A lexandria Ocasio-Cortez viene dal Bronx, ha 28 anni, una laurea in economia e una madre portoricana. L’anno scorso faceva la barista, a novembre probabilmente diventerà la deputata più giovane della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti.
A giugno Alexandria ha vinto le primarie dei Democratici nel quattordicesimo distretto di New York, una circoscrizione solidamente Dem che comprende pezzi del Bronx e del Queens. È la poster child di un movimento esploso con la campagna di Sanders nel 2016, composto di una serie di realtà che hanno continuato ad organizzarsi e crescere dopo la vittoria di Trump e si preparano alla loro prima prova nelle elezioni di midterm di Novembre, in cui sperano di dare una spinta a sinistra al partito Democratico. Vogliono l’assistenza sanitaria per tutti, l’università statale gratuita, l’innalzamento del salario minimo e l’abolizione dell’ICE, il corpo di polizia anti immigrazione. E credono che solo con queste idee si possa fare efficacemente opposizione ai Repubblicani.
L’uomo che Ocasio-Cortez ha spodestato, l’attuale rappresentante del quattordicesimo distretto alla Camera, Joe Crowley, è un esemplare tipico dell’establishment Democratico che il movimento vuole smantellare. Crowley siede al Congresso da 20 anni e non affrontava uno sfidante alle primarie da 14. È il quarto Democratico più importante alla Camera, presidente del caucus dei Rappresentanti Dem, e ambiva a diventare il primo: prima di perdere le primarie era considerato uno dei nomi più papabili per succedere a Nancy Pelosi. Per le primarie Crowley aveva raccolto tre milioni di dollari da diversi donatori. Secondo i numeri raccolti dall’osservatorio Open Secret, le più generose sono state le imprese del settore immobiliare, ma ci sono anche le assicurazioni e l’industria farmaceutica. A livello di singoli donatori, il più grosso contributo alla campagna di Crowley è arrivato da Votesane, un sito tramite cui chiunque può donare soldi ai candidati che preferisce; il secondo contributo più ingente è stato quello del gruppo Blackstone, il più grande fondo di investimenti immobiliari al mondo, uno dei maggiori proprietari di immobili a New York e negli Stati Uniti, grazie anche a tutte le case che ha comprato dopo la crisi dei mutui subprime.
Non accettare donazioni da aziende e lobby e finanza era un punto cruciale della campagna di Ocasio-Cortez.
Ocasio-Cortez invece aveva raccolto 300.000 dollari, perlopiù in piccole donazioni di singole persone. Non accettare donazioni da aziende e lobby e finanza era un punto cruciale della sua campagna. A chiederle di candidarsi è stata Brand New Congress, un PAC (Political Action Committee, cioè un’organizzazione che raccoglie e distribuisce soldi a scopi elettorali) il cui obiettivo è appoggiare candidati di tutti i partiti che non accettino donazioni da parte di finanza e industria, in modo che una volta eletti siano responsabili solo di fronte ai cittadini e non legati a interessi privati. BNC è stato fondato nel 2016 da ex membri dello staff elettorale di Sanders e lavora assieme ad un altro PAC nato dalla campagna di Bernie, Justice Democrats, che ha la stessa premessa (niente soldi delle corporation), ma si concentra in particolare sul partito Democratico. Oltre a Ocasio-Cortez, 12 candidati appoggiati da Justice Democrats hanno vinto le primarie e altri 30 affronteranno le primarie nel corso dell’estate. Alexandria Ocasio-Cortez aveva anche l’endorsment di Our Revolution, l’associazione che è l’erede ufficiale della campagna di Sanders, fondata da Bernie stesso, che finora ha appoggiato candidati progressisti in 113 primarie e ottenuto 50 vittorie, tra cui quella di Stacey Abrams e Ben Jealous, che saranno i candidati democratici per la carica di governatore in Georgia e nel Maryland.
Il modello proposto è il seguente: un’organizzazione politica nazionale che abbia sezioni a livello statale e locale, un programma vincolante, una leadership responsabile nei confronti dei suoi membri, e presenti candidati alle elezioni a tutti i livelli in tutto il paese […]. Le decisioni su come presentare al voto i singoli candidati verrebbero prese caso per caso e per motivi pragmatici, a seconda delle leggi elettorali e del colore del distretto. In ogni elezione, l’organizzazione potrebbe scegliere di partecipare alle primarie di un partito, o come indipendenti”. “Blueprint for a new party”, Seth Ackerman (The Jacobin, novembre 2016)
Se i PAC progressisti sono importanti in termini di sostegno economico e permettono di candidarsi a persone normali che non hanno soldi né contatti, l’organizzazione più importante in termini di mobilitazione politica dei cittadini, specie dei giovani, sono i DSA, i Socialisti Democratici d’America. La più grande organizzazione socialista degli Stati Uniti sulla carta è una no-profit, ma è organizzata come un partito, con un comitato nazionale e sezioni locali. Se Ocasio-Cortez vincerà a novembre, sarà la prima volta che un membro dei DSA entra al Congresso. L’organizzazione in precedenza ha dichiarato il proprio supporto per candidati non socialisti (tra cui Sanders, Obama e Nader), ma per ora la persona iscritta al movimento ad aver conquistato il seggio più importante è Lee Carter, un informatico di 30 anni veterano dei marine che è stato eletto alla Camera dei Delegati della Virginia nel 2017.
