Spielberg è il ragazzo d’oro di Hollywood. Forse per questo riuscì a portare a termine la sua idea, nonostante ripetuti aggiustamenti al budget e a una sceneggiatura in continua evoluzione per adattarsi ai limiti degli effetti speciali. Un film di fantascienza in cui mancano del tutto i cattivi, dove gli alieni non sono minacciosi e non vengono per invaderci, le autorità stesse non ne sanno molto di più del pubblico, e cercano (invano) di tenere segreto il primo contatto per ragioni del tutto comprensibili.
Magari non sarà sufficiente a spiegare interamente l’ondata del 1978, visto che in nessun altro paese c’è stato lo stesso effetto, ma da noi il kolossal di Spielberg farà molto parlare. I nostri critici cinematografici lo disprezzeranno come una favola retta dagli effetti speciali, ma sarà un successo di pubblico, con un milione di spettatori. L’ espressione “incontro ravvicinato” entrerà immediatamente nel lessico giornalistico, e sarà usata anche nelle pubblicità. Nel frattempo Hynek rilasciava interviste a riviste e quotidiani, e una volta in Italia per la promozione di Rapporto sugli UFO sarà inseguito tanto dai giornali quanto dai ragazzini seduti al convengo. Anche loro, come gli UFO e l’ufologia, sono cresciuti. I più avevano cominciato già in quegli anni a disfarsi del bagaglio di irrazionalità associato agli UFO, seguendo l’esempio dell’ufologia francese. Uscendo dai gruppi precedenti, sono confluiti in una nuova associazione, il CISU, fondato nel 1985. La magia però, quella buona, alla Spielberg, è rimasta.
Epilogo: il mago e gli alieni
A proposito di magia, al convegno è presente un vero mago. Mariano Tomatis, illusionista, scrittore e attivista torinese. Ho appena letto Mesmer – dall’età della pietra all’età dell’anima (2016), primo volume di un ampio progetto di Tomatis dedicato alla storia del mentalismo, e posso intuire quanto sia interessante per un professionista dello stupore sbirciare dietro le quinte di un grande spettacolo come l’ondata del 1978. C’è un altro motivo per cui non mi sorprende la sua presenza al convegno. Il mago e il CISU sono citati nel libro di Wu Ming 1 Un viaggio che non promettiamo breve (Einaudi, 2016):
Mariano [Tomatis, NdR] era informatissimo, conosceva i volontari del Centro italiano studi ufologici di Torino (Cisu) e ogni tanto mi faceva incontrare appassionati e ‘debunkers’, come Paolo Fiorino, massimo catalogatore di voci e teorie sulle presenze extraterrestri in Val di Susa. Figure affascinanti che intervistavo, anche se il mio libro parlava d’altro, per inebriarmi dello spirito del luogo. Qualcosa sarebbe rimasto. Qualcosa sarebbe venuto fuori
Quella sera, mentre mi unisco alla cena con Fiorino e gli altri ufologi, scopro da twitter che Tomatis è ancora a Bologna. È al festival Contrattacco del centro sociale Vag61, dove il collettivo di autori Wu Ming presenta Proletkult (Einaudi), romanzo fantascientifico ambientato nel primo trentennio del XX secolo che ha al centro la rivoluzione russa. In un suo tweet scrive: “In origine #Proletkult di @Wu_Ming_Foundt doveva svolgersi nel 1978 durante la grande ondata UFO, tema dell’odierno convegno CISU, e coinvolgere Peter Kolosimo”.
Lo scrittore e giornalista Peter Kolosimo, al secolo Pier Domenico Colosimo, era un altro dei punti di riferimento dei ragazzi del 1978. Ascoltando la registrazione audio della presentazione, sento il collettivo introdurre al pubblico Kolosimo e i suoi famosi, ma in gran parte dimenticati, romanzi di fantascienza “travestiti” da saggi su antichi visitatori alieni. Il collettivo racconta che era già al lavoro da tempo su quel progetto, ma poi si è imbattuto in un altro autore di fantascienza (tra le tante cose), cioè il rivoluzionario Alexander Bogdanov, ed è nato Proletkult. Il romanzo su Kolosimo ai tempi dell’ondata, che avrebbe dovuto svolgersi a Roma durante i mesi del sequestro Moro, è tornato nel cassetto, almeno per ora.