I DSA esistono dagli anni ’80, ma le iscrizioni sono esplose dopo la vittoria di Trump. Nel 2013 l’età media degli iscritti era 68 anni, alla fine del 2017 era 33 e il numero dei membri era salito a 32.000. Nel primo congresso dell’organizzazione sotto la presidenza Trump, i DSA hanno inserito tra le loro priorità politiche fare eleggere candidati socialisti a tutti i livelli di governo. Dopo la vittoria di Ocasio-Cortez è arrivata un’altra ondata di iscritti, a luglio 2018 l’organizzazione aveva più di 45.000 membri e 181 sezioni in tutti gli USA. E ha i propri media. Se la destra populista ha Fox News e Breitbart, i socialisti democratici americani hanno Jacobin magazine e Chapo Trap House.
Seth ha proposto un titolo con nove parole e un punto e virgola. L’ho cancellato e ho scritto ‘Bruciamo la Costituzione’. Bahskar Sunkara, intervistato dal New York Times nel 2013 ( “A Young Publisher Takes Marx into the Mainstream”, Jennifer Schuessler)
Jacobin è un trimestrale con oltre 30.000 abbonati e un sito con oltre un milione di lettori al mese. Da poco è stato annunciato il lancio di una versione italiana, Jacobin Italia. Il fondatore, Bahskar Sunkara ha iniziato a pubblicare la rivista nel 2011, quando era all’università; ora ha 29 anni ed è uno dei vicepresidenti dei DSA. Jacobin pubblica analisi e approfondimenti, spesso scritti da ricercatori e attivisti politici, ma con un linguaggio per nulla accademico o “da iniziati”. Il giacobino nero nel logo è Toussaint L’Overture, il leader della rivolta degli schiavi di Haiti, la grafica è estremamente curata e moderna, la rivista è erudita e pop.
Se la destra populista ha Fox News e Breitbart come media di riferimento, i socialisti democratici americani hanno la rivista Jacobin e il podcast Chapo Trap House.
Chapo Trap House invece è sguaiato, arrabbiato e pieno di citazioni oscure. È un podcast di satira nato nel 2016, in cui un collettivo di nerd della politica che si sono conosciuti su Twitter attacca Repubblicani, partito Democratico e tutta la stampa mainstream nel modo più volgare e assurdo possibile. Come se lo Sgargabonzi avesse letto tanta teoria critica e decidesse di commentare l’attualità italiana due volte a settimana. Will Menaker, Matt Christman, Felix Biederman, Amber A’Lee Frost e Virgil Texas strillano, si interrompono tra loro e spesso presentano la più nitida analisi della politica e dei media americani che si possa trovare su ogni piattaforma. Hanno 24.000 abbonati su Patreon e un libro in uscita ad agosto: The Chapo Guide to Revolution: A Manifesto Against Logic, Facts, and Reason. Se i meme su 4chan hanno creato l’alt-right, Chapo ha creato la “dirtbag left”, la sinistra cazzona. L’effetto è simile: coinvolgere nel dibattito politico un mucchio di giovani che passano un sacco di tempo online. La differenza è che gli ascoltatori di Chapo invece di diventare neonazisti si iscrivono ai DSA. Gli autori del podcast hanno sempre detto che vogliono solo fare un programma comico, ma di fatto sono politicamente impegnati e sembra sentano la responsabilità di una piattaforma così grande: fanno puntate speciali in cui intervistano attivisti di vari movimenti che si oppongono all’amministrazione Trump, aiutano i membri dei DSA a raccogliere fondi. Uno degli scopi dichiarati del programma è convincere le persone a cui piace fare battute demenziali su Twitter che in realtà niente di quello che leggono o scrivono o ascoltano online è politicamente rilevante, bisogna uscire di casa e organizzarsi.
Devi raccontare una storia semplice ed efficace in cui hai un nemico e hai una soluzione, e con questo – e non è detto che funzioni, ma è la nostra unica speranza – convinci più persone ad andare a votare” […] “Devi dire: prenderemo dei soldi da queste persone e li daremo a queste altre. Cosa che loro [i Democratici] non riescono a fare”. Da Chapo Trap House 223 “The Poster’s Crusade”
A novembre gli americani voteranno per rinnovare la Camera dei Rappresentanti, un terzo del Senato, e i governatori di 36 Stati. Negli anni in cui non si elegge il presidente di solito l’affluenza è piuttosto bassa, il 40% circa, e in generale vince chi riesce a motivare i propri elettori a uscire di casa. Opporsi a un presidente nuovo e polarizzante è una motivazione forte: nella prima midterm election dopo l’entrata in carica di una nuova amministrazione, è capitato spesso che molti seggi cambiassero colore e il partito al governo perdesse il Congresso. Per i Democratici quest’anno sarà dura riuscire a prendere il Senato: per farlo dovrebbero guadagnare 3 senatori, solo che difendono 26 dei 35 seggi in ballo, di cui 10 sono in Stati che hanno votato per Trump. I Repubblicani invece difendono 9 seggi di cui solo uno è in uno Stato vinto da Hillary (il Nevada) e alcuni sono in Stati molto conservatori, come il Mississippi, l’Arkansas o il Wyoming. Alla Camera invece dovrebbe essere meno difficile: i Dem devono conquistare 24 Rappresentanti, e secondo il New York Times i seggi “incerti” sono 48 (su 435), di cui 41 difesi dai Repubblicani.
Nelle elezioni del 2010, le prime midterm della presidenza di Obama, i Repubblicani guadagnarono molti seggi e i super conservatori del Tea Party portarono il partito su posizioni più di destra, non perché fossero tantissimi in sé (il movimento contava circa 6o.000 membri), ma perché le loro idee libertariane e la loro opposizione radicale alla riforma sanitaria di Obama conquistarono anche molti degli elettori repubblicani “normali”.
I socialisti democratici, i progressisti orfani di Bernie 2016, gli intellettuali di Jacobin e i ventenni radicalizzati da Chapo sperano di fare lo stesso il prossimo novembre: oltre a piazzare i propri candidati vogliono piazzare le proprie idee, molte delle quali non sono particolarmente estreme. Ocasio-Cortez ha espresso il suo supporto per altri candidati giovani e di sinistra come lei, come James Thompson in Kansas, Cori Bush in Missouri, Abdul El-Sayed in Michigan, Kaniela Ing alle Hawaii, ma la linea del movimento è che se si vuole sconfiggere Trump, Medicare for All, l’innalzamento del salario minimo e l’università gratuita devono diventare richieste normali per la maggior parte dei democratici. In parte ci stanno riuscendo con l’abolizione della polizia anti-immigrazione, creata nel 2003 in funzione (in teoria) antiterroristica: “Abolish ICE” è nato come un grido di battaglia radicale, ma diversi Democratici lo hanno abbracciato come una posizione di buonsenso. Tra loro la senatrice Kristen Gillibrand, considerata un astro in ascesa, e Cynthia Nixon, cioè Miranda di Sex and the City, che sfiderà alle primarie l’attuale governatore di New York, Andrew Cuomo.
Sappiamo che nel 2018 ci sarà una mobilitazione di massa per sconfiggere il governo Repubblicano a livello statale e federale, in particolare tra le persone più vulnerabili di fronte alla politica nativista, razzista e ostile ai lavoratori dell’estrema destra. Quindi le sezioni dei DSA potranno scegliere di supportare candidati progressisti che si oppongono alle corporation, anche se non si definiscono socialisti. Tuttavia, in termini di supporto concreto a livello nazionale sarà data la priorità al lavoro delle sezioni che appoggiano candidati apertamente socialisti”.
Risoluzione sulle priorità politiche della DSA National Convention di Agosto 2017.
Cynthia Nixon è un’attrice famosa, è ricca, nel 2016 tifava per Hillary e non per Bernie. Dopo la vittoria di Ocasio-Cortez, Nixon si è dichiarata socialista e a fine luglio i DSA hanno deciso che sosterranno la sua candidatura. Nixon è da anni un’attivista per la scuola pubblica e per i diritti LGBTI e da marzo è in corsa contro Cuomo, un Democratico importante figlio di un Democratico importante e amico dei Clinton. La piattaforma di Cynthia Nixon è effettivamente in linea con le posizioni dei DSA su molti punti, come la sanità, la scuola e i problemi abitativi, ma è proprio il fatto si tratti di una scelta dettata dall’opportunità a dare la misura del cambiamento. Fino a ora era inaudito, negli Stati Uniti, che per qualcuno fosse politicamente conveniente dire di essere socialista. Ma nel 2016 tanti americani della classe lavoratrice hanno votato per Trump e tanti elettori registrati come democratici sono restati a casa invece di andare a votare per Hillary, e forse se il partito Democratico vuole riconquistare queste persone deve accogliere i compagni e le compagne di Ocasio-Cortez